Il primo a pensarci fu Vincent Schefer nel 1946
Un periodo lunghissimo di siccità: è questo che ha portato il governo messicano a lanciare l’ultima fase del progetto di inseminazione delle nuvole per provare a indurre la pioggia.
Lo riporta il Guardian sottolineando che il piano era già stato messo in atto in precedenza, nel 2020, quando il Ministero messicano dell’agricoltura aveva messo alla prova il “cloud seeding per combattere gli effetti della siccità nelle aree rurali e per contribuire al riempimento delle falde acquifere” raggiungendo una percentuale di efficacia pari al 98% e contribuendo anche alla riduzione degli incendi boschivi del 2021.
Ma, come sempre, non mancano le critiche. Alcuni fisici del Paese infatti hanno dubbi sul buon funzionamento della procedura: “non ci sono prove che il cloud seeding inneschi un aumento delle precipitazioni in una data zona”, hanno scritto Fernando García García e Guillermo Montero Martínez, due esperti in fisica delle nuvole alla National Autonomy University del Messico (Unam).
Un metodo molto simile a quello delle scie chimiche
Il sistema dell’inseminazione della nuvole è molto vicino alle scie chimiche di diverse teorie complottiste. L’idea sarebbe quella di innaffiare le nuvole con dei getti di ioduro d’argento o di ghiaccio secco (ovvero anidride carbonica allo stato solido) attraverso appositi aerei o cannoni da terra.
Ma chi ci pensò per primo? Fu Vincent Schefer, chimico e meteorologo statunitense, a pensarci nel novembre 1946. Egli disperse del ghiaccio secco in una nube nelle montagne del Berkshire, in Massachusetts, riuscendo a stimolare la formazione di cristalli di ghiaccio. Sia il ghiaccio secco che lo ioduro d’argento possono funzionare da nuclei di condensazione e in teoria provocare la pioggia.
Questa tecnica è stata sperimentata in diversi posti nel mondo, tra questi Cina, Stati Uniti, Spagna, Francia e anche l’Italia. Per ben due volte non diede risultati sperati. L’ipotesi più accreditata è che la tecnica abbia un impatto limitato sulle precipitazioni, e che quindi sia poco efficace per contrastare siccità e ondate di calore.
di: Alice GEMMA
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