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Il leader di Italia viva chiude all’ipotesi di una più ampia coalizione: “meglio soli”

Matteo Renzi continua la sua missione per smarcarsi da alleanze “scomode” e “ammucchiate”. «Io non cerco di sistemarmi da qualche parte – ripete ancora oggi. – A me di avere un seggio, non interessa». Sembra così chiusa prima ancora di essere pensata l’ipotesi di un’ampia coalizione che si estenda dal centro alla sinistra.

«Io non sto con Salvini e Meloni e non sto con Fratoianni e Di Maio – scandisce Renzi. – Maio. Allora certo che corro al centro e se al centro, come spero, ci saranno anche altri a partire da Calenda, che non ce lo vedo con Fratoianni, bene. Altrimenti noi saremo comunque decisivi nella prossima legislatura come lo siamo stati nell’ultima».

Tajani rilancia il voto anche di lunedì: “è la prima volta che si vota in estate”

«Una proposta di buonsenso»: così il vicepresidente di Forza Italia Tajani rilancia l’idea di estendere le votazioni anche alla giornata di lunedì 26, per “dare possibilità ai cittadini di votare anche lunedì mattina, magari pensando alle famiglie che devono fare le vacanze a settembre e sono appena tornate“.

Intervistato su Rai3, Tajani risponde anche delle piantumazioni inserite nel programma presentato dal Cavaliere: «Berlusconi è un noto appassionato di botanica, la conosce meglio di tutti i politici italiani. La sua passione per il verde è caratterizzante per Forza Italia, tutti ci riconosciamo in questo modello di politica ambientale».

Intanto c’è grande fermento nel campo progressista dove mentre Letta cerca di “di costruire un progetto, una proposta“, gli altri protagonisti, più o meno elettoralmente rilevanti, studiano ancora le prossime mosse.

Il Movimento ai fuggitivi: niente lacrime di coccodrillo. Spunta il nome di Santoro

«Abbiamo perso e perdiamo ancora in questi giorni e ore alcuni portavoce, si stanno staccando e cercano una collocazione, si sono attrezzati per muoversi e garantirsi un futuro politico da professionisti. Bene, auguri, andate tranquilli, liberi in pace, sereni con le vostre coscienze, ma non ci propinate veleni, non lo consentiamo». È dura la replica di Conte alle varie personalità che in queste ore stanno lasciando il Movimento, dopo il no alle deroghe sulla regola dei due mandati.

«Ci risparmino le lacrime di coccodrillo, le giustificazioni ipocrite, le prediche farisaiche» rincara Conte che mette in conto altre defezioni ma cerca di allontanare il dibattito dalle polemiche interne.

In questi giorni nel Movimento si discute anche di un’eventuale (ri)discesa in campo di Michele Santoro. Il giornalista avrebbe avuto diversi contatti con i pentastellati, anche grazie all’intermediazione del sociologo De Masi, ma non farebbe parte delle “illustri personalità che hanno dimostrato di avere consonanza con il M5S” di cui ha parlato Conte sulle colonne del Fatto.

L’autore, rifiutando una candidatura “netta” nel partito, starebbe lavorando a un più ampio progetto che vorrebbe riportare gli elettori della sinistra al voto con un polo a “tre punte”, ossia un sodalizio fra Movimento, Sinistra italiana e una sua lista che, secondo alcune indiscrezioni, si intitolerebbe Pace proibita. Quello della pace, infatti, è anche l’unico “partito che non c’è oggi” come spiega Santoro.

«Abbiamo parlato un’ora questa mattina» spiega il ministro D’Incà riferendosi a Giuseppe Conte dopo l’annuncio del suo abbandono del Movimento. «Lo ringrazio per il lavoro fatto nel Conte 2, in un periodo difficilissimo, però le nostre visioni non sono mai state allineate nell’ultima fase – aggiunge. – Le mie critiche non l’ho mai nascoste, ho diffuso un documento per spiegare quel che avremmo perso se fosse caduto il governo».

«C’è rispetto e lealtà fra noi – assicura ancora – ma aver innescato questa crisi è stato un errore molto grave».

