La regione di Kherson chiederà l’annessione alla Federazione russa. Draghi, informativa in Parlamento il 19 maggio
Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato che l’esercito ucraino sta facendo arretrare i russi da Kharkiv, tra le zone più bombardate da inizio guerra. Dall’inizio dell’invasione, secondo il leader, le truppe russe hanno lanciato 2.154 attacchi missilistici nel Paese. «In due giorni, l’8 e il 9 maggio, quando gli europei hanno onorato la memoria delle vittime della Seconda guerra mondiale e celebrato la Giornata dell’Europa, l’esercito russo ha lanciato 25 missili contro Odessa e la regione. Tutti i 25 missili erano puntati su obiettivi civili», ha denunciato.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in visita a Rabat dove ha incontrato l’omologo marocchino Nasser Bourita, ha ribadito la necessità di “riavviare tavoli negoziali fra Russia e Ucraina per raggiungere innanzitutto un cessate il fuoco“. Per questo, bisogna “passare chiari messaggi a Mosca a favore della pace“.
Il premier Mario Draghi intanto ha annunciato un’informativa urgente in Senato e alla Camera sulla crisi in Ucraina; l’appuntamento è per giovedì 19 maggio; trattandosi di un’informativa, al suo termine non è previsto il voto.
Intanto dagli Usa arrivano nuovi aiuti. Il portavoce del Pentagono Kirby ha confermato che a Kiev sono state mandate armi anche prima dell’invasione: «gli Usa hanno detto a tutto il mondo quello che avevano visto fare alla Russia dall’autunno: ammassare truppe al confine con l’intenzione di invadere l’Ucraina. Lo abbiamo detto forte e chiaro. E anche se non tutti ci hanno creduti, avevamo ragione su ciò che la Russia stava per fare».
Il patron di Twitter Elon Musk ha denunciato dal suo canto una sospetta “intensificazione di hackeraggio” da parte di Mosca.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha detto che i contatti tra Russia e Ucraina nella sfera dei colloqui procedono.
Oggi con un telegramma dal Cremlino, Putin si è congratulato con il capo dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk Denis Pushilin. Con questo messaggio il presidente russo si è detto “fiducioso che i nostri sforzi congiunti ci permetteranno di superare ogni ostacolo e ottenere una vittoria“. Dopodiché Peskov ha dichiarato che il presidente non intende dichiarare la legge marziale.
Dall’altro fronte, rilancia il premier polacco Mateusz Morawiecki che torna ad attaccare il presidente russo. Putin sarebbe “più pericoloso di Hitler o di Stalin”, anche viste le “armi più letali” a sua disposizione. Ecco dunque la necessità di spazzare via “la mostruosa ideologia” del titolare del Cremlino, con lo scopo di “deputinizzare il mondo“. Secondo il premier polacco l’ideologia del “Russkiy Mir” (il mondo russo) di Putin “è l’equivalente del comunismo e del nazismo del 20mo secolo” e “giustifica diritti e privilegi inventati per il suo Paese“.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha dichiarato che il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha perso l’opportunità di raggiungere una soluzione pacifica in Ucraina “quando per 7 lunghi anni non ha reagito in alcun modo al sabotaggio da parte del regime di Kiev della risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza, che ha approvato gli accordi di Minsk per una soluzione nell’Est dell’Ucraina“.
Secondo quanto riferito da Lavrov, la riuscita dell'”operazione” in Ucraina metterebbe fine alla promozione occidentale di un mondo unipolare a guida statunitense.
Intanto, il vice capo dell’amministrazione della Regione meridionale di Kherson ha annunciato che chiederà a Putin di annetterla alla Federazione russa.
Fronte economico
Non solo armi: negli Stati Uniti è stato varato un piano aiuti per Kiev da 40 miliardi di dollari.
Da Snam hanno dichiarato che non ci sarà nessun rallentamento nelle forniture di gas al sistema italiano.
Intanto, la compagnia ucraina Naftogaz che gestisce i gasdotti fra Russia ed Europa ha ribadito che Kiev “non è più responsabile del trasporto del gas russo attraverso i territori ucraini sotto occupazione militare russa: si tratta di un terzo del volume totale del transito di gas verso l’Europa“. Le circostanze di “forza maggiore”, come spiegato dalla compagnia in una lettera a Gazprom, “rendono impossibile continuare il trasporto di gas attraverso il valico di Sokhranivka e la stazione di compressione Novopskov“, in territori occupati.
Rimane aperto anche il dossier sull’embargo al petrolio russo, che aveva trovato la ferma opposizione dell’Ungheria e della Slovacchia rispetto alle modalità concordate nel sesto pacchetto di sanzioni Ue. A riguardo, il ministro degli Esteri di Budapest Peter Szijiarto ha affermato che il suo Paese potrebbe approvare le sanzioni a patto che siano esentate dall’embargo le spedizioni che arrivano tramite gli oleodotti. In caso contrario, ha spiegato il ministro, l’economia ungherese risulterebbe gravemente danneggiata.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/EPA