È allarme anche per la temperatura del Mediterraneo, aumentata di 5 gradi: l’ultimo picco di 3 gradi risale al 2003
È passato più di un mese da quando l’Emilia Romagna ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità. Da allora la situazione non è che peggiorata, come conferma l’Arpa che rilancia: «mai così poche piogge dal 1961» .
L’ultimo report dei tecnici sulla siccità nella Regione è impietoso: «i nubifragi verificatisi non risolvono il problema», spiegano, confermando la tendenza “già evidenziata a giugno rispetto ai valori di precipitazione di circa il 65% inferiori in relazione al clima“. Il dramma degli incendi, dunque, non è che uno dei risvolti del cambiamento climatico in atto, dagli impatti devastanti per l’ambiente.
Oltre alle scarse precipitazioni, aggravano la situazione anche le temperature oltre la media dell’acqua. Secondo il servizio di monitoraggio dell’ambiente marino svolto da Copernicus, a luglio il mare ha registrato “un’anomalia fino a +5° lungo le coste della Francia e dell’Italia“.
Un record che non veniva infranto dal 2003 quando l’aumento della temperatura del Mediterraneo registrato era di 3°.
L’effetto di questo riscaldamento delle acque è devastante per l’ecosistema marino, tanto che si andrebbe incontro a una “tropicalizzazione del Mediterraneo” come l’ha definita il professore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna Stefano Goffredo (basti pensare alle Caravelle Portoghesi avvistate nei mari italiani).
Così, “specie aliene arrivano nelle nostre acque dal Mar Rosso e dell’Oceano indiano, attraverso il Canale di Suez” che diventa “come la galleria di un’autostrada“; parliamo di “nuove specie marine” chiamate “aliene” perché “introdotte in nuovi ambienti dall’uomo“.
Altro fenomeno evidenziato da Goffredo è quello della “meridionalizzazione del Mediterraneo”, con specie marine che solitamente abitano nel Sud del mare che si spostano verso il Nord. Un percorso di migrazione fatto di “strade senza uscita“.
Lo testimonia, ad esempio, la comparsa nei mari italiani di meduse provenienti dal Mar Rosso; si tratta della rhopilema nomadica; «il primo problema è stato causato alla pesca – spiega Goffredo – perché si tratta di una massa gelatinosa di tonnellate che complicano o addirittura impediscono il recupero delle reti».
L’aumento di queste meduse nelle acque balneabili, avvisa l’esperto, “può avere impatti importanti anche sul turismo“.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/TINO ROMANO