Sul piede di guerra l’Oipa che definisce il progetto “esecrabile e miope”. Secondo l’Ispra l’attività venatoria comporterebbe un duplice rischio
La giunta regionale della Regione Lazio ha approvato il Priu – Piano regionale di interventi urgenti per la gestione e il contenimento della peste suina africana; il piano prevede fino a 50mila abbattimenti di cinghiali nel territorio, il doppio rispetto a quelli previsti nella scorsa stagione venatoria.
Si tratta di un piano drastico che vuole rispondere con prontezza al problema della peste suina nel Lazio, dove si stima la presenza di 75mila cinghiali.
Oltre a raddoppiare il numero degli abbattimenti, il piano con validità triennale prevede anche una serie di procedure di biosicurezza che riguardano lo smaltimento della carcasse e la sorveglianza negli allevamenti di suini.
La riduzione degli esemplari riguarderà le “aree a maggiore densità che sono riferibili alle aree di Roma, di Viterbo e Rieti“.
«La riduzione del numero dei cinghiali è un tema di salute pubblica, di sicurezza nella catena alimentare, di decoro urbano e di sicurezza nella mobilità» rivendica l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, ma gli animalisti sono già sul piede di battaglia.
L’Oipa – Organizzazione internazionale protezione animali ha definito il piano “esecrabile e miope” poiché “preferisce la caccia, il sangue, a ogni soluzione etica“.
«Si fa fuoco su esseri viventi senza neppure ascoltare la scienza» protesta l’Oipa che, riprendendo un parere degli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare ricorda che “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa“.
A questo parere si aggiungono le considerazioni dell’Ispra, secondo cui le attività venatorie andrebbero addirittura sospese nelle zone infette in quanto “comportano un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli“.
Fra le soluzioni alternative proposte dall’Oipa c’è anche l’introduzione di una raccolta rifiuti porta a porta nel quadrante nord di Roma, “dove ancora cumuli di spazzatura giacciono sotto i cassonetti“.
«I cinghiali non entrano nell’abitato nelle zone dove funziona la raccolta a domicilio: si consideri l’esempio di alcune zone del Municipio Roma 10, accanto alla Tenuta presidenziale di Castelporziano o, fuori Roma, la cittadina di Bracciano, proprio all’interno di un parco protetto» spiega ancora l’organizzazione.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI