A una manciata di giorni dalla fine delle competizioni europee, prenderà il via il nuovo progetto della FIFA. Il giro d’affari è di tre miliardi di dollari

Conto alla rovescia per la Coppa del mondo per club FIFA 2025, in scena dal 14 giugno al 13 luglio, negli USA, Paese che ospiterà anche i prossimi Mondiali. Giunta alla sua 21ª edizione, sarà la prima con il nuovo formato a 32 squadre, includendo i campioni in carica delle principali competizioni confederali dei quattro anni precedenti. Per l’Italia, parteciperanno l’Inter e la Juventus

L’impatto economico è monstre: i vincitori guadagneranno fino a 125 milioni di dollari, con un miliardo di dollari di montepremi destinato ai club partecipanti e un obiettivo di 250 milioni di dollari di solidarietà per i club in tutto il mondo. In particolare, tutti gli introiti saranno distribuiti al calcio di club e le riserve della FIFA non saranno intaccate. Il modello di distribuzione, secondo la Federazione, riflette l’apice del calcio per club e rappresenta il più grande montepremi di sempre per un torneo di calcio che prevede una fase a gironi di sette partite e un formato di playoff. Si stima che il giro d’affari complessivo, inclusi sponsor e diritti TV, arrivi a tre miliardi di dollari. 

«Questo torneo esiste esclusivamente per motivi di business – commenta Riccardo Pratesi, giornalista sportivo, in libreria con “NBA Confidential” (ed. Diarkos) -. A livello sportivo ha pochissimo senso: non ha il blasone di una competizione storica e richiede un impegno notevole per i giocatori e le squadre. Si gioca a fine stagione per i campionati europei, quindi i calciatori arrivano stanchi e fuori forma. Inoltre, si svolgerà negli Stati Uniti, con tutte le complicazioni legate al fuso orario. E prosegue: – molte squadre potrebbero affrontarlo con scarso interesse. Pensiamo alla Juventus: la situazione dell’allenatore per il prossimo campionato è incerta, e uno dei motivi per cui Allegri è stato messo in discussione è proprio la mancanza di attenzione a tornei di questo tipo, che fanno da ponte tra due stagioni. Mi chiedo con che spirito i club affronteranno questo torneo, soprattutto i giocatori. Perché rischiare infortuni che potrebbero compromettere la stagione successiva per una competizione di rilevanza praticamente nulla?».

Però queste competizioni intercontinentali non sono una novità.

«Certo. Ma la vecchia Coppa Intercontinentale aveva un senso: sei squadre, una per federazione, con la vincente della Champions League che accedeva direttamente alla finale. Il format era più snello e meno impattante sulla preparazione dei giocatori. Qui, invece, parliamo di un torneo di un mese intero, con una fase a gironi seguita da eliminazione diretta. È difficile immaginare un vero interesse sportivo. La FIFA ha bisogno di soldi, e questo torneo è solo un mezzo per generare introiti. Ma i giocatori? Le loro carriere sono in bilico per una competizione che non ha storia».

E le società come si pongono?

«Le società incassano, quindi alla fine sono contente. Ma se un giocatore si rompe? Per loro è un rischio calcolato: i club guardano ai bilanci. Certo, ci saranno soldi in ballo, ma che livello di prestazioni vedremo? Il campionato finisce a metà maggio e questo torneo parte il 14 giugno. Che giocatori ci saranno? Che pubblico ci sarà? Negli Stati Uniti c’è una grande comunità latina appassionata di calcio, ma a livello di tradizione calcistica, il peso è zero. E motivare un giocatore del Manchester City o del Chelsea, a fine stagione, quando tutto ciò che vuole è andare in vacanza, sarà difficile. Ancora di più se sa che sta cambiando squadra».

Questa competizione si inserisce in un contesto post-elezione di Donald Trump: c’è chi sostiene che non rientri negli standard ambientali. Inoltre sono rimaste impresse le immagini del presidente Gianni Infantino a braccetto con il tycoon durante la cerimonia di insediamento.

«Ma dai! Si è fatto un Mondiale in Qatar! Di quale rispetto ambientale stiamo parlando? Questo è il mondo del calcio di oggi, dove si vedono cose assurde. Abbiamo visto la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita… ormai nulla stupisce più».

Questa competizione ha senso?

«No, è fuffa. Sportivamente parlando, è tutto da valutare. Sono curioso di vedere come i giocatori la prenderanno, se almeno per orgoglio personale ci metteranno impegno. Ma dubito che vedremo partite giocate al massimo, magari solo nelle finali».

Per l’Italia ci sono Inter e Juventus. Come la affronteranno?

«Dipende dal finale di stagione. L’Inter ha garanzie di competitività, mentre la Juventus è un’incognita totale. Ha vissuto una stagione disastrosa, il progetto Allegri è fallito, la squadra deve ripartire da zero. Magari il Mondiale per club potrebbe essere un’occasione per alcuni giocatori di mettersi in mostra e trovare una nuova squadra. Vedremo chi ci andrà, visto che potrebbero esserci cessioni per questioni di bilancio».

Queste cifre astronomiche che leggiamo sul valore economico del torneo sono reali?

«Le cifre ufficiali della FIFA sono reali, ma bisogna vedere se il torneo sarà sostenibile. Se fai un investimento enorme ma non ottieni ritorni, diventa un flop. Il calcio ha una forte componente di tradizione: tornei nuovi come la Nations League faticano a entrare nell’immaginario collettivo. Quindi, sarà interessante vedere se questo Mondiale per club riuscirà a crearsi una sua credibilità o se si rivelerà un esperimento destinato a fallire».

Di certo c’è che sarà una “trumpata”. Alla faccia dei dazi, delle politiche geo-economiche e della salvezza ambientale.