Il cooperante italiano Alberto Trentini, detenuto in Venezuela da novembre, ha potuto parlare al telefono con la famiglia
«Spero di tornare presto». Così Alberto Trentini, dopo 181 giorni di silenzio, riaccende le speranze al telefono con la madre. È la prima telefonata che gli viene concessa dal carcere venezuelano di Caracas in cui è rinchiuso dal 15 novembre 2024.

Nonostante le poche informazioni disponibili, nella penombra sarebbero in corso serratissime trattative, da un lato seguite dall’avvocato della famiglia Trentini Alessandra Ballerini, dall’altro con il supporto necessario della diplomazia. Nella telefonata, il cooperante italiano ha rassicurato la famiglia sul fatto che mangia e che assume le medicine richieste dall’ipertensione.
Leggi anche: 80 anni di libertà
Non deve sfuggire in questa ancora fumosa vicenda il rilascio, poche settimane fa, di un altro italo-venezuelano detenuto nel Paese. Alfredo Schiavo era in arresto nella prigione di Caracas da cinque anni, condannato per un presunto coinvolgimento nel tentato golpe ordito da ex militari nel 2019. Nel suo caso, è stata determinante la mediazione della Comunità di Sant’Egidio.

In questo caso, Maduro potrebbe alzare la posta. Il suo regime ha finora ottenuto il riconoscimento di appena 53 Paesi e si trova in un isolamento internazionale acuito dalle sanzioni di UE e USA. Sia il ministro degli Esteri Tajani sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (è sua la delega ai servizi segreti) assicurano di aver attivato tutte le azioni necessarie al suo rilascio.
Potrebbe interessarti anche: Tacchi e Twiga: Santa nel ciclone
Nel tempo si sono diffuse diverse voci sui centri in cui è detenuto (El Rodeo I secondo Ansa) o i responsabili del suo arresto (recentemente Repubblica, che ha dato notizia della telefonata di Trentini, ha diffuso la notizia che il cooperante sia trattenuto dall’agenzia venezuelana di controspionaggio militare, già accusata di gravi violazioni dei diritti umani). Nessuna di queste notizie ha però trovato conferma.

Recentemente, tre organizzazioni militari di riserva hanno denunciato il presidente venezuelano Maduro e Vladimir Padrino López (ministro della Difesa) alla Corte Penale Internazionale, accusandoli di crimini contro l’umanità. Un’accusa simbolica che alimenta però le pressioni sul Governo.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA