EPA/FRANCIS R. MALASIG

Patagonia, il brand sportivo, ha deciso di reinventarsi per combattere i cambiamenti climatici

Da quanto emerge dal rapporto Unicef il 99% della popolazione infantile mondiale è già stato esposto ad almeno uno shock climatico o ambientale. A vivere in un Paese classificato come “a rischio estremamente elevato” per le conseguenze dei cambiamenti climatici è ausi la metà dei 2,2 miliardi di bambini al mondo, ben un miliardo di bimbi.

A causa di questi dati allarmanti Unicef Italia ha deciso di lanciare la campagna “Cambiamo Aria: la crisi climatica è una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini“, con l’obiettivo di sensibilizzare bambini, giovani e famiglie. La campagna si concentra sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale, con un quiz per misurare il proprio impatto ambientale e una serie di accorgimenti per migliorare le proprie abitudini.

Carmela Pace, Presidente di Unicef Italia, ha dichiarato: «le giovani generazioni sono le meno responsabili delle cause dei cambiamenti climatici e quelle che stanno pagando il prezzo più alto, con conseguenze pesantissime in termini di giustizia intergenerazionale e aumento delle diseguaglianze. I più giovani hanno dimostrato maggiore sensibilità e attivismo su questo tema e tuttavia, sono quelle che hanno meno voce in capitolo nelle decisioni prese. Per questo l’Unicef Italia lancia la Campagna Cambiamo Aria: per sensibilizzare sul fatto che la crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini e delle bambine».

Il quiz è composto da cinque domande e intende rendere le persone maggiormente consapevoli sul proprio impatto ambientale e propone una serie di consigli su come migliorare i propri comportamenti e adottare stili di vita più sostenibili.

Anche da Patagonia arriva un’azione per contrastare i cambiamenti climatici. Il proprietario del brand Yvon Chouinard, insieme alla sua famiglia, hanno deciso di cedere la società trasferendo le loro azioni, valutate circa 3 miliardi di dollari, a un fondo ad hoc e a un’organizzazione no-profit. Si tratta di due realtà create per preservare l’indipendenza della compagnia e garantire che i suoi profitti (circa 100 milioni l’anno) vengano usati per combattere il cambiamento climatico e proteggere le terre non sviluppate nel mondo.

Chouinard ha spiegato: «speriamo che questo influenzi una nuova forma di capitalismo che non si risolva con pochi ricchi e un sacco di poveri, stiamo cedendo la massima quantità di denaro a persone che stanno lavorando attivamente per salvare questo pianeta». Patagonia Purpose Trust è il fondo in cui sono confluite le azioni della famiglia dell’83enne, mentre l’organizzazione no-profit è la Holdfast Collective che userà i profitti di Patagonia per contrastare i cambiamenti climatici.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: EPA/FRANCIS R. MALASIG