Chi sarà il prossimo Papa? Ecco i “papabili” tra i favoriti di Francesco e le possibili sorprese

I cardinali riuniti in Congregazione hanno scelto la data: il 7 maggio si aprirà il nuovo Conclave che porterà alla scelta del nuovo Papa, il 267esimo Pontefice della Chiesa di Roma.

Il procedimento è sacro e segreto ed è considerato “l’elezione divinamente ispirata” del vicario di Cristo in Terra. Naturalmente, benché non si tratti di una gara di popolarità, in questo momento spopola il toto-nomi e ci sono alcuni grandi “favoriti”; bisogna tener conto del fatto che questi nomi sono puramente indicativi: nelle due ultime elezioni Bergoglio era considerato troppo anziano (aveva 76 anni) per essere eletto nel 2013 e Wojtyla non figurava nemmeno nelle liste dei favoriti prima del Conclave del ’78 che lo ha reso Giovanni Paolo II.

Vediamo comunque i nomi più quotati nelle ultime ore.

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Pietro Parolin

Il segretario di Stato Pietro Parolin in Vaticano, 21 marzo 2025. Eric Vandeville/ABACAPRESS.COM

Segretario di Stato, maestro di diplomazia nonché cardinale più conosciuto dal collegio cardinalizio: è Parolin “l’uomo dei bookmaker”. Veneto, 70 anni appena compiuti, Pietro Parolin è nato a Schiavon in provincia di Vicenza il 17 gennaio del 1955. Sarebbe il primo italiano a tornare sul Soglio di Pietro dopo 47 anni (vale a dire dopo Papa Luciani nel 1978).

Parolin è il cardinale elettore anziano al momento, vale a dire che assumerà le funzioni di decano durante l’assise chiamata ad eleggere il nuovo Pontefice (perché il decano e il sottodecano, Giovanni Battista Re e Leonardo Sandri, sono entrambi non elettori perché ultraottantenni). Accadde lo stesso nel Conclave del 2005 che elesse Joseph Ratzinger, che era il decano, appunto.

Per 12 anni Parolin ha rivestito la carica più alta e importante nella gerarchia della Santa Sede, e lo ha fatto da quando ha avuto inizio il Pontificato di Francesco. Ha inoltre alle spalle una lunga carriera diplomatica.

Dopo esser stato ordinato sacerdote e aver rivestito i primi incarichi nella sua diocesi è stato mandato a Roma a studiare presso la Pontificia Università Gregoriana (si è laureato qui in Diritto canonico) e poi è entrato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica. Ha passato alcuni anni in Nigeria e Messico e poi papa Wojtyla lo ha nominato sottosegretario della sezione per i rapporti con gli Stati. Dal 2009 è stato nunzio apostolico in Venezuela, nominato da Benedetto XVI, e una volta diventato sottosegretario ha fatto grande esperienza in Vietnam e Cina. Con Pechino in particolare ha firmato un accordo per la nomina dei vescovi, rinnovato poi più volte a cadenza biennale.

È sicuramente un candidato forte: è esperto e ha dimostrato competenza, è molto conosciuto, ha una carriera diplomatica lunga alle spalle, che in questo momento storico non può che aiutare. È una figura centrale che potrebbe mettere d’accordo progressisti e conservatori, potrebbe essere un candidato “di mediazione”.

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Luis Antonio Tagle

Il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle. Marco Iacobucci/SOPA Images via ZUMA Press Wire

Viene definito il “Bergoglio asiatico” ed è dato per favorito da anni: Tagle è nato nel 1957 a Manila, è stato qui arcivescovo ed è stato fatto cardinale da Benedetto XVI. È un grande teologo e oratore ed è volto rappresentante della realtà più “emergente” della Chiesa, quella dell’estremo Oriente, su cui Francesco ha investito molto negli ultimi anni.

Tagle ha un curriculum di tutto rispetto alle spalle: è stato presidente di Caritas Internationalis per 7 anni, fino al 2022, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e oggi è pro-prefetto della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari all’interno del Dicastero per l’evangelizzazione.

Ha studiato negli Stati Uniti, è poliglotta, molto conosciuto per essere “incline alla commozione” e avere un carattere gioviale e modi amabili: è molto amato all’estero e a Roma, e potrebbe essere un ottimo ponte con la Cina.

Matteo Maria Zuppi

Il presidente della Cei Matteo Zuppi, 03 April 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI

Altra grande figura in vista è quella del cardinale Matteo Maria Zuppi, 69 anni, presidente della Cei. È un riformista, romano di Trastevere, cresciuto e formatosi a Sant’Egidio. È stato nominato cardinale da Bergoglio nel 2019 e ha un passato segnato dal periodo sessantottino e dalla rivoluzione culturale che ne è seguita. Ha studiato alla Pontificia Università Lateranense e alla Sapienza di Roma, laureandosi in Storia del cristianesimo.

