Si conclude oggi la Conferenza sul futuro dell’Europa. Von der Leyen: “la democrazia deve aggiornarsi”. Macron: “costruiamo un’Europa efficace affinché sia unita”

Si conclude oggi la Conferenza sul futuro dell’Europa a Strasburgo. I tre copresidenti del comitato esecutivo della Conferenza hanno presentato la relazione finale ai presidenti delle istituzioni dell’Unione europea: la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il presidente francese Emmanuel Macron per il Consiglio e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

«Da questa conferenza arriva un messaggio chiaro per l’Europa – ha detto Von der Leyen – dobbiamo mantenere la promessa di Pace».

«Non dobbiamo mai dare per scontato cosa significa l’Europa, cosa è: un sogno, che oggi brilla più che mai, nei cuori, nelle menti dei cittadini di Kiev, Odessa, Mariupol, Kharkiv; un sogno che brilla nelle menti di quei giovani che si stanno nascondendo nelle stazioni delle metropolitana, nelle cantine; brilla, per portare alla luce le tragedie che si sono verificate a Bucha; brilla in coloro che hanno trovato riparo in Europa, una casa lontana da casa; queste persone sono pronte a morire per quel sogno, che è sempre stato e deve sempre essere tale. Il futuro dell’Europa è anche il futuro dell’Ucraina, il futuro della nostra democrazia è anche il futuro della vostra democrazia».

La presidente della Commissione ha colto l’occasione per parlare anche del futuro dell’Europa: «c’è bisogno di andare ancora oltre – rilancia – Ad esempio, ho sempre sostenuto che il voto all’unanimità in alcune aree chiave semplicemente non ha più senso se vogliamo essere in grado di muoverci più velocemente. O che l’Europa dovrebbe svolgere un ruolo più importante, ad esempio nella salute o nella difesa. E dobbiamo migliorare il modo in cui funziona la nostra democrazia su base permanente».

«Sarò sempre dalla parte di coloro che vogliono riformare l’Ue per farla funzionare meglio – ha sottolineato von der Leyen – senza tabù e senza alcuna linea rossa ideologica», aprendo anche a una modifica dei Trattati “dove necessario“.

Dopo la presidente della Commissione è intervenuta anche Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, con una prima riflessione politica sulla guerra: «il futuro dell’Europa è strettamente legato al futuro dell’Ucraina. La minaccia che affrontiamo è reale. Quale sarà il giudizio della storia delle nostre azioni? Le generazioni future leggeranno del trionfo del multilateralismo sull’isolazionismo?».

Il terzo intervento è di Emmanuel Macron; il neo-presidente francese ha rilanciato il ruolo dell’Europa come protagonista politico capace di rendersi indipendente su temi come energia e sanità: «dobbiamo continuare ad assumerci le nostre responsabilità».

«Negli anni passati ci siamo divisi, ci siamo richiusi nelle nostre realtà nazionali perché non abbiamo saputo spiegare ai cittadini le crisi economiche» spiega facendo riferimento alle esperienze di Portogallo e Grecia e citando anche al Whatever it Takes di Draghi.

Con la guerra invece c’è stata una gestione unitaria, anche da un punto di vista economico: «per la prima volta ci siamo mobilitati per la pace come mai avevamo fatto, dobbiamo essere fieri di queste scelte. Questa è efficacia. La sfida che ci ponete è essere efficaci in tempi di pace», dunque “decidere rapidamente e in maniera compatta, investendo nelle cose giuste e non lasciando indietro nessuno“, anche seguendo le strade di riforma.

Riprendendo von der Leyen, Macron menziona anche la convocazione di una convenzione la revisione dei Trattati: «è una proposta del Parlamento europeo che io approvo» e che impegnerà tutti i Governi a costruire un consenso istituzionale, discutendo con “il coraggio e la libertà necessari” già a partire dal Consiglio europeo di giugno.

La messa in discussione dei Trattati è necessaria per “definire gli strumenti per essere solidali e chiarire i nostri obiettivi” del clima, ma anche crescita economica, piena occupazione. «Le istituzioni europee sono state fondate anni fa con modalità non più concrete che non ci consentono di affidare le nuove sfide dei nostri tempi».

Infine, ripensamento della geografia del nostro continente, guardando anche alle richieste di altri Paesi ad entrare in Europa. Il riferimento qui cade sull’Ucraina che “con il suo coraggio e la sua battaglia è già membro di cuore della nostra Europa, della nostra famiglia e della nostra Unione“. Auspicando che si proceda rapidamente con la candidatura del Paese, Macron ricorda che l’iter per l’adesione richiede diversi anni, spesso decenni: «dobbiamo ripensare all’Unità della nostra Europa ma non possiamo rinunciare ai principi a fondamento della nostra Unione». Di fronte al nuovo contesto geopolitico “spetta a noi trovare una condizione per favorire l’Europa senza fragilizzare l’unità costruita” e “avviare una riflessione storica sull’architettura del nostro Continente“, non accettando qualunque richiesta ma pensando nel lungo termine.

Qui il presidente francese rilancia l’idea già avanzata a suo tempo da Mitterrand che parlava di una “confederazione d’Europa”. Una questione prematura ai tempi che però poneva una questione politica di fondo, una “sfida storica che ci attende oggi” di costruire una nuova architettura europea che consenta di trovare “nuovi spazi di cooperazione politica, di sicurezza, di energia, trasporti e giovani“.

A margine dell’evento è arrivato anche il commento di Giorgia Meloni, che ha parlato di un’occasione mancata per la Conferenza che “avrebbe potuto gettare le basi per una nuova Europa, più rispettosa delle identità nazionali e più centrale nello scacchiere internazionale, ma che i federalisti hanno trasformato in una farsa“.

«Hanno imposto la loro agenda – attacca Meloni – respinto tutte le proposte dei conservatori», allestendo una “passerella mediatica dai costi sconosciuti e non rappresentativa del sentimento dei popoli“.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA/EPA