kristina gallo

Svolta nelle indagini: la 30enne non sarebbe morta per cause naturali ma a causa delle “costanti violenze fisiche e psicologiche”

Il 25 marzo 2019 Kristina Gallo veniva trovata morta nel suo appartamento di Bologna. All’epoca gli inquirenti bollarono l’accaduto come un decesso “per cause naturali”. Oggi le indagini sembrano invece indicare un’altra via e puntano il dito contro l’ex compagno della donna, arrestato con l’accusa di omicidio aggravato da stalking.

La donna, 30 anni, è morta per asfissia meccanica dopo una violenza colluttazione e il suo cadavere è rimasto per giorni nel suo appartamento, in compagna di un rottweiler. Sarebbero attribuibili al cane i graffi sul corpo della donna, probabilmente dovuti a un tentativo dell’animale di rianimare la padrona.

Le indagini, anche grazie alle testimonianze di amici e colleghi della vittima, hanno ricostruito un contesto di “ripetute e costanti violenze fisiche e psicologiche” perpetrate dall’ex della donna. Un uomo accusato di “estrema pericolosità” per il quale è stata chiesta la custodia cautelare in carcere.

La giovane sarebbe stata ridotta “in uno stato di segregazione morale” dalla “smisurata gelosia” dell’uomo. Concorrono verso questa ipotesi i circa 6mila file audio di registrazioni delle telefonate fra i due analizzati dagli inquirenti, durante le quali l’uomo la minacciava gridandole “ti porto con me fino alla morte“.

Infine, i tabulati telefonici hanno confermato che il 44enne si trovava nell’abitazione della donna anche nella settimana precedente alla sua morte, nonostante l’uomo avesse dichiarato di non vedere la donna da un paio di settimane. Nella camera da letto della donna c’erano anche le chiavi dell’auto del presunto omicida.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/FACEBOOK/ Kristina Gallo