Non cambiano le leggi in materia di lavoro e cittadinanza, la sinistra si aggrappa al numero di voti, maggiori di quelli ottenuti alle politiche dal governo

Non è stato raggiunto il quorum e dunque per i referendum dell’8 e 9 giugno è un nulla di fatto.

I seggi si sono chiusi alle 15 del 9 giugno e l’affluenza si è arrestata al 30,6%.

Tra i primi a parlare della debacle è il segretario nazionale della CGIL, Maurizio Landini. «Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum. Non è una vittoria questa, perché il nostro obiettivo non lo abbiamo assolutamente raggiunto. Sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato, a cui si aggiungeranno gli italiani all’estero. Lo consideriamo un numero molto importante, un punto di partenza, perché i problemi che abbiamo posto con questo referendum rimangono sul tavolo. Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata. Consideriamo tutto questo un investimento, un lavoro che non può terminare: un sindacato deve tornare a imparare ad ascoltare le persone, e i disagi in questo paese sono profondissimi. Pensiamo che ci sia bisogno di continuare questa lotta sindacale utilizzando tutti gli strumenti a disposizione».  

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini durante la conferenza stampa sui risultati del voto elettorale del Referendum abrogativo sul tema di lavoro e cittadinanza, presso il Centro Congresso Frentani, Roma, 9 giugno 2025. ANSA/ANGELO CARCONI

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «la differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla».

Secondo Francesco Boccia, capogruppo al Senato PD, il risultato è comunque positivo, dato che alle urne si sono recati 14 milioni di persone, più dei 12,3 milioni che votarono per i partiti di destra alle elezioni politiche del 2022. Proprio Boccia aveva in effetti sostenuto, i giorni scorsi, che un’affluenza di più di 12,3 milioni di persone avrebbe significato un “primo avviso di sfratto al governo“.

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, chiede di portare “rispetto per oltre 12 milioni che hanno votato sì” ai quesiti sul lavoro, assicurando che “saremo sempre dalla loro parte”. Per Alleanza Verdi e Sinistra si tratta di un 30% che rappresenta il “cuore dell’alternativa” al centrodestra.

Secondo Riccardo Magi, il segretario di +Europa che si è speso maggiormente per il quesito sulla cittadinanza, “ha vinto l’astensionismo organizzato che si è fatto forte dell’astensionismo spontaneo e della mancanza di informazione ma non ci sentiamo sconfitti” perché “abbiamo rimesso al centro della discussione pubblica un tema che non c’era più: quello della riforma della legge sulla cittadinanza”.

Riccardo Magi commenta l’esito del voto referendario al comitato promotore del referendum cittadinanza, Roma 9 giugno 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI

Mentre per i quesiti intorno al lavoro la vittoria del sì è stata schiacciante (superiore all’85%) non si può dire lo stesso del quesito sulla cittadinanza, che si è attestata poco sopra il 60%. Proprio su questo il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani invita “la sinistra a rifletterci“.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha sostenuto che “oramai è evidente che il quorum non ci sarà, come del resto era facilmente prevedibile vedendo i precedenti. I quesiti sul lavoro erano infatti ideologici e rivolti al passato come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive”. L’ex premier ha aggiunto il suo auspicio dato che “per costruire un centrosinistra vincente, bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi, ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo”.

Anche Carlo Calenda, segretario di Azione, sostiene posizioni simili all’ex alleato Renzi: «sono andato a votare perché penso che per un politico eletto sia un dovere morale. Detto questo, lasciatemi aggiungere che: il referendum è ormai uno strumento di cui si è troppo abusato. Avevamo per tempo avvertito i promotori della possibilità di non raggiungere il quorum. Non ci hanno ascoltato perché quello che li interessava veramente non era vincere, ma avere un’affluenza da poter rivendicare politicamente. A mio avviso questo è un modo irrispettoso di trattare l’esercizio del voto stesso che così diventa solo un costoso sondaggio. Non si interviene via referendum su materie complesse come il lavoro. Trasformare questo referendum in una consultazione contro la Meloni è stato un clamoroso autogol – come già avevamo detto – perché ha sommato i voti della destra con quelli dell’astensione».

Il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani durante il collegamento con i medici italiani a Gaza, presso la Farnesina, Roma, 6 giugno 2025. ANSA/ANGELO CARCONI

Per il vicepremier e ministro degli Esteri, il forzista Antonio Tajani, “forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche”. Tajani ha inoltre espresso “grande rispetto per chi è andato a votare perché è sempre una forma di partecipazione al referendum. Detto questo, è stata una sconfitta della sinistra e dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”.

L’altro vicepremier, Matteo Salvini, dichiara il suo “grande rispetto per chi è andato a votare. Ma c’è una enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori. In due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e governo rispondono coi fatti, e gli italiani col voto, e il non voto, lo hanno capito benissimo“.

Non solo referendum

Insieme al referendum in diversi Comuni si votava anche il sindaco. Gli attenzionati speciali erano i due capoluoghi di provincia: al ballottaggio a Taranto ha vinto il centrosinistra con Pietro Bitetti, mentre a Matera la vittoria è andata al centrodestra con Antonio Nicoletti.

foto di copertina: ANSA/CESARE ABBATE