Parlando dei cinque quesiti al vaglio degli elettori il prossimo 12 giugno, il segretario dem Letta ha invece ribadito la posizione contraria del partito: “non risolvono i problemi, se occupi il Parlamento”
A 10 giorni dal voto la politica accende i riflettori sul referendum sulla giustizia, composto da cinque quesiti e orientato sulla riforma del Csm. Il segretario del Letta ha ribadito la posizione del Pd: «i cinque referendum non ci convincono, non risolvono i problemi ma ne aprono di ulteriori».
«Quei temi si risolvono in Parlamento – ha spiegato Letta – siamo fiduciosi che lì si possano trovare le soluzioni migliori».
Gli fa eco Matteo Salvini, con la Lega che è fra i promotori del referendum insieme al Partito Radicale. Riprendendo le accuse già sollevate sul “silenzio stampa” che avrebbe ostacolato la visibilità dell’iniziativa referendaria, Salvini parla di una “vergognosa, infame, antidemocratica campagna di censura».
«Poi parlano delle fake news e dicono che là non c’è democrazia – prosegue. – Ma perché in Italia c’è democrazia? Dove milioni di italiani potrebbero cambiare la giustizia e non sanno che hanno cinque referendum» per farlo.
Qualche giorno fa un altro esponente leghista, Calderoli, aveva annunciato uno sciopero della fame contro l’assenza di promozione dei quesiti, al vaglio degli elettori il prossimo 12 giugno.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/FACEBOOK/MATTEOSALVINI