Il Salone del Libro 2025 ha segnato una svolta per il romance e per le realtà editoriali indipendenti, confermando la vitalità di un mercato in continua evoluzione: l’intervista a Queen Edizioni
Il Salone Internazionale del Libro di Torino 2025 si è concluso portando a casa un enorme successo: 231 mila visitatori, 2.647 eventi, 7,8 milioni di utenti raggiunti sui social media e 725 mila interazioni. E se è vero che i numeri sono, per un umanista, un po’ asettici e indubbiamente freddi, non si può negare che in questo caso siano lo specchio rivelatore di una realtà che genera ottimismo, perché smentisce il falso mito dell’editoria “morta” in un Paese in cui è difficile trovare unità persino in libreria. Il SalTo, che si è svolto dal 15 al 19 maggio al Lingotto Fiere, ha confermato il suo ruolo centrale nel panorama culturale italiano e attirato un vastissimo pubblico di lettori, editori e autori, offrendo finalmente ampia visibilità alle “alternative”, vale a dire quelle realtà editoriali più piccole che faticano a trovare posto nelle librerie delle grandi catene che siamo abituati a vedere disseminate per le nostre città. Ma non solo: l’inaugurazione del Romance Pop Up ha rappresentato una svolta storica per un genere troppo a lungo sottovalutato all’interno del panorama editoriale italiano. Per la prima volta quest’anno il Salone di Torino ha dedicato un’intera area tematica al romance, riconoscendone la dignità letteraria e il vastissimo seguito. Il successo è stato immediato e travolgente: tutte le sale dedicate agli incontri sono andate sold out in pochissimi minuti, a dimostrazione di un entusiasmo e una partecipazione senza precedenti. Questo spazio ha dato visibilità e rilievo alle nuove voci del panorama editoriale, soprattutto italiano, favorendo confronto, dialogo e senso di comunità e riportando il Salone – e con esso l’intero settore editoriale nazionale, spesso tacciato di un certo snobismo – al passo con i tempi. Ne abbiamo parlato con la fondatrice e direttrice di Queen Edizioni, Anisa Gjikdhima.
Anisa, come è stato questo Salone per voi?
«È stato un Salone straordinario, sotto molti punti di vista. Ogni anno notiamo una crescita costante, sia in termini di pubblico che di interazioni, e questa edizione non ha fatto eccezione: ancora più persone, ancora più curiosità. Ma ciò che ci ha colpito di più è stata la fiducia dei lettori. Molti si sono avvicinati al nostro stand dicendo di conoscere e apprezzare il nostro lavoro, acquistando anche più libri alla cieca, senza neppure aver letto le trame. Questo per noi è il segnale più chiaro che stiamo costruendo un rapporto solido, basato sulla fiducia e sulla qualità. Non pubblichiamo molti romanzi al mese proprio per prenderci cura di ogni uscita, e vedere che il pubblico risponde così positivamente ci conferma che è la strada giusta. Il Salone ci ha anche permesso di dare visibilità alle autrici italiane, incluse alcune esordienti, e questo per noi è fondamentale: crediamo in un’editoria che valorizza il lavoro nel tempo, non solo al momento dell’uscita. In definitiva, il Salone si è confermato ancora una volta la vetrina ideale per rafforzare il legame con chi ci segue e per lanciare nuove scommesse editoriali».

Quanto è importante una manifestazione come questa per una CE indipendente?
«È fondamentale, proprio per la possibilità che dà di interagire direttamente con i lettori, di ricevere dei feedback: ci dà la dimensione di quanto siamo riusciti a trasmettere con il nostro lavoro e ci aiuta a capire come procedere».
Il Salone permette un contatto diretto tra editore, autore e lettore, figure che un tempo rimanevano piuttosto distanti tra di loro: questo come influenza il vostro lavoro?
«Sicuramente oggi grazie ai social e a eventi come Torino ci è permesso creare una connessione molto più umana e autentica. Questo per noi è prezioso, perché ci consente di costruire relazioni più confidenziali e durature, sia con i collaboratori interni – editor, traduttori – sia con il pubblico. Nel nostro caso, essendo una realtà di media editoria, possiamo permetterci di scegliere con chi lavorare e di continuare a collaborare con chi ci dà fiducia, mantenendo un alto livello qualitativo e coerenza con i nostri valori. E questo vale anche per il lettore: spesso chi lavora con noi finisce per affezionarsi anche ai nostri libri come lettore, creando una sorta di comunità interna. In definitiva, questo contatto diretto non solo ci dà un riscontro immediato sul nostro operato, ma ci fa sentire parte di un ecosistema editoriale più vivo, partecipato e, soprattutto, umano».

Per la prima volta al Salone è stato organizzato il Romance Pop Up: considerando che in Italia il romance viene spesso considerato “letteratura di serie B”, è stata una novità importantissima.
«Assolutamente sì. Il Romance Pop Up ha segnato un cambiamento epocale, perché per la prima volta il Salone del Libro – e cioè la manifestazione editoriale più rilevante in Italia – ha dedicato un’intera area a un genere spesso penalizzato. Questo passo, che ha incluso un’intera giornata di eventi, sale piene in pochi minuti e perfino una libreria interna dedicata, ha rappresentato un segnale chiaro: il romance ha un pubblico ampio, fedele e appassionato, che smentisce con i fatti ogni pregiudizio. I numeri parlano da soli: i lettori ci sono, e sono soprattutto giovani, quelli che vengono spesso accusati di leggere poco. Quella del Salone è stata una risposta forte a un certo snobismo culturale che associa la leggerezza alla superficialità, quando invece la capacità di parlare di sentimenti dovrebbe essere al centro della letteratura. Speriamo davvero che questa diventi una tradizione, un appuntamento fisso, simbolico e rappresentativo».

Parliamo della Queen. Quali sono i vostri progetti futuri?
«La Queen si sta evolvendo velocemente, mantenendo però sempre saldo il legame con i propri valori fondanti. Uno dei progetti futuri più importanti è sicuramente la creazione di una collana interamente dedicata a un sottogenere che ancora oggi genera dibattito: il dark romance e il mafia romance. Sarà una linea editoriale autonoma, con un suo logo, una sua identità visiva e una pagina dedicata, pensata per tutti gli amanti di questi generi.
Inoltre, stiamo lavorando per partecipare a diversi eventi significativi sul territorio italiano. Se tutto va come speriamo, ci troverete al Lucca Comics, al Festival Romance a settembre, e stiamo presentando la domanda per partecipare anche a Più libri più liberi a dicembre, a Roma. Questi eventi per noi sono fondamentali non solo per far conoscere la nostra realtà editoriale, ma anche per coltivare un rapporto diretto con i lettori. E soprattutto, per dare spazio e visibilità alle nostre autrici italiane, che portiamo con noi proprio per favorirne il lancio nei contesti che contano davvero. È una scelta strategica, ma anche profondamente umana».
Cosa pensi del mercato editoriale attuale e che previsioni hai per il futuro?
«Il mercato editoriale è in continua evoluzione: non si ferma mai e bisogna sempre tenere gli occhi ben aperti. Attualmente si percepisce una forte attenzione verso le edizioni curate e verso l’offerta di generi diversificati. Come casa editrice, anche noi vogliamo proseguire su questa linea, offrendo ogni mese titoli di generi diversi – magari uno storico, un romance, un fantasy – senza esagerare con le uscite, ma puntando sulla qualità. Per quanto riguarda il futuro, nei prossimi due anni credo che continueremo a muoverci in un panorama piuttosto stabile, dove generi come il fantasy e il romance continueranno a contendersi l’interesse del pubblico. È un equilibrio delicato, ma il mercato è imprevedibile: basta poco per veder nascere un nuovo fenomeno editoriale. Per questo cerchiamo sempre di rimanere flessibili e pronti a intercettare i cambiamenti».
In un tempo in cui la leggerezza è spesso fraintesa e il sentimento viene relegato ai margini della “vera letteratura”, il Salone del Libro 2025 ha offerto uno spazio nuovo e necessario: un luogo in cui il romance ha smesso di chiedere il permesso ed è entrato a pieno titolo nel cuore del dibattito culturale. In un mondo editoriale che cambia pelle ogni stagione, l’unica direzione possibile sembra essere quella che guarda al lettore non come a un numero, ma come a un essere umano: curioso, fedele, appassionato.
E se l’editoria è ancora capace di emozionare, sorprendere, unire, allora non è affatto morta.
È viva. E batte forte.