Anna Wintour lascia la direzione di Vogue US dopo 37 anni, segnando la fine di un’era e l’inizio di un nuovo ruolo da stratega globale nell’editoria di moda
Dopo 37 anni al timone della rivista più influente del pianeta, Anna Wintour ha annunciato il suo ritiro dal ruolo di direttrice di American Vogue. Una decisione che segna la chiusura di un’era – quella del suo caschetto impeccabile, degli occhiali scuri e del giudizio infallibile – ma anche l’inizio di una nuova fase, in cui la regina della moda si trasforma in guida silenziosa e stratega globale.
La donna dietro l’icona
Nata nel 1949 a Londra, figlia di un celebre giornalista, Wintour è cresciuta tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ha assunto la guida di Vogue nel 1988, succedendo a Grace Mirabella, e fin da subito ha impresso una svolta decisa alla rivista. La copertina del suo primo numero – una giovane donna in jeans e giacca firmata, ritratta per strada – era una dichiarazione d’intenti: rendere Vogue meno elitaria, più contemporanea, più vicina alle nuove generazioni. Un’intuizione che si è rivelata decisiva per rilanciare vendite e reputazione.
Un’impronta indelebile sulla moda globale
Nel tempo, Wintour ha trasformato Vogue in un marchio culturale globale, simbolo di eleganza e potere. Ha portato in copertina icone trasversali – da Madonna a Hillary Clinton, da Naomi Campbell al primo uomo a posare per Vogue US – ridefinendo il concetto stesso di fascino, più inclusivo e pop. Ha scoperto e sostenuto talenti emergenti come John Galliano e Thom Browne, contribuendo a modellare l’estetica del nostro tempo. E ha reso la Met Gala uno degli eventi mediatici più influenti al mondo, una passerella che anticipa tendenze e riflette l’evoluzione della cultura visiva.
Il passaggio del testimone
Il suo addio alla direzione di American Vogue non coincide con un ritiro dalle scene. Wintour manterrà infatti i ruoli di Chief Content Officer di Condé Nast e Global Editorial Director di Vogue e degli altri marchi editoriali del gruppo. La nomina di un nuovo responsabile dei contenuti editoriali sarà il primo passo verso un passaggio generazionale guidato e consapevole. All’interno della redazione, il messaggio è chiaro: la mente dietro i numeri più iconici continuerà a essere una presenza costante, come mentore e punto di riferimento.
Nostalgia canaglia
Per chi ha vissuto gli anni d’oro della moda editoriale, questo momento ha il sapore della malinconia. Stiamo parlando dell’epoca immortalata da The September Issue e caricaturata da Il diavolo veste Prada: una Wintour austera, sfuggente, ma profondamente devota al proprio mestiere. Pensare a lei che ora si sposta ai piani più alti, con una visione meno operativa e più strategica, restituisce l’idea di un ciclo che si compie.
Uno sguardo al futuro
Il posto vacante alla guida di Vogue verrà presto occupato, ma qualcuno potrà davvero replicare il carisma e l’autorità di Anna Wintour? Chi verrà dopo dovrà confrontarsi con una legacy monumentale: quella di chi ha fatto della moda un linguaggio globale e della carta stampata un tempio del gusto. Lei, nel frattempo, continuerà a presiedere la Met Gala, supervisionare le edizioni internazionali e accompagnare Condé Nast nel processo di trasformazione digitale.
Non è un semplice addio, ma il passaggio verso una nuova dimensione. Anna Wintour disegna per sé e per l’editoria moderna un futuro più fluido, cosmopolita, verticale: da “Ice Queen” a grande matriarca della moda. Il suo caschetto, fedele compagno da oltre mezzo secolo, resta un’icona – il simbolo tangibile di un’epoca che ha riscritto per sempre l’identità del fashion system.
FOTO: Charles Guerin/ABACAPRESS.COM