Ritratto di un uomo di stato che con discrezione ha saputo essere leader

«La forza d’animo, la determinazione ad agire, non è necessariamente espressa dai decibel, dal volume della voce o dal modo in cui ci si esprime. Non è gridando che si esprime maggiore forza di volontà». Con questa citazione, presa da una rarissima intervista radiofonica rilasciata nel 1991, si può riassumere il modo di fare politica di Sergio Mattarella, il dodicesimo e tredicesimo presidente della Repubblica italiana, giunto quest’anno alla fine del suo mandato e (quasi) subito riconfermato.

Un settennato che è stato tra i più difficili della storia repubblicana, segnato da crisi politiche che hanno portato al susseguirsi di ben cinque Governi con maggioranze diverse di segni opposti e dall’emergenza sanitaria legata al Coronavirus che ha causato una crisi economica inattesa e difficile da fronteggiare.

Il 3 febbraio 2015 Sergio Mattarella si è presentato alle Camere per il suo insediamento dichiarando che sarebbe stato arbitro e garante della Costituzione, dopo essere stato eletto con 665 voti al quarto scrutinio. Nel corso degli anni sono emerse molte delle sue caratteristiche peculiari: Mattarella ha dimostrato di avere un’anima fortemente cattolica, si è mostrato attento al sociale, alla povertà, ai più giovani, spesso protagonisti dei suoi discorsi, unendo austerità, serietà e moderazione a una buona dose di pragmatismo.

Dell’uomo dietro il presidente si è sempre saputo molto poco. Quartogenito di una famiglia numerosa, Sergio Mattarella è nato a Palermo il 23 luglio 1941 e si è trasferito a Roma per seguire il lavoro del padre, politico attivo nella DC. Nella Capitale si è diplomato al liceo classico e in seguito ha militato nel Movimento Studenti della Gioventù Maschile di Azione Cattolica e si è laureato in Giurisprudenza con lode. Dopo l’iscrizione all’albo degli avvocati, Sergio ha cominciato a esercitare in uno studio legale di Palermo e ha intrapreso poi la carriera accademica, diventando professore di diritto parlamentare, cattedra che ha mantenuto fino al 1983.

Non sarebbe probabilmente mai entrato in politica se non fosse stato per la tragedia che colpì la sua famiglia il giorno dell’Epifania del 1980. Suo fratello maggiore, Piersanti Mattarella, all’epoca era presidente della Regione Sicilia: la mattina del 6 gennaio si stava recando in chiesa con la sua famiglia a bordo di una Fiat 132 quando, in via della Libertà a Palermo, un uomo aprì il fuoco colpendolo con 8 colpi di pistola. Inizialmente l’omicidio sembrò avere radice terroristica; solo diversi anni più tardi, durante l’interrogatorio del pentito Tommaso Buscetta ad opera del giudice Giovanni Falcone, emerse la verità: era stata Cosa Nostra ad ordinarne l’assassinio.

Per Sergio, il barbaro omicidio del fratello rappresentò un momento di non ritorno: fu lui il primo a soccorrere Piersanti, che gli morì tra le braccia mentre cercava di estrarlo dalla macchina. In seguito, Mattarella lasciò la cattedra e rafforzò il proprio impegno politico. Venne eletto alla Camera nel giugno 1983 e rimase deputato fino al 2008; nel corso del tempo fu ministro per i rapporti con il Parlamento, della Pubblica Istruzione, della Difesa. Durante il Governo D’Alema, tra il 1998 e il 1999, venne nominato anche vicepremier.

Il suo operato come ministro si ricorda soprattutto per due leggi: il Mattarellum, ovvero la riforma del sistema elettorale della Camera e del Senato, che prevede che il 75% dei seggi sia da assegnare con il sistema maggioritario uninominale e il 25% con il proporzionale, e che venne usata per le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001 e la legge che abolì il servizio militare obbligatorio. Nel 2008 lasciò temporaneamente la politica per proseguire la sua esperienza giuridica, che culminò ai massimi livelli con l’elezione nel 2011 a giudice della Consulta, ruolo che ricoprì fino all’elezione da presidente della Repubblica.

