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A comunicare il suo esonero è lo stesso tecnico che saluta gli azzurri con il 2-0 contro la Moldavia. L’ex ct giallorosso rinuncia alla Nazionale

«Io non avrei mollato, ma esonero è». È Luciano Spalletti stesso, accompagnato da nessuno, ad annunciare la rottura con la Nazionale. «Io, soprattutto quando le cose non vanno bene, preferisco restare al mio posto, continuare a fare il mio lavoro» si scherma, giustificando una decisione che evidentemente non ha preso lui, ma che qualcuno doveva per forza prendere.

La conferenza stampa nella quale Spalletti annuncia il suo esonero

Alla domanda: «si è sentito tradito da qualcuno?», accenna una smorfia, smentisce, inizia a ringraziare i vertici, poi la commozione gli rompe la voce, Spalletti si apre, ma non si dà in pasto, si alza e abbandona la conferenza stampa. Così l’addio del CT, carico di amarezza, ma anche di rispetto.

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Si scherma, Spalletti, senza rimbalzare le scuse, senza richieste, assumendosi la responsabilità di una Nazionale che scende in campo a brandelli. Quello che di fatto è un esonero deciso dal numero uno della FIGC Gabriele Gravina diventa infatti una risoluzione consensuale, senza pretese da parte di Spalletti che rinuncia a 13 mesi di stipendio (figuriamoci buonuscita), e chiede solo una cosa: annunciare l’addio prima della Moldavia, per trasparenza e rispetto nei confronti dei tifosi. È un’Italia stanca, purtroppo non più inedita per l’inedia con cui si insegue il pallone, a volte solo con gli occhi.

Barella durante Norvegia-Italia, finita 3-0 (Jon Olav Nesvold /Bildbyran)

Il tecnico di Certaldo porta a casa 12 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte, compresa l’ultima, già decisiva, vittoria contro la Moldavia. Dopo il 3-0 incassato contro la Norvegia, sfumato il primo posto del girone e quindi l’accesso diretto al Mondiale, gli azzurri devono accumulare reti. Chi si accontenta resta a casa. Così al Maipei Stadium era imperativo vincere. A ristabilire l’ordine delle cose, dopo il gol annullato a Nicolaescu, ci pensano Raspadori e Cambiaso.

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Il post-Spalletti

Per ragionare sul successore, ci sarà tempo, ma neanche troppo: il prossimo appuntamento degli azzurri è a settembre, dopo pausa (e tornei) estivi, e una “nuova” Italia. Sì, perché il bilancio di quella allevata finora suscita imbarazzo: due Mondiali saltati a piè pari e il terzo (USA 2026) già in bilico. Agli Europei non si resiste oltre gli ottavi, persino la Svizzera pare insormontabile.

Luciano Spalletti (Marius Simensen/Bildbyran via ZUMA Press)

In pole position, nei sogni di Gravina e non solo, ci sarebbe stato Claudio Ranieri. Esperienza, autorevolezza, mentalità sono dalla sua, così come la sua ultima esperienza in panchina alla Roma, una cavalcata contro tutti che ha preso i giallorossi per i capelli, dall’incubo retrocessione al quinto posto più conferma in Europa League. Ranieri ha però teoricamente dismesso i panni dell’allenatore per restare, in qualità di consigliere dei Friedkin, a Trigoria. L’ipotesi di un doppio incarico ha lasciato aperto lo spiraglio di un suo arrivo anche a Coverciano per qualche ora, possibilità poi smentita dallo stesso ex CT, oggi senior advisor del club: «ringrazio il presidente Gravina per l’opportunità. un grande onore, ma ho riflettuto ed ho deciso di restare a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico in modo totale. I Friedkin mi hanno dato il loro pieno supporto e appoggio per qualsiasi decisione avessi preso riguardo alla Nazionale, ma la decisione è solo mia» ha dichiarato Ranieri.

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Il piano B sembra invece suggerire il nome di Stefano Pioli, oggi allenatore dell’Al-Nassr ma da tempo interessato al mercato delle panchine italiane per un rientro in patria. Il canto da sirena di Roberto Mancini, tornato sui suoi passi, per ora non sembra incantare nessuno: «ho sbagliato a lasciare la nazionale, sono pentito». Tutto risolto con Gravina? In tempi di carestia… Poco concrete anche le voci su ex campioni del mondo, da Daniele De Rossi a Fabio Cannavaro: non è il momento degli azzardi.

Gabriele Gravina, presidente Figc 8ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

A proposito del numero uno del calcio italiano, l’addio a Spalletti non basta a placare le polemiche nei confronti di Gravina: una situazione tanto disastrosa ha come minimo un corresponsabile e cresce il fronte di chi pensa che un passo indietro del presidente sia addirittura doveroso.

di: Marianna MANCINI

CREDITI DELLA FOTO DI COPERTINA: ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI