Nuovo atto dello scontro tra il presidente degli Stati Uniti e una delle più prestigiose Università del Paese
Va in scena un nuovo capitolo dello scontro tra il presidente Donald Trump e l’Università di Harvard. Giovedì 22 maggio segretaria della Sicurezza Interna statunitense, Kristi Noem, ha annunciato di aver sospeso la partecipazione dell’ateneo allo Student and Exchange Visitor Program impedendo di fatto l’iscrizione di studenti stranieri e annunciando che gli studenti stranieri attualmente iscritti all’Università di Harvard dovranno trasferirsi o perderanno lo status legale e il visto.
Secondo Noem la decisione è stata presa perché Harvard avrebbe creato “un campus non sicuro” lasciando svolgere le manifestazioni negli ultimi mesi soprattutto lasciando libertà di agire ad “agitatori antiamericani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei, e di ostacolare in altri modi il suo un tempo venerabile ambiente di apprendimento”. Noem ha poi spiegato che la decisione intende essere “un avvertimento a tutte le università e istituzioni accademiche” e accusato Harvard di aver “fomentato violenza, antisemitismo e per essersi coordinata con il Partito Comunista Cinese nel suo campus. È un privilegio, non un diritto, per le università iscrivere studenti stranieri e beneficiare delle loro tasse universitarie più elevate, contribuendo così ad aumentare i loro fondi multimiliardari”. Nella lettere della segretaria della Sicurezza Interna si legge inoltre che l’Università potrà riottenere il suo diritto di avere studenti stranieri a patto che, entro 72 ore, consegni tutti gli audio e i video che dimostrerebbero azioni pericolose, minacciose o illegali compiute da studenti stranieri negli ultimi cinque anni.

Non si è fatta attendere la risposta dell’ateneo. Il portavoce di Harvard, Jason Newton, ha parlato di mossa “illegale” e che l’Università si impegna a mantenere la capacità di “ospitare studenti e accademici internazionali che noi accogliamo da oltre 140 Paesi e che arricchiscono l’università, e la nazione, in modo immensurabile”.
In una nota il presidente dell’Università, Alan Garber, ha spiegato che si tratta di una decisione “illegale e ingiustificata” che viene condannata. Un’azione che “mette a repentaglio il futuro di migliaia di studenti e studiosi di Harvard e serve da monito per innumerevoli altri college in tutto il Paese“.
La decisione dell’amministrazione Trump verrà portata di fronte un giudice, come era già stato fatto il mese scorso da Harvard che aveva fatto ricorso per ottenere i fondi federali (due miliardi) che il governo aveva congelato per non aver attuato i cambiamenti ai programmi, alle politiche di ammissione e alle norme di assunzione del corpo docenti imposti dal governo. Scelte motivate dal presidente degli Stati Uniti come lotta all’antisemitismo contro gli atenei accusati di aver tenuto un atteggiamento permissivo in merito alle proteste nate contro la guerra a Gaza.
La scelta di bloccare l’iscrizione degli studenti stranieri può provocare un (altro) scossone finanziario per Harvard. Secondo i dati infatti quest’anno gli studenti stranieri iscritti all’ateneo sono circa 6.800, intorno al 27% dell’intero corpo studentesco. Contando che la retta annuale supera i 59mila dollari e può arrivare fino a oltre 83mila con vitto e alloggio, significa perdere un segmento significativo delle entrate.
La notizia desta preoccupazioni anche in altre università, alla Columbia, altro ateneo particolarmente inviso all’inquilino della Casa Bianca, gli studenti stranieri nel 2023 erano ben il 39% del totale degli studenti.
foto di copertina: ANSA/EPA/SAMUEL CORUM