Un video mostra l’esecuzione di massa di soldati armeni nella regione del Nagorno Karabak
Non fa che rimbalzare da un profilo all’altro il filmato che dimostra come i soldati dell’Azerbaigian abbiano condotto un’esecuzione di massa di soldati armeni nella regione del Nagorno Karabak.
A contendersi, in un conflitto mai realmente concluso, sono l’Azerbaigian alleato di Erdogan e l’Armenia che chiede a Putin di intervenire.
Da settembre sono ripresi gli scontri sulla frontiera, che hanno causato oltre 200 vittime. I due Stati si accusano dell’inizio delle ostilità. Il presidente russo Vladimir Putin alla ripresa degli attacchi disse che “qualsiasi conflitto tra stati a noi vicini ci preoccupa seriamente“, parole ritenute troppo tiepide dalla popolazione armena. L’Armenia ha infatti ricordato di aver sottoscritto patto difensivo bilaterale con la Russia oltre essere un membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (una sorta di Nato che coinvolge 6 Stati dell’ex Unione Sovietica tra cui la Russia). L’articolo 4 dell’OTSC impone che un attacco a un Paese membro sia considerato un attacco a tutti i Paesi, obbligandoli a fornire supporto militare. Di fronte alla timida risposta russa il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dell’OTSC se la Russia continuasse a non adempiere ai suoi obblighi. A riempire immediatamente il vuoto russo, però, sono stati di Usa che si sono impegnati a mediare il cessate il fuoco e in queste settimane il Segretario di Stato Blinken ha mantenuto i contatti con i leader dei due Paese, organizzando lui stesso il primo incontro tra i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. Come anche la decisone di Nancy Pelosi, la speaker della Camera degli Stati Uniti, di visitare l’Armenia pochi giorni dopo la fine del conflitto è stato visto come un tentativo di modificare la politica internazionale armena avvicinandola alla Nato e all’Unione Europea, prendendo sempre più e distanze dalla Russia.