Dopo mesi di appoggio monolitico nonostante gli orrori perpetrati da Tel Aviv l’Europa inizia a staccarsi da Israele. Non tutta l’Europa, però

Quella di mercoledì 21 maggio è stata una giornata che, per diverse ragioni, ha avuto Palestina e Israele al centro in diverse zone del pianeta.

In Medio Oriente, perché alcuni soldati dell’esercito israeliano hanno sparato colpi di avvertimento contro un gruppo di diplomatici di circa 30 Paesi (tra cui l’Italia) impegnato in una visita al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, con lo scopo di allontanarli dalla zona. Non ci sono stati feriti, ma la tensione è salita notevolmente.

Per l’Italia era presente il viceconsole italiano a Gerusalemme, Alessandro Tutino, che è stato contattato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani (che ha anche convocato l’ambasciatore israeliano in Italia). Il ministro e vicepremier ha assicurato che Tutino sta bene ribadendo che “le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili”.

Antonio Tajani. Roma, 19 maggio 2025. ANSA/VINCENZO LIVIERI

Secondo la versione dell’esercito di Tel Aviv la delegazione di diplomatici si sarebbe allontanata dal percorso stabilito e i soldati avrebbero sparato in aria. In un comunicato l’esercito ha dichiarato il rammarico per “l’inconveniente causato” e annunciato l’avvio di un’indagine interna.  

Anche il governo francese e quello spagnolo hanno protestato per l’accaduto e l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha parlato di incidente “inaccettabile” che potrebbe essere una violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche (a cui Israele aderisce) che vincola i Paesi a garantire la sicurezza dei diplomatici stranieri.

In Europa

In sede europea mercoledì 21 maggio è stata compiuta la prima presa di distanza da Israele, dopo oltre anno di sostegno a 360 gradi a seguito del 7 ottobre.

L’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha infatti annunciato che l’Unione europea “rivedrà” il trattato di associazione firmato nel 1995 e in vigore dal 2000 che regola relazioni politiche e commerciali tra UE e Israele. La revisione non comporta conseguenze nell’immediato, ma potrebbe averne in futuro a livello politico e commerciale. A livello politico appare più difficile, dato che le misure devono essere votate all’unanimità, mentre per le misure commerciali basterà la maggioranza di due terzi dei votanti.

Kaja Kallas, 20 maggio 2025. ANSA/European Union

La decisione arriva dopo una votazione (a larga maggioranza) nel Consiglio dell’Unione europea composto dai ministri degli Esteri e della Difesa. L’Italia, e altri Stati, hanno votato contro. Da oltre un anno alcuni Paesi come Spagna e Irlanda chiedevano, tra le altre misure, la revisione del trattato e nel novembre 2024 anche l’allora Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Josep Borrell, aveva avanzato la proposta di una revisione che però era stata respinta. 

Le posizioni dei diversi Stati membri sono cambiate a seguito della violazione del cessate il fuoco compiuto da Israele dal 18 marzo e il blocco di aiuti umanitari compiuto da Israele lasciando di fatto la popolazione palestinese morire di fame e senza cure mediche.

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La richiesta di revisione è stata dunque presentata dai Paesi Bassi e approvata (tra gli altri) da Francia, Belgio, Spagna, Svezia, Polonia, Romania, Irlanda e Austria. Sono stati 17 i Paesi favorevoli alla revisione, sui 27 membri. Come detto l’Italia non ha sostenuto la revisione, insieme, tra gli altri, a Germania, Ungheria e Croazia.

Durante il voto poi il veto dell’Ungheria ha impedito le sanzioni per alcuni ministri israeliani richieste dalla Svezia. 

Anche il Regno Unito ha iniziato a prendere le distanze da Israele e martedì 20 maggio ha annunciato la sospensione dei negoziati in corso per un nuovo accordo commerciale con il Paese.

In Italia

Anche in Italia si è discusso di Palestina. 

Nell’aula della Camera Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato una mozione unitaria delle opposizioni (insieme a PD e M5S) sulla situazione a Gaza. Dopo aver letto un interminabile elenco di nomi di bambini uccisi da Israele ha chiesto “giustizia, dignità umana e che il governo dica qualcosa in difesa di questi bambini morti. E chiediamo che Meloni ritiri l’ambasciatore e dica sì alle sanzioni a Israele. Schieratevi dalla parte giusta della storia e non voltate le spalle a chi viene ucciso, siamo davanti a una pulizia etnica”. Bonelli ha attaccato anche il ministro degli Esteri Tajani sostenendo che la sua assenza fosse “un pessimo segnale in un momento in cui c’è una discussione di questo genere in Parlamento. Ieri la gran Bretagna ha richiamato l’ambasciatore in Israele come avevamo chiesto noi al question time alla premier Meloni, richiesta che è stata invece respinta. L’Italia ha invece votato contro la revisione dell’accordo Ue-Israele”. In aula l’unico esponente del Governo era il il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli.

