Serie C 2024/2025: drammi, promozioni e addii. Il campionato dove il cuore pesa più dei piedi
C’è qualcosa di poeticamente crudele nella Serie C. È l’unico campionato dove puoi passare dall’essere l’eroe della domenica a “quello che ha fatto autogol al 93’ a Sestri Levante” in una settimana. Dove i rigori sbagliati si ricordano più dei compleanni e gli stadi sembrano usciti da un romanzo neorealista. Ora che la regular season 2024/2025 è finita, restano i verdetti — e le discussioni infinite su Telegram, nei gruppi chiamati “Noi c’eravamo a Gubbio”.
I promossi: champagne per tre
Nel Girone A, brindano (a suon di spritz) quelli del Padova, che dopo anni di promesse non mantenute hanno fatto il salto: 86 punti, zero sbavature e finalmente una Serie B che profuma di rivincita. Dopo averla inseguita come un treno che non si ferma mai alla tua stazione (tranne per una fermata), ora è realtà. Applausi per mister Andreoletti e compagni, che hanno reso l’Euganeo una fortezza (con polemica).
Nel Girone B, a festeggiare è la Virtus Entella, squadra che ormai sembra avere un abbonamento stagionale con le promozioni e le retrocessioni. Quest’anno, però, solo su: 83 punti, solidità svizzera e un girone di ritorno da manuale. Chiavari è pronta per la B, i bar vendono più focaccia che caffè e il presidente Gozzi può finalmente sorridere senza pensarci troppo.
Nel Girone C, il miracolo è servito ad Avellino. Il Partenio si è trasformato in un tempio del calcio popolare, con una squadra capace di dominare tra i paletti del Sud più caldo (calcisticamente e meteorologicamente parlando). E qui il destino ci ha messo del suo: ogni volta che l’Avellino è salito in B, un Papa è morto. È successo anche stavolta, con la scomparsa di Bergoglio pochi giorni dopo il trionfo. Coincidenze? Forse. Ma in Irpinia non lo dicono troppo forte.
L’intervista “C” piace (soprattutto ai playoff)
I retrocessi: addii amari e silenzi lunghi
Se qualcuno brinda, qualcun altro svuota gli spogliatoi con le lacrime agli occhi. Nel Girone A, retrocede l’Union Clodiense, che ha pagato la prima volta tra i pro come si paga la prima rata di un mutuo troppo alto. Nel