huawei corruzione scandalo parlamento europeo

La procura belga ha chiesto la revoca dell’immunità per cinque (anzi quattro) parlamentari: a che punto è l’inchiesta?

Proseguono le indagini della Procura federale belga sull’ennesimo scandalo di corruzione al Parlamento europeo. Mentre sono ancora in corso gli accertamenti giudiziari sull’ultimo caso esploso a Bruxelles, l’ormai quasi dimenticato Qatargate, le luci sono ora accese sui presunti tentativi di Huawei di ingraziarsi eurodeputati allo scopo di promuovere le proprie infrastrutture 5G. Quali sono gli ultimi sviluppi dell’indagine, deflagrata sulla stampa lo scorso marzo?

Corruzione, tangenti e regali: Pechino bussa all’UE, scopri di più sull’inchiesta

Huawei (EPA/HANNIBAL HANSCHKE)

Scandalo corruzione nel PE

Facciamo un piccolo recap. L’inchiesta sulla corruzione nel Parlamento UE, finita sulle prime pagine dei giornali lo scorso marzo, è iniziata almeno due anni fa a partire dalle indagini del servizio di intelligence belga, che ha poi consegnato le carte al procuratore federale. Secondo l’impianto accusatorio attualmente noto, lobbisti legati al colosso cinese Huawei avrebbero “omaggiato” alcuni parlamentari europei di favori e regali di vario genere allo scopo di influenzare positivamente la reputazione del brand in Europa.

Qatargate: leggi di più sullo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo

Già nel 2020 la Commissione aveva inviato una raccomandazione ai Ventisette, invitandoli a intraprendere azioni per tutelare le infrastrutture critiche da fornitori e aziende “ad alto rischio” come Huawei. Dato che solo un terzo dei Paesi aveva proattivamente preso misure in tal senso, nel 2023 queste raccomandazioni si sono trasformate in un vero e proprio divieto sulle tecnologie Huawei.

(EPA/OLIVIER HOSLET)

Al momento, le accuse riguarderebbero cinque eurodeputati, di cui tre afferenti al PPE, uno ai Socialisti e uno al gruppo Renew. La Procura belga ha chiesto al PE di revocare l’immunità di questi cinque europarlamentari per aprire ufficialmente l’indagine contro di loro.

Chi sono i politici coinvolti?

Il 21 maggio, la presidente del PE Roberta Metsola aveva aveva annunciato in Parlamento i nomi dei cinque eurodeputati per i quali la giustizia belga chiedeva la revoca dell’immunità.

Due di questi cinque politici coinvolti si erano già autodenunciati pubblicamente: si tratta del maltese Daniel Attard (del gruppo dei socialisti S&D) e del bulgaro Nikola Minchev (Renew), che hanno confermato di essere coinvolti nelle indagini. Stando alle dichiarazioni rilasciate da entrambi, i due sarebbero finiti nel mirino degli inquirenti dopo aver assistito a una partita di calcio dal box di Huawei allo stadio di Anderlecht in Belgio. I due hanno smentito qualsiasi collegamento tra la partecipazione all’evento sportivo e le attività lobbistiche di Huawei.

L’eurodeputato del PPE Fulvio Martusciello (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Metsola ha anche citato tre deputati del PPE, in Forza Italia: Fulvio Martusciello, Salvatore de Meo e Giusi Princi. Quest’ultima aveva parlato di un “chiaro scambio di persona” ribadendo la sua totale estraneità alle accuse, tanto che all’epoca dei fatti contestati si trovava in Italia e non aveva ancora assunto il ruolo di eurodeputato. Effettivamente, appena 24 ore dopo l’annuncio di Metsola è arrivato il dietrofront nella richiesta di revoca dell’immunità a Princi.

Leggi anche: L’Europa di Metsola e il fascino del grigio

Le indagini riguarderebbero poi anche alcuni membri dello staff dei parlamentari. Tra questi ci sarebbero anche Adam Mouchtar, assistente di Minchev, il cui ufficio è stato perquisito durante il blitz dello scorso marzo, e Lucia Simeone, assistente parlamentare di Martusciello. In seguito al mandato di arresto europeo emesso dalla giustizia belga, Simeone avrebbe chiarito la sua posizione davanti agli inquirenti (gli avvocati della donna chiederanno l’archiviazione).

Pare inoltre che le autorità stiano vagliando la posizione degli otto eurodeputati che nel 2021, con una lettera indirizzata alla Commissione europea, invitavano a proseguire gli sforzi per rafforzare le infrastrutture 5G a dispetto delle tensioni geopolitiche in atto con la Cina.

Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola (EPA/MADS CLAUS RASMUSSEN DENMARK OUT)

Approfondisci l’argomento: Lobby d’Italia, a quando una legge?

Corruzione: il coinvolgimento di Huawei

A dispetto delle continue rassicurazioni dell’azienda, che ha in più occasioni ribadito la sua totale indipendenza rispetto al Governo cinese e alla politica, almeno quattro persone collegate a Huawei sono finite nel registro degli indagati della Procura belga. Tra questi ci sarebbe anche un dirigente senior come il vice presidente di Huawei Europa, accusato di “corruzione attiva di persona impiegata in un ufficio pubblico, organizzazione criminale e riciclaggio di denaro“. Nel mirino degli inquirenti altri tre dipendenti del colosso telco cinese, tra cui un altro dirigente e Valerio Ottati, lobbista per Huawei a Bruxelles e in precedenza (fino al 2019) assistente parlamentare di due eurodeputati italiani (Enzo Rivellini e Nicola Caputo).

di: Marianna MANCINI

CREDITI DELLA FOTO DI COPERTINA: EPA/HANNIBAL HANSCHKE