Secondo la leader FdI non avrebbe senso un Governo insieme a Lega e FI se non si trova l’intesa
Ai microfoni del Tg5 Giorgia Meloni non usa mezzi termini e chiarisce la sua posizione spiegando che “se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo” sulla premiership nel centrodestra “non avrebbe senso andare al governo insieme“.
«Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi» ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia.
«Non ho bisogno dei regali di Enrico Letta, né dei loro riconoscimenti – spiega Meloni. – Letta fotografa la realtà quando dice che bisognerà scegliere tra Fratelli d’Italia e il Pd: sono i due principali partiti che si confronteranno in queste elezioni in un sistema che potrebbe tornare bipolare. Considero questa una buona notizia perché nel bipolarismo si confrontano identità: centrodestra contro centrosinistra, progressisti contro conservatori. Questo è lo scontro e gli italiani sceglieranno da che parte stare».
«Non ci facciamo intimidire. E penso anche che la sinistra abbia bisogno di inventare una macchina del fango contro di noi perché non può dire niente di concreto e di vero. Noi non abbiamo bisogno di inventare una macchina del fango contro di loro perché possiamo banalmente raccontare i disastri che hanno prodotto in Italia negli ultimi 10 anni al governo», conclude.
Azione e +Europa correranno insieme e lasciano la porta aperta a Letta
Azione, insieme a +Europa, ha presentato il Patto Repubblicano. Così, Calenda e Bonino correranno insieme alle prossime elezioni, lasciando aperta la porta al Pd e concretizzando un “polo europeista e democratico che metta al centro lʼagenda Draghi, non un minestrone politico solo per sconfiggere la destra“.
Il leader di Azione, che si guarda intorno per individuare i suoi alleati, chiude alla possibilità di fare squadra con Luigi Di Maio: «non so di chi lei stia parlando». Sul segretario dem, invece, afferma: «ad Enrico Letta gli vogliamo bene, è una persona seria e siamo disponibili a discutere con tutti sulle cose da fare».
«Forza Italia è entrato a pieno titolo nell’area populista, sovranista, anti-europea e anti atlantica. Non è un caso che Draghi sia stato fatto cadere da tutti partiti in qualche modo filo-putiniani Berlusconi? Ha fatto una cosa folle» aggiunge poi sul Cavaliere.
Dagli ex azzurri però potrebbe esserci interesse. La ministra Gelmini, infatti, scrive su Twitter: «ho letto il manifesto di Azione. Europeismo e atlantismo, infrastrutture, Pnrr, industria 4.0, revisione del reddito di cittadinanza. È l’agenda Draghi ed è quello che serve all’Italia. Carlo Calenda io ci sono, vediamoci».
Si sono incontrati oggi il segretario di Azione, Carlo Calenda, e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Tra i due si sarebbe creato un certo feeling. Renzi ha comunque ribadito che Italia Viva “è pronta a correre anche da sola alle prossime elezioni”. Dopo l’incontro con Calenda il politico fiorentino ha dichiarato: «abbiamo molte posizioni per molti aspetti simili, tant’è che abbiamo lavorato insieme e io l’ho voluto ministro, l’ho sostenuto come candidato sindaco a Roma. Poi quello che farà Calenda è giusto lo dica lui».
Di Maio tirato in causa
Non si fa attende la risposta di Luigi Di Maio: «le coalizioni si presentano fra il 12 e il 14 agosto, nelle prossime settimane ci sarà un dibattito. Le coalizioni sono fondamentali per stare uniti contro gli estremismi. Essere uniti, fra coloro che hanno provato a salvare il governo di unità nazionale, è un valore. Ci lavoreremo, poi gli italiani decideranno».
Il titolare della Farnesina dichiara L’aria che tira, su La7: «Conte e Salvini si sono messi agli estremi. Il partito di Conte è diventato di estrema sinistra, e il centrodestra è un’alleanza di estrema destra. In mezzo c’è l’alleanza dei moderati, noi che dobbiamo dare un’alternativa al Paese, anche nel solco dell’agenda Draghi».
Nicola Zingaretti candidato?
