zanzara west nile

Nell’ultima settimana di luglio in Italia sono stati registrati 6 casi di cui un decesso

Nessuna allerta, ma molta attenzione sul West Nile: in Italia le infezioni nell’ultima settimana di luglio sono già 6, di cui anche un decesso, come riporta l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore della sanità. Le zanzare che trasmettono il virus sono ormai autoctone nel nostro Paese, tanto che secondo il virologo Fabrizio Pregliasco “è possibile prevedere una stagione più pesante“.

E proprio l’Italia, secondo il professore associato di parassitologia nel Dipartimento di Medicina veterinaria e Scienze animali dell’università Statale di Milano Nicola Ferrari, rappresenta una delle aree più a rischio del Vecchio Continente: «la Pianura Padana dal 2018 è diventata un hotspot di West Nile in Europa» sostiene il docente che imputa la proliferazione del virus a condizioni climatiche calde e umide, esasperate anche dal cambiamento climatico.

A tal proposito l’esperto parla di “global change”, un fenomeno che ricomprende il climate change ma anche il “land use change”, vale a dire il cambiamento di uso di un territorio. È una commistione di fattori infatti a influire sulla diffusione del West Nile, ivi compreso il “cambiamento dell’ambiente” che “determina una diversa abbondanza delle varie specie di uccelli”, ad oggi principali responsabili del mantenimento del virus.

La diffusione del virus risente poi certamente delle temperature estremamente umide degli ultimi giorni e il rischio non è da sottovalutare. «Banalmente – spiega ancora Pregliasco – il sottovaso sul terrazzo con l’acqua stagnante è un autogrill per questi insetti vettori», ed è facile immaginare come “il caldo umido, le esondazioni, le alluvioni” favoriscano “le condizioni ambientali migliori per la riproduzione e la crescita di zanzare e insetti potenziali veicoli di malattie“.

Nessuna comunicazione “dai toni allarmistici” dunque, ma anzi un plauso alla “capacità di sorveglianza e di individuazione dei casi che ci permette di fare prevenzione“. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi al proprio medico in seguito a eventuali manifestazioni cliniche sospette, anche perché non esiste al momento un vaccino per la febbre West Nile.

Al momento, prosegue Pregliasco, “l’unico strumento preventivo contro la diffusione dell’infezione è soprattutto la riduzione dell’esposizione a punture di zanzare durante il periodo favorevole alla trasmissione“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: PIXABAY