Nella sua requisitoria la procuratrice aggiunta ha fatto riferimento a una sistematica presenza di “odalische, schiave sessuali a pagamento”. La difesa: “epiteti di cattivo gusto”

«Il presidente del Consiglio in carica usava sistematicamente allietare le proprie serate ospitando a casa propria gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento». Così la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano nella sua requisitoria odierna nell’ambito del processo milanese Ruby ter, secondo cui “indipendentemente dalle nostre valutazioni e da quella della difesa” questi fatti “sono stati già consegnati alla Storia“.

Siciliano ha parlato di un “consolidato sistema prostitutivo” nel quale le ragazze “lo divertivano, trascorrevano alcune la notte con lui e questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico“.

La procuratrice ha voluto anche evidenziare che all’epoca dei fatti il processo riguardava una delle persone “più ricche al mondo“, con “il potere di modificare lo Stato” e “che si accompagnava con amicizie come quella con Putin, colui che ora sta mettendo in ginocchio il mondo“.

Oggi, invece, il processo riguarda “un grande anziano malato” di cui “conosciamo la vita privata perché di interesse giornalistico e guardiamo a questo con tenerezza e compassione“, oltre che “un gruppo di donne la cui caratteristica principale, causativa dei guai, è la bellezza, ormai passata, all’epoca erano molto giovani“.

Ecco quindi che la Procura si scaglia anche contro il “sistema” giudiziario che, “se un processo può arrivare ad una pronuncia di primo grado dopo 8 anni” ha fallito.

Il processo coinvolge, oltre a Berlusconi, altri 28 imputati, di cui una ventina di ex ospiti delle serate di Arcore, compresa Karima El Mahroug, Ruby Rubacuori. L’accusa di questo procedimento ter riguarda versamenti e regali vari con i quali Berlusconi avrebbe omaggiato le ragazze che, in cambio, avrebbero dovuto testimoniare confermando la versione delle “cene eleganti”. Di qui, l’accusa di corruzione in atti giudiziari.

Il commento alla requisitoria della difesa di Berlusconi non si è fatto attendere: «ci siamo un po’ abituati a questa non particolarmente ricca e direi unidirezionale forma di attribuzione di epiteti al dottor Berlusconi – ha dichiarato l’avvocato Federico Cecconi – Io non condivido questa scelta ma non posso impedire che altri impieghino termini che io al loro posto, mi basta il mio, non avrei impiegato».

«Credo che si possano avere opinioni diverse senza arrivare a queste forme di esternazione che rischiano anche di essere viste come espressione di cattivo gusto» ha proseguito il legale, che ha detto di non aver ancora avuto modo di parlare con Berlusconi, anche se “credo di poter interpretare il suo pensiero“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/MATTEO CORNER