Nel totonomi compare anche il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. «La mia candidatura? Dipende molto dal mio partito – dice, riferendosi al Pd di cui è esponente. – Io sono a disposizione del gruppo politico, poi dipenderà da Enrico Letta e dal gruppo dirigente del Pd. La mia consiliatura è finita nel Lazio perché dopo due mandati non ci si può ricandidare». Sull’eventualità di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle: «non ci sono in questo momento le condizioni per allearci, anche se abbiamo fatto un percorso insieme».
Opposto il giudizio sul campo largo a livello regionale, dove Zingaretti rilancia il progetto della “maggioranza larga che ha ben governato il Lazio“, anche se “questo dipenderà dai protagonisti della futura avventura“.
Domani, martedì 26 luglio, intanto, si terrà in modalità ibrida la Direzione nazionale del Partito democratico. L’appuntamento è alle 9 nella sede di via Sant’Andrea delle Fratte 16 per parlare della situazione politica, delle elezioni e del regolamento per le candidature.
Forza Italia non fa nomi
Parla il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. «Prima vinciamo la partita e poi vedremo chi alzerà la coppa – dice ad Agorà estate su Rai 3. – Noi non abbiamo preclusioni nei confronti di alcuno, spero che altri non ne abbiano nei nostri. Berlusconi presidente del Senato? Ma per carità. Berlusconi può fare tutto. Tutti gli riconosco il ruolo che ha avuto. Starà a lui decidere. Ma non c’è alcun accordo alcun patto. Ma lui fatto che ha fatto il presidente del Consiglio per 10 anni, l’imprenditore, sport, si mette a fare il presidente del Senato? Mi sembra riduttivo. Evidentemente la sinistra lo vede come collante e dà fastidio. Ma mi sembra una bassezza dire che Berlusconi sarà presidente del Senato» – ha aggiunto.
Poi specifica: «la questione dei nomi è secondaria. Io non sono candidato a nulla, io non ho ambizioni, ho un leader che si chiama Silvio Berlusconi e toccherà a lui guidare Forza Italia e il centrodestra verso la vittoria. L’importante è vincere le elezioni. Fare le liste uniche con la Lega è una ipotesi che non è mai esistita, noi correremo con il nostro simbolo e lo faremo orgogliosamente. Noi non faremo mai nessuna lista, né con la Lega e né con gli altri» – e annuncia: «ci sarà in settimana l’incontro tra i leader, dovrebbe essere mercoledì, vogliamo presentare all’Italia un progetto di Paese. Ci sono una serie di cose importante da fare, dobbiamo riuscire a combinare l’economia reale e con quella ambientale per dare una prospettiva nei prossimi anni».
Fuoriuscite azzurre
Dopo i ministri Gelmini e Brunetta, altri esponenti di Forza Italia decidono di lasciare il partito. L’ultimo è l’assessore regionale lombardo alla Casa Alessandro Mattinzoli, guida a livello provinciale a Brescia.
«Non riconosco più FI che ho conosciuto. Stimo la Gelmini ma il tema non è seguire la Gelmini. È che in questo momento condivido pienamente con lei la scelta. Con una pandemia che torna ad essere aggressiva, con la crisi economica, energetica e idrica facciamo cadere un governo autorevole a guida Draghi per sostituirlo con chi? Draghi era la persona più autorevole per guidare l’Italia – commenta Mattinzoli. – La forza della coalizione di centrodestra non è mai stata il pensiero comune, ma al contrario è la differenza tra i partiti. Forza Italia si sta appiattendo al pensiero della Lega».
Lascia anche la deputata Anna Lisa Baroni affermando che “non c’è spazio per i moderati”. «La posizione politica assunta dal partito in piena crisi di governo è stata sconcertante. Mai mi sarei aspettata che Fi scippasse a Conte e ai 5s la responsabilità di far cadere l’esecutivo, condannando il Paese all’instabilità e mettendo a rischio importanti provvedimenti a favore di famiglie e ceti produttivi. Non mi riconosco più in questa Fi, che ormai da tempo insegue Salvini e il suo populismo. Ha ragione Mariastella Gelmini quando dice che in Forza Italia non c’è più spazio per i moderati. Da oggi non faccio più parte di Forza Italia e lascio ogni carica all’interno del partito» – spiega la deputata.