Occhi su Sinistra italiana e Verdi

Sulle sorti del campo largo ha un certo peso dunque anche l’appoggio, eventuale anche se al momento remoto, di Sinistra italiana che lo scorso 26 luglio ha annunciato un accordo con Europa Verde. «Non esiste una campagna elettorale che possa avere come programma l’agenda Draghi. Ossia l’agenda di un governo di cui faceva parte anche la destra italiana» aveva spiegato Nicola Fratoianni dando di fatto ragione ai dubbi di Calenda.

Divisa anche la platea elettorale della sinistra fra chi caldeggia per un accordo con il Movimento e chi indica la strada della grande coalizione nella quale ritagliarsi un proprio spazio di manovra.

Speranza spinge verso il dialogo, Calenda frena: no alleanze con chi non supporta agenda Draghi

Il segretario dem lascia aperta la porta: «non metto veti nei confronti di nessuno, sto discutendo con tutti, non le dico ”serenamente” perché non tornerebbe tanto simpatico in questo momento, ma discutiamo con tutti», spiega commentando il dialogo in corso con Italia Viva.

Rilancia sui contenuti anche il partito di Renzi, con Maria Elena Boschi che spiega: «le coalizioni si fanno sulle idee. Per noi gli accordi devono essere basati sui contenuti, altrimenti il giorno dopo si sciolgono come neve al sole».

Al momento una “tregua” fra Letta e Renzi è meno in salita rispetto ad un’alleanza con il Movimento, cui il segretario del Pd ha chiuso in modo netto.

Non è d’accordo su questa scelta Roberto Speranza, che rilancia invece un dialogo con tutte le parti progressiste: «invito tutti alla riflessione. So che è molto dura, i toni forti di Conte e la posizione ferma del Pd danno il quadro di una rottura oggi insanabile, ma continuerò a dire fino all’ultimo che l’avversario è la destra e che dividendo il campo dell’alternativa la stiamo favorendo. A tutti chiedo di non sottovalutare le conseguenze di questa spaccatura nei collegi» spiega il ministro della Salute al Corriere della Sera».

A frenare gli entusiasmi per una coalizione allargata ci pensa anche Carlo Calenda che commenta la presenza di Sinistra Italiana e Verdi al corteo tenutosi ieri a Piombino contro il rigassificatore: «È lo stesso rigassificatore citato da #Draghi nel suo discorso alla camera – spiega. – Non capisco cosa c’entrino questi movimenti con l’agenda Draghi (che non vogliono, non avendo neppure votato la fiducia)» scrive il leader di Azione su Twitter.

No secco da parte di Calenda anche su Di Maio, “la principale ragione per cui abbiamo specificato che ci impegniamo a candidare a posti di governo solo persone con solide competenze“.

In giornata spunta anche l’ipotesi di un avvicinamento fra Fico, che ufficialmente è ancora saldo nel Movimento, nonostante non potrà ricandidarsi, e il Pd. Notizia smentita dal Nazareno: “Roberto Fico con il Pd? Si leggono oggi ricostruzioni del tutto inventate, senza alcun ancoraggio alla realtà. False, dunque. Nessun contatto, nessun corteggiamento, nessun coinvolgimento“.

Il centrodestra guarda già alla squadra di Governo

Mentre a sinistra si imbastiscono le prove per un’alleanza, il Centrodestra mostra il suo lato più compatto ed è già al lavoro per indicare i nomi della squadra di Governo. Nomi dai quali si defila Massimiliano Fedriga.

«Penso che non ci sia nulla di scontato, anche se i sondaggi ci danno la vittoria a mani basse. Dobbiamo lavorare, dare la certezza agli elettori che abbiamo persone capaci di mettere in pratica le cose, abbiamo gli esempi dei governi nelle Regioni e nei Comuni» spiega il presidente del Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, assicurando: «non farò il ministro. Rimarrò in Regione, se i cittadini mi rivoteranno nel 2023».

Il leader della Lega Salvini attacca ancora Letta: «chi sceglie il Pd sceglie più tasse, chi sceglie la Lega sceglie la Flat Tax al 15% e la Pace Fiscale. Chi non sceglie, poi non si lamenti. Buona domenica Amici!» è il tweet ci affida l’affondo alla patrimoniale avanzata dai dem.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/CLAUDIO PERI