Anche Nicola Fratoianni di AVS ha attaccato la maggioranza sostenendo che “Gaza è un’ecatombe. Da voi c’è stata una scelta complice siete complici di quello che sta avvenendo ed è una responsabilità politica. Avete ricostruito l’asse Roma Berlino, oggi come allora ci avete ricoperto di vergogna e infamia” aggiungendo che “quello di Netanyahu è un governo di assassini”.

Nicola Fratoianni e i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra. Roma, 21 maggio 2025. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Secondo Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle il governo italiano protegge “un governo criminale” aggiungendo che “ci batteremo perché questo sfregio contro l’umanità sia punito, perché questi crimini commessi da Netanyahu siano perseguiti. Questo governo Meloni non ci rappresenta, ci sentiamo italiani ma non ci rappresentano i ministri volati a Tel Aviv per stringere le mani sporche di sangue di Netanyahu e chi non mostra di fronte a questo genocidio la schiena dritta per alzarsi in questa Aula e condannare Isaraele”.

Per il Partito Democratico parla la segretaria Elly Schlein: «a Gaza c’è l’inferno in terra. Chiediamo di nuovo al governo di uscire da un silenzio complice e di adoperarsi per un incondizionato cessate il fuoco. Non si può restare inermi di fronte a questo genocidio. Questo immobilismo ci rende complici e ci disonora sul piano internazionale. La politica estera di un Paese come il nostro non si può piegare alle simpatie o antipatie, e lei sta tacendo. L’Italia non si gira dall’altra parte, l’Italia ripudia la guerra».

Elly Schlein. Roma, 21 maggio 2025. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Alla fine della seduta è stata approvata la mozione della maggioranza (166 voti favorevoli, 110 contrari, 8 astenuti) e respinte quelle di PD, M5S, AVS (116 voti contrari e 111 favorevoli) e di Azione (164 voti contrari, 13 a favore). La mozione approvata chiede di “sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell’ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini mutualmente riconosciuti” e si propone di “lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all’immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza”.

Giorgio Silli. Roma, 21 maggio 2025. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Nella mozione respinta presentata dalle opposizioni chiedeva di “provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele”, a “sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario” e a “dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale”. La mozione chiedeva inoltre “riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele” e “intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all’immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano ‘Carri di Gedeone’, atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza”.

Paura negli States

Negli Stati Uniti nella notte tra mercoledì 21 e giovedì 22 maggio all’uscita del museo ebraico di Washington sono stati uccisi due membri dell’ambasciata israeliana. 

Da quanto si apprende le due vittime avevano partecipato a un evento organizzato all’interno del museo e sarebbero state uccise a colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata. 

Secondo quanto riporta la polizia della capitale statunitense sarebbe stato fermato un sospettato per l’omicidio, un 30enne di Chicago arrestato all’interno del museo e che avrebbe gridato “Palestina libera” al momento dell’arresto.

Il luogo del duplice omicidio. Washington, 22 maggio 2025. ANSA/Mehmet Eser

Secondo il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’aresiste un filo diretto che collega l’incitamento antisemita e anti-israeliano all’attentato a Washington. Questa istigazione viene praticata anche da leader e funzionari di molti Paesi e organizzazioni internazionali, soprattutto europei. Le calunnie sul sangue, sul genocidio, sui crimini contro l’umanità e sull’uccisione di neonati hanno spianato la strada proprio a tali omicidi. Ecco cosa succede quando i leader del mondo si arrendono alla propaganda terroristica palestinese e la servono”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto su Truth che “questi orribili omicidi, basati ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ORA! Odio e radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti. Condoglianze alle famiglie delle vittime. È così triste che cose del genere possano ancora succedere. Che Dio vi benedica tutti!

La tensione è salita tra Israele e Francia, a causa delle parole del ministro Sa’ar. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi, Christophe Lemoine, si è trattato di “dichiarazioni perfettamente oltraggiose e perfettamente ingiustificate” che “la Francia ha condannato, la Francia condanna e la Francia continuerà a condannare sempre e senza ambiguità alcuna ogni atto antisemita“. Jean-Noël Barrot il titolare della diplomazia francese, aveva condannato il duplice omicidio etichettandolo come “atto odioso di barbarie antisemita” e che “nulla può giustificare una violenza del genere. Il mio pensiero va ai parenti e ai colleghi e allo Stato di Israele“.

Nello scontro con l’Europa si è inserito anche l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Mike Huckabee, che intervistato dalla Radio militare israeliana ha condannato “l’ipocrisia di Parigi e Londra, che chiedono a Israele di porre fine alla guerra senza sconfiggere Hamas. I due Paesi devono ricordare la loro storia: invece di accontentarsi di un ‘pareggio’, Gran Bretagna e Francia hanno bombardato a tappeto la Germania, e questo è ciò che ha posto fine alla guerra, è stata una vittoria decisiva dopo essere stati attaccati dai nazisti“.

di: Flavia DELL’ERTOLE

foto di copertina: ANSA/Abood Abusalama