Anche la deputata ed ex atleta paralimpica Giusy Versace annuncia il suo addio a Forza Italia, partito nel quale militava dal 2018: «era nostro dovere garantire stabilità al Paese e continuità a questo Governo che ben stava lavorando, portando al termine naturale la legislatura, fra qualche mese, con altruismo e coerenza – scrive in una nota. – Mai avrei immaginato di terminare questa legislatura con tale amarezza e delusione, sentimenti che oggi mi portano a lasciare il gruppo ed a dimettermi dagli incarichi che mi sono stati affidati ringraziando per la fiducia che mi è stata riposta».
Parola al Carroccio
Su un eventuale Governo di centrodestra interviene anche governatore Fvg della Lega Massimiliano Fedriga che afferma: «dobbiamo presentare un programma di Governo credibile, lo stiamo scrivendo. Il dibattito penso che debba essere anche sull’approvvigionamento energetico, sulla siccità e come affrontarla, sui rapporti internazionali, sulla questione lavoro, sono cose fondamentali per il Paese. Penso che su alcuni temi di interesse generale per il Paese si possano trovare anche condivisioni tra destra e sinistra, a prescindere da chi governerà».
In merito a quanto dichiarato da Giorgia Meloni, il segretario della Lega ha dichiarato: «lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l’onore e l’onere di indicare il premier».
Il nuovo Mastella
Questa mattina il sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia Clemente Mastella ha presentato il simbolo della nuova compagine politica Noi Di Centro con cui si candiderà alle prossime elezioni. «Un’alleanza seria presuppone che non ci siano veti per tentare di vincere, altrimenti è inutile partecipare alla gara. Bisogna presentarsi con un programma serio, che non sia solo l’Agenda Draghi, ma un’agenda che guardi in particolare alle diseguaglianze al Sud, alle famiglie in difficoltà. In caso di mancata alleanza, siamo pronti anche ad andare da soli» – ha dichiarato.
Poi ha commentato: «l’ultima volta che in Italia ha vinto il centrosinistra è stato il 2006, chi c’era nel 2006? Mastella. E vinsero grazie ai voti della Campania. Quindi non fosse altro che per scaramanzia, per un po’ di iella da evitare, consiglio di fare l’alleanza con noi. Chi non la fa, sono cacchi propri».
Renzi corre da solo
Matteo Renzi è pronto a correre da solo alle elezioni 2022. Il leader di Italia Viva, che ha provocato la caduta del Governo Conte e ha poi cercato di salvare il Governo Draghi, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera ammettendo che l’ipotesi di “gareggiare” da solo è “la più probabile e affascinante”.
«Se prevale l’intelligenza politica e si costruisce una coalizione vera, ci siamo – ha precisato, facendo riferimento agli interventi del segretario Pd Letta delle scorse ore -. Ma se ciascuno vuole tenere le sue bandierine e pensa di poterci abbindolare con due seggi o tenerci fuori con un veto, non ci conoscono. Se c’è un veto politico di Letta su di noi ne prendiamo atto. E dopo le elezioni ciascuno risponderà delle sue scelte».
Nella sua newsletter poi aggiunge: «prima settimana di campagna elettorale. Ma, tranquilli, mancano solo 60 giorni. Due mesi e tutto sarà finito. Due mesi in cui l’Italia si gioca moltissimo. Il nostro obiettivo è chiaro – ribadisce, – noi non vogliamo portare Meloni o Salvini a Palazzo Chigi ma riportarci Draghi. E poi fare finalmente la riforma costituzionale del Sindaco d’Italia. Nel frattempo, dovremo affrontare molti problemi: inflazione, crisi energetica, le conseguenze della guerra sul cibo e sulla migrazione, gli effetti del clima impazzito e la necessità di una svolta ambientale, una giustizia che spesso rischia di diventare ingiusta».
E prosegue dicendo: «questa campagna elettorale sarà molto difficile. Ma sarà anche breve e dovrà essere ispirata a due parole: coraggio e libertà. Il coraggio di dire le cose come stanno. Senza incertezze, mediazioni, compromessi: diremo la verità su questi anni e sui prossimi che verranno. Siamo gli unici che volevano Draghi e che hanno combattuto contro tutti per averlo, mentre altri dicevano “Conte o morte”. E oggi ci permetteremo il lusso di una campagna elettorale di verità. La libertà di rischiare, la libertà di sognare, la libertà di provarci».
di: Micaela FERRARO
aggiornamenti di: Alessia MALCAUS e Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO