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“Risposte chiare o non restiamo” tuona il leader pentastellato

Si fa sempre più incerta la situazione politica italiana dopo lo strappo del Movimento 5 Stelle e le dimissioni del premier Mario Draghi.

In attesa di sapere come si evolverà la situazione mercoledì, quando il premier riferirà alle Camere, come chiesto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cresce il fermento tra le forze politiche.

Stando a quanto riferito da LaPresse, sono circa una quindicina gli interventi a favore della fiducia all’esecutivo Draghi espressi durante l’assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. Tra questi Invidia, Alemanno, Barbuto, Pignatone, Martinciglio e De Lorenzis.

Proprio la deputata Maria Soave Alemanno parla di “scelta irresponsabile” e afferma che voterà la fiducia. «Questa crisi che noi abbiamo generato con una scelta scellerata al Senato, è specchio di una gestione irresponsabile. Se Draghi chiederà la fiducia, io gliela accorderò senza alcun dubbio – ha dichiarato Alemanno – Un capo politico che non interagisce con i propri parlamentari, non aiuta a costruire un gruppo coeso. Non sarò complice della caduta di un governo perché c’è chi ha già deciso di sfasciare tutto per qualche punto percentuale in più».

Il discorso di Conte

Non abbiamo detto no alla fiducia, la nostra è stata una reazione a chiusura totale che ha rasentato la umiliazione politica alle nostre richieste sul dl aiuti – ha dichiarato il leader pentastellato Giuseppe Conte – Con spirito costruttivo abbiamo invitato Draghi a confrontarsi sulle priorità che esprimono il nostro disagio politico e i modi per superare emergenza economico sociale. La risposta non è ancora pervenuta, c’è stata qualche generica apertura su alcune delle urgenze segnalate ma nessuna indicazione concreta».

«Con spirito costruttivo abbiamo invitato il premier a confrontarsi sulle priorità che esprimono il nostro disagio politico e i modi per superare emergenza economico sociale – ha continuato Conte – La risposta non è ancora pervenuta, c’è stata qualche generica apertura su alcune delle urgenze segnalate ma nessuna indicazione concreta».

Il presidente del Movimento 5 Stelle ha poi chiesto al premier di Draghi di “assumersi le responsabilità delle sue scelte: «Come noi ci assumiamo la responsabilità dei nostri comportamenti, anche Draghi si assume la responsabilità della sua decisione. Le dimissioni del presidente intervengono in un momento in cui l’ultimo voto di fiducia espresso certifica che esiste una maggioranza che gode di ampi margini numerici. Il presidente Draghi ne ha tratto le conseguenze che ha ritenuto. Confidavamo che potesse optare per un percorso diverso. Ritenevamo giusto anche alla luce della forzatura che era stata operata nei nostri confronti e nei nostri principi che non fosse attribuita a questa nostra non partecipazione al voto il significato di un voto contrario alla fiducia. Questo esecutivo è nato con un voto online della comunità 5 stelle che ha condizionato il nostro sostegno alla realizzazione della transizione ecologica. Nessuno può chiedere i nostri voti per nuove trivellazioni nell’alto Adriatico, nel caso si voglia tornare a costruire nuove centrali a carbone o nuovi impianti di termovalorizzazione».

Partiti in fermento

Per il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando del Pd non è possibile un esecutivo senza la presenza del Movimento 5 Stelle «Tutte le ipotesi diverse da un governo che preveda la presenza del M5s “sono a fortissimo rischio e non mi paiono percorribili – ha dichiarato Orlando – Non posso che unirmi all’appello del segretario Letta, chiedendo al Movimento di non indebolire la possibilità di realizzare un’agenda sociale che rischia di bloccarsi se dovesse venire meno il loro contributo alla squadra di governo».

Anche Speranza preme per andare avanti con i Cinque Stelle. «Penso che dobbiamo lavorare per rinsaldare le ragioni del governo che c’è oggi con lo stesso perimetro che c’è oggi, anche con il Movimento 5 Stelle» ha dichiarato il ministro della Salute.

Luigi Di Maio ha rinnovato il suo appello alla responsabilità. «Il mio appello va a tutte le forze politiche nel dimostrare maturità e responsabilità. Però devo dire che le dimissioni di Draghi sono arrivate giovedì, oggi è sabato e ieri il teatrino della politica non è stato molto onorevole tra veti e bandierine, che già in 24 ore si inseguono. Se giochiamo così non andiamo da nessuna parte e allora vorrà dire che si guarderà al voto del 25 settembre – ha dichiarato il ministro degli Esteri durante il congresso nazionale del Partito Socialista Italiano se salta il governo Draghi, salta il tetto massimo al prezzo del gas europeo, perché il presidente Draghi è stato il promotore di questa iniziativa e ha unito gran parte dei Paesi europei. Ovviamente, salta. Lo stesso discorso vale per il Superbonus, per il salario minimo che non si approverà e il cuneo fiscale che non si toccherà».

Sempre più vicini Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che oggi si sono nuovamente sentiti al telefono. I due leader hanno confermato “piena sintonia”. Lunedì il segretario della Lega incontrerà i suoi parlamentari a Roma.

di: Francesca LASI

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