I suoi 7 anni da capo dello Stato si sono svolti all’insegna della semplicità, nel linguaggio quanto nei gesti. Una curiosità: tra i primi atti della sua presidenza ci furono la rinuncia alla pensione da professore universitario e l’ampliamento della zona visitabile del Quirinale. Inoltre, subito dopo esser stato eletto si imbarcò su un volo di linea per una visita privata a Palermo: con queste poche azioni diede un’idea chiara del tipo di presidente che voleva essere, un “padre dalla presenza discreta“, come è stato definito talvolta, un capo che si fa sentire solo quando è realmente utile farlo.

Durante il suo mandato, Mattarella ha dovuto fronteggiare diverse crisi. La più lunga nella storia Repubblicana fu quella del 2018: 88 giorni al termine dei quali battezzò il Governo giallo-verde, nato dall’alleanza tra M5S e Lega, ma solo dopo aver rifiutato la nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Questo “no” è più importante di quello che può sembrare: Savona era dichiaratamente anti-europeista e Mattarella si è fatto, fin dal primo momento, fautore dell’Unione Europea. Una linea che condivide con l’attuale premier Mario Draghi e che gli è stata riconosciuta in diverse occasioni da tutti i leader europei, non ultima la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen. Il Governo così nato durò solo un anno, dopodiché, per via di una mozione di sfiducia presentata dalla Lega, si formò l’alleanza M5S-Pd-LeU, che crollò a gennaio 2021 con il ritiro del partito di Renzi: una mossa che portò l’ex presidente della Bce Draghi a Palazzo Chigi, adesione che si deve alle relazioni orchestrate dallo stesso Mattarella.

Sergio Mattarella è stato un presidente social: ha sempre mostrato un grande interesse per le nuove tecnologie, ha un debole per smartphone e palmari di ultima generazione e ha scelto i social media come strumento per restare in contatto con la società. Sotto di lui c’è stato un vero e proprio battesimo social del Quirinale, con Palazzo e istituzioni che si sono buttate in rete, ma questo non ha comportato una minor attenzione del capo dello Stato alla propria vita privata, anzi.

È sempre stato molto pudico nei riguardi del proprio percorso personale. È vedovo, è stato sposato dal 1966 al 2012 con Marisa Chiazzese, figlia dell’ex rettore dell’università di Palermo e sorella della vedova di Piersanti, suo fratello. Dal matrimonio sono nati tre figli: Laura, avvocato, Francesco e Bernardo Giorgio. Quest’ultimo è a capo dell’ufficio legislativo del Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ruolo che ricopre dal 2014.

Qualche curiosità: Mattarella non sa nuotare, ma si intende di calcio: tifa per il Palermo ma ha dichiarato di nutrire “simpatia” per l’Inter. Quando era più giovane era chiamato “Martirella“, per via dell’espressione molto seria, quasi malinconica, che aveva sempre: sintomo in realtà di grande concentrazione e presumibilmente anche di una buona dose di timidezza. Nel 1990 fu tra i capofila di una vera e propria crociata contro l’arrivo in Italia di Madonna, con il suo show Blond Ambition: Sergio abbracciò la protesta della Chiesa per lo spettacolo giudicato eretico e irriverente, e anche questo è sintomatico del suo profondo rapporto con il Vaticano. Durante la visita di congedo con Papa Francesco, il Pontefice lo ha abbracciato ringraziandolo per la testimonianza e per essere stato “un maestro di discrezione“.

Personaggio pubblico tra i più amati del nostro tempo, Mattarella è stato testimone di 40 anni di storia d’Italia, da Mani Pulite al Covid: la sua eredità vuole essere soprattutto un esempio, l’esempio di come essere – in un mondo di apparenza, di politica urlata sui social, di leader che sono più personaggi mediatici che politici – un vero uomo di Stato.

di: Micaela FERRARO