Al Consiglio Ue a Reykjavik il presidente francese assicura collaborazione con Roma sui migranti, mentre il ministro dell’Interno torna all’attacco delle politiche di Meloni

Fra le misure portate a casa dall’appuntamento a Reykjavik di presidenti del Consiglio e primi ministri dell’Ue c’è l’istituzione di un registro dei danni della guerra in Ucraina, con sede all’Aia e un ufficio satellite a Kiev. All’accordo hanno aderito 37 dei 46 Paesi del Vecchio Continente, con Canada, Giappone, Stati Uniti, e l’Unione europea da osservatori. Il registro avrà lo scopo di raccogliere prove e informazioni, utili in un secondo momento per le richieste di risarcimento danni, perdite o lesioni connesse all’aggressione di Mosca.

Oltre ad Andorra, Bulgaria e Svizzera, che hanno espresso l’intenzione di aderire, non hanno siglato l’accordo Armenia, Azerbaijan, Bosnia ed Erzegovina, Ungheria, Serbia e Turchia.

Roma-Parigi: Macron tende la mano, Darmanin la ritrae

Prima il disgelo, poi di nuovo le tensioni: sono ancora in bilico le relazioni fra Roma e Parigi dopo il Consiglio Ue che si è riunito a Reykjavik. Prima di lasciare la Capitale islandese con destinazione Hiroshima in Giappone per il G7, Meloni e Macron hanno infatti avuto un incontro distensivo, con il presidente francese che assicura: «lavoreremo insieme» sulla questione dei migranti.

«Non possiamo lasciare l’Italia sola davanti al problema dei migranti» avrebbe affermato Macron, con alcune fonti italiane vicine alla premier che confermano un “clima di grande cordialità“.

A smentire questa distensione ci ha però pensato il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin che dopo l’intervento di Macron torna ad attaccare l’Italia. Intervistato da France Inter, Darmanin ha dichiarato che “quando fai promesse sconsiderate, quando sei un esponente dell’estrema destra – la Meloni non è proprio una progressista di sinistra – ti rendi conto che la realtà è più dura“.

«Il mio attacco – prosegue il ministro degli Interni – non è contro gli italiani ma contro personaggi politici. Abbiamo il diritto di dire che la signora Le Pen, la signora Meloni, non hanno il modello giusto».

Scholz: “mantenere i ponti con l’altra Russia”

Al Consiglio è intervenuto anche il cancelliere tedesco Scholz. Pur ammettendo che “la Russia ha perso la democrazia“, il capo dell’Esecutivo di Berlino ha ribadito che il Consiglio dovrebbe “tenere in piedi i ponti con i rappresentanti di un’altra Russia e di un’altra Bielorussia“, allo scopo di “mantenere in questo modo aperte le prospettive di un futuro democratico e pacifico, per quanto oggi ci riesca difficile immaginarlo“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/ANTON BRINK HANSEN