Mentre la Procura e i carabinieri del Nos portano avanti le indagini per incendio colposo a carico di ignoti, il M5S è sul piede di guerra: “non si sfrutti il pretesto per promuovere l’inceneritore”
Dai tre ai 6 mesi: è questo l’arco di tempo richiesto dalla Procura per portare a termine gli accertamenti sulle cause dell’incendio divampato nella discarica romana di Malagrotta. I pm hanno affidato la maxiconsulenza ai carabinieri del Noe.
Al momento la pista perseguita è per l’accusa di incendio colposo a carico di ignoti. Il materiale raccolto dagli inquirenti sarà poi consegnato al procuratore Francesco Lo Voi. In particolare, si effettueranno verifiche sul sistema antiincendio presente a Malagrotta e sul funzionamento del segnale di preallarme, di allarme e delle bocchette dell’acqua.
Gli inquirenti passeranno anche al vaglio eventuali analogie con episodi incendiari simili, avvenuti tra il 2018 e il 2019 negli impianti Tmb a Roma, con un controllo incrociato sui sistemi di videosorveglianza.
Nel frattempo il M5S promette battaglia e accusa il sindaco della Capitale di sfruttare “pretestuosamente” la tragedia: «davanti agli ingenti danni ambientali e ai rischi per la salute a seguito dell’incendio di Malagrotta, il continuo enfatizzare la necessità di un inceneritore per i rifiuti da parte del sindaco Gualtieri è inopportuno e pretestuoso».
«In questo momento bisogna dare supporto ai cittadini, accertarsi che non ci siano rischi per la salute e procedere su ogni piano istituzionale per limitare i danni causati da questa catastrofe» ribadiscono le consigliere comunali pentastellate Vittoria Baldino e Angela Salafia.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/COMUNE DI ROMA