Nell’udienza in corso nell’aula bunker del carcere di Palermo il direttore del servizio immigrazione del Viminale Fabrizio Mancini ha ribadito che l’indicazione del Porto sicuro proveniva dal ministro
Nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo è in corso l’udienza del processo Open Arms che vede al banco degli imputati l’ex ministro degli Interni Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio.
Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Giorgia Righi e Gery Ferrara, in qualità di titolare del Viminale Salvini avrebbe impedito lo sbarco dei 147 migranti a bordo della nave dell’ong catalana per due settimane.
Nell’udienza odierna è stato sentito in qualità di teste il medico Cisom Maria Di Natale che effettuò un sopralluogo a bordo della nave il 15 agosto 2019. Dai racconti del medico emergono le dure condizioni di vita dei migranti a bordo dell’Open Arms.
«I migranti soccorsi dalla Open Arms erano tutti sul ponte, non era possibile fare visite individuali. Il medico di bordo ci mostrò i dati che aveva raccolto e ci disse quali erano i pazienti più gravi. Abbiamo valutato solo alcuni casi: lesioni cutanee, parassitosi, infezioni. Il resto non abbiamo potuto valutarlo» ha dichiarato Di Natale, riferendo anche di “segni di scabbia“, mentre “una donna aveva ustioni pregresse“.
«I bagni chimici sulla nave erano due e i migranti 147, la quasi totalità stava sul ponte, lì dormivano e mangiavano. Non potevano andare nei bagni e usavano quello spazio per le loro funzioni fisiologiche. Ce lo raccontarono loro stessi – prosegue il medico – I minori sulla nave erano 31. Il medico di bordo ci parlò di una ragazzina che presentava segni di anemia, ci disse che aveva delle perdite da alcuni giorni e che aveva smesso di mangiare».
Nel corso dell’udienza è stato sentito in qualità di teste anche il direttore del servizio immigrazione del Ministero dell’Interno Fabrizio Mancini: «fino al 12 febbraio del 2019 era il dipartimento per le libertà civili del Viminale a decidere quale porto assegnare alle imbarcazioni con a bordo i migranti. Dopo quella data la richiesta del “Porto sicuro” veniva veicolata direttamente al gabinetto del ministro dell’Interno» ha spiegato.
L’assegnazione del Pos, nel caso dell’Open Arms, era stata effettuata da «noi come direzione centrale immigrazione, o il mio direttore centrale, ma l’indicazione arrivava dal gabinetto del ministro dell’interno» ha precisato Mancini.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/IGOR PETYX