È cittadino onorario in Mozambico perché ha lavorato duramente per le trattative di pace che hanno posto fine a 15 anni di guerra civile nel Paese insieme alla comunità di Sant’Egidio a inizio anni 90. È stato anche l’inviato speciale in Ucraina e Russia per Papa Francesco: ha condotto le trattative per trovare una soluzione per i bambini ucraini rapiti e deportati in Russia. Ha svolto varie missioni tra il 2023 e il 2024, recandosi prima a Kiev (5-6 giugno 2023), poi a Mosca (28-29 giugno 2023), proseguendo a Washington (luglio 2023), a Pechino (13-15 settembre 2023) e tornando infine una seconda volta a Mosca nell’ottobre 2024.

Per età e per caratteristiche personali è il candidato forse più in linea con Francesco, è attento a temi come cura del creato, attenzione ai migranti e agli ultimi e disponibilità verso riforme e innovazioni. Zuppi sarebbe favorevole ad alcuni “nodi” cruciali come benedizione alle coppie omosessuali, celibato sacerdotale, Messa in latino, accordo segreto con la Cina e trasformazione verso una Chiesa più sinodale.

Pierbattista Pizzaballa

Pierbattista Pizzaballa. EPA/ABIR SULTAN

Pierbattista Pizzaballa ha appena compiuto 60 anni, è francescano bergamasco ed è attualmente Patriarca di Gerusalemme dei Latini. È stato creato cardinale nel 2023 da Bergoglio, relativamente da poco, e ama molto la Terra Santa dove ha studiato completando la sua formazione teologica. Ha conseguito una licenza come biblista e ha studiato anche presso la Hebrew University, a Gerusalemme, unico italiano ad approfondire le Scritture presso quell’ateneo.

Ha un lungo curriculum alle spalle che lo ha portato a entrare formalmente in servizio presso la Custodia di Terra Santa, provincia francescana in Medio Oriente, già nel 1999: ha servito come vicario generale dell’allora Patriarca per i cattolici di lingua ebraica, Michel Sabbah. Dal 2001 ha servito come superiore del Monastero dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme. Nel 2004, infine, è stato nominato 167esimo Custode di Terra Santa.

Dalla sua ha sicuramente che è molto giovane, che è un francescano, quindi dà un ideale di continuità con lo “spirito di Assisi” perseguito da Bergoglio, e la sua elezione potrebbe dare un segnale politico forte per la situazione in Medio Oriente visto che sicuramente imposterebbe il suo Papato sulla ricerca della pace in Terra Santa.

Jean-Marc Aveline

Il cardinale Jean-Marc Aveline. Eric Vandeville/ABACAPRESS.COM

Francese, arcivescovo di Marsiglia, ricorda un po’ Giovanni XXIII: pacioso, ha un fare mite e giocondo, potrebbe essere l’erede morale di papa Roncalli (i fedeli dell’arcidiocesi di Marsiglia pare lo chiamino affettuosamente “Giovanni XXIV“). Jean Marc Aveline ha dimostrato nel corso del tempo di avere una grande sintonia di vedute con Papa Francesco da cui è stato creato cardinale nel 2022.

Nato a Sidi Bel Abbes, in Algeria ma da genitori spagnoli, 66 anni fa, Aveline conosce bene i problemi legati alle realtà più periferiche e difficili ed è molto vicino al sentire di Francesco in tema di migrazioni. È un grande conoscitore del mondo arabo, si confronta quotidianamente con le istanze emergenti dall’area del Maghreb e dal “sud” del mondo, e il suo Pontificato si concentrerebbe presumibilmente su questi temi, dall’accoglienza dei migranti all’attenzione verso anziani e bambini. È più “prudente” invece sul dirsi favorevole alla benedizione delle coppie omosessuali e si è detto apertamente contrario alle restrizioni sulla Messa in latino.

Bisogna aggiungere che Aveline potrebbe essere frenato dalla sua nazionalità: dallo “scisma” di Avignone e dalla famigerata “cattività” non c’è più stato un Papa francese.

Péter Erdo

Il Primate d’Ungheria Peter Erdo, 20 April 2025. EPA/ATTILA KOVACS HUNGARY OUT

Erdo è nato a Budapest, ha 72 anni ed è da più di 20 anni Primate d’Ungheria. È stato creato cardinale da San Giovanni Paolo II nell’ultimo concistoro del 2003 e a lui guardano come favorito le parti delle gerarchie ecclesiastiche e della Chiesa europea che negli anni di Francesco si sono sentite più “fuori posto” nella Chiesa voluta dal Papa argentino, “di periferia” e “ospedale da campo”.

Erdo potrebbe quindi essere la scelta dei conservatori per tornare indietro, a una Chiesa più simile a quella di Wojtyla in cui non sono neanche mai diventate oggetto di discussione dottrinaria istanze nuove e impegnate su temi come il celibato dei preti, la benedizione delle coppie omosessuali, il diaconato femminile, la sinodalità, l’accordo segreto con la Cina. È, insomma, l’anti-Bergoglio per eccellenza.

Erdo ha preso parte agli ultimi due conclavi e conosce bene le logiche dell’assemblea, cosa che potrebbe essere un vantaggio e potrebbe anche fare di lui un “kingmaker”, vale a dire colui che porta avanti e fa eleggere la candidatura di un fratello cardinale.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA