I leoni affamati faticano a trovare prede ancora vive e minacciano il bestiame
La siccità in Kenya sta rendendo sempre più tesi i rapporti tra leoni e pastori. Nelle scorse settimane 11 leoni sono stati uccisi nel Parco naturale di Amboseli, il secondo più importante parco nazionale del Kenya, da pastori, un evento che il Kenya Wildlife Service (KWS) definisce “insolito”.
A causarlo, tuttavia, è la sempre maggiore difficoltà dei grossi felidi – risorsa importanti per il turismo keniano – a trovare prede tra gli erbivori selvatici, una difficoltà che si trasforma in minaccia per il bestiame. Con l’aggravarsi della siccità iniziata alla fine del 2020, la più grave degli ultimi 40 anni secondo la FAO, i leoni hanno iniziato ad attaccare greggi e armenti. I pastori, anch’essi già piegati dalla siccità, per difendere la propria fonte di sostentamento hanno deciso di armarsi e uccidere.
Tra gli 11 leoni uccisi recentemente c’era anche Loonkito, noto come il leone più anziano dell’Africa tra quelli in libertà, morto alla veneranda età di 19 anni. Loonkito si era introdotto in una recinzione per animali d’allevamento al di fuori dei confini dell’Amboseli, secondo l’organizzazione Lion Guardians perché stava “morendo di fame”, ed è stato colpito con una lancia.
Dopo questi fatti il KWS ha organizzato un incontro pubblico con le comunità dei pastori e ha proposto l’uso di sistemi per avvisare con anticipo i pastori della presenza di uno o più leoni o altri carnivori. La comunità quindi è chiamata a trovare un modo per ridistendere i rapporti con i felici in questa guerra alla sopravvivenza che non fa prigionieri.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: PIXABAY
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