ANSA / CHIARA DE FELICE

Le giovane dopo l’attentato del 2016 da cui si era salvata era emotivamente distrutta

Shanti De Corte aveva 23 anni ed era sopravvissuta quasi per miracolo all’attentato di Bruxelles del 2016. Dopo anni di malessere ha avuto accesso all’eutanasia e ha messo fine alla sua vita.

La magistratura belga ha consentito l’eutanasia perché la 23enne “era in un tale stato di sofferenza mentale che la sua domanda è stata logicamente accettata“.

De Corte, secondo quanto ricostruito dai media locali, soffriva di disturbi psicologici già prima del 2016, ma lo shock dell’attentato ha aggravato la sua salute mentale. Le vittime dell’attentato rivendicato dall’Isis furono 18, di cui due attentatori, moltissimi i feriti. La 23enne rimase invece illesa, mentre molti dei suoi compagni di classe, che si trovava con lei in aeroporto, morirono.

Il 7 maggio 2022 Shanti De Corte ha fatto ricorso all’eutanasia, su Facebook ha scritto: «ho riso e pianto fino all’ultimo giorno. Ora me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate». Il caso ha fatto scalpore e ha attirato su di sé l’attenzione mediatica belga, soprattutto perché la notizia è giunta a pochi giorni di distanza dalla sentenza Corte europea dei diritti dell’uomo secondo cui in Belgio l’eutanasia concessa a una 64enne affetta da depressione ha violato l’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che tutela il diritto alla vita. Secondo la Corte “la Commissione federale belga per il controllo e la valutazione dell’eutanasia non ha esaminato in modo adeguato le circostanze che hanno portato all’eutanasia, sottolineando anche la mancanza di un’indagine penale tempestiva dopo il fatto” ha riportato Aleteia. Nel caso preso in esame, avvenuto nel 2012, è stato il figlio della 64enne a contestare la decisione dell’eutanasia, dato che la madre avrebbe “sofferto di depressione per tutta la vita, anche se godeva di ottima salute fisica“.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: ANSA / CHIARA DE FELICE