Il comitato direttivo dell’organizzazione armata curda ha dichiarato lo scioglimento, che sarà guidato e controllato da Ocalan

Dopo l’annuncio di Abdullah Ocalan, che lo scorso febbraio ha chiesto l’abbandono delle armi e la dissoluzione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, è arrivata oggi l’ufficialità: il Pkk ha annunciato il suo scioglimento e la fine della lotta armata contro lo Stato turco, ponendo termine a un conflitto durato oltre 40 anni e costato più di 40.000 vite. La decisione è stata presa durante il 12° congresso del partito, tenutosi tra il 5 e il 7 maggio.

È stato stabilito che l’attuazione pratica dello scioglimento e della fine delle rappresaglie del Pkk sarà guidata e supervisionata da Öcalan. Il gruppo ha inoltre sottolineato che la sua lotta ha portato la questione curda al punto di risoluzione e che ora il percorso dovrà essere democratico e pacifico.

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Il cambio di direzione del Pkk è stato accolto con cautela dalla Turchia. Ankara ha definito questo un “punto di svolta” e il portavoce del presidente Recep Tayyip Erdoğan, Ömer Çelik, ha dichiarato che seguiranno attentamente l’applicazione della decisione e che lo scioglimento deve riguardare il PKK e tutte le sue fazioni, inclusa la milizia curda attiva in Siria, la YPG.

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Grande sollievo dalla comunità internazionale che ha accolto la notizia come un passo significativo verso la stabilità nella regione. Rimangono tuttavia aperti degli interrogativi sull’effettiva implementazione del processo di disarmo e sulla reintegrazione dei combattenti nella società.

La svolta nella questione curda ha davvero una rilevanza storica. Non si è trattato, infatti, del primo tentativo di pacificazione portato avanti da Ocalan; sull’esito diverso – e favorevole – hanno probabilmente influito il nuovo assetto politico in Siria e in Iraq e il desiderio di Ankara di avvicinarsi all’Unione Europea in un momento di così forte instabilità geopolitica; la Turchia è un candidato all’entrata nell’Ue dal 1999 ma la questione curda ha causato finora un blocco insormontabile (perché per entrare nell’Unione bisogna garantire standard elevati in materia di democrazia e protezione delle minoranze, oltre che di diritti umani).

Cos’è il PKK

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) è stato fondato nel 1978 da Abdullah Öcalan e per oltre quattro decenni è stato il cuore della resistenza armata curda contro lo Stato turco. È nato con l’obiettivo di creare uno Stato indipendente per il popolo curdo, ma con il tempo ha progressivamente spostato le sue rivendicazioni verso l’autonomia e il riconoscimento dei diritti culturali e politici. Il movimento è considerato un’organizzazione terroristica da Ankara, Washington e Bruxelles, ma ha mantenuto un radicamento profondo tra ampie fasce della popolazione curda. Non dovrebbe sorprendere: per decenni la politica turca intorno ai curdi si è basata su tre cardini: assimilazione, repressione e contenimento, con l’obiettivo di “risolvere” la questione curda negando la stessa esistenza dei curdi in quanto gruppo etnico (con conseguente divieto dell’utilizzo di nomi, usanze, pratiche religiose). Combattendo quindi contro questo, il PKK è diventato nel tempo il simbolo più controverso del conflitto curdo-turco.

di: Micaela FERRARO

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