Gli attivisti chiedono di disinstallarle per proteggere i dati personali e mettono in guardia contro le ricerche online

Quando la Corte Suprema Usa ha annullato la sentenza Roe Vs Wade non ha solo distrutto il diritto all’aborto negli States, ha anche permesso a molti Stati di vietare l’interruzione di gravidanza rendendola un vero e proprio reato, punibile con multe salate e addirittura con la reclusione, sia per chi vuole abortire sia per i medici che praticano l’aborto.

Per questo legali e attivisti favorevoli all’aborto hanno lanciato una campagna per mettere in guardia le donne dal pericolo che si corre con smartphone e movimenti online, visto che il tracciamento dei dati e della posizione potrebbe essere sfruttato dai gruppi anti-abortisti e dalle forze dell’ordine.

Negli ultimi giorni migliaia di donne hanno iniziato a disinstallare dai loro telefoni le app che monitorano il ciclo mestruale, temendo che i dati personali, e sensibili, raccolti dalle applicazioni, possano essere usati contro di loro in un futuro processo penale a loro carico.

Anche la vicepresidentessa Kamala Harris si è detta preoccupata per la “vulnerabilità delle donne che utilizzano applicazioni per monitorare il ciclo, ma anche di quelle che usano i motori di ricerca online per cercare aiuto o precisi luoghi, come le cliniche per abortire”.

I dati potrebbero essere usati non solo in luogo di processo ma anche dai gruppi anti abortisti che già in passato si sono serviti di metodi di sorveglianza per individuare e denunciare i medici che praticano l’aborto in cambio di soldi.

di: Micaela FERRARO

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