Omerovic

Stando alla ricostruzione di uno dei quattro indagati il 36enne si sarebbe gettato all’arrivo dei controlli, prima che riuscissero a identificarlo insieme alla sorella

Parla uno dei quattro agenti indagati per la vicenda Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto precipitato dalla finestra della sua abitazione a Roma durante una perquisizione domiciliare lo scorso 25 luglio.

«Abbiamo seguito tutte le procedure previste per un intervento di identificazione, siamo entrati in casa, c’erano un uomo e una donna, ma non c’è stato tempo di fare nulla. Si è buttato». Così Andrea, uno dei poliziotti del commissariato Primavalle, che sostiene anche di essere in possesso delle prove necessarie per dimostrare la sua versione.

Gli agenti non erano in possesso di un mandato di perquisizione ma avrebbero eseguito il controllo domiciliare “per quel post su Facebook“, poi rimosso e in cui alcuni residenti accusavano il 36enne di aver importunato delle ragazze del quartiere oltre che “per alcune segnalazioni arrivate in commissariato“.

Il controllo, pur senza un mandato della Procura, era stato autorizzato dalla vicedirigente del commissariato, cui è stato contestato l’ordine illegittimo.

Per provare la sua versione l’agente riferisce poi di avere “foto e video dell’intervento” che “saranno forniti e messi agli atti“. Il video dovrà essere sottoposto a una verifica, dato che potrebbe inquadrare una minima parte dei 45 minuti trascorsi dall’ingresso degli agenti in casa fino all’arrivo dell’ambulanza che ha raccolto Hasib dal ciglio della strada, dove è stato lasciato.

Il 36enne attualmente è ricoverato in terapia intensiva al policlinico Gemelli con un coma indotto dopo svariati interventi chirurgici.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/CECILIA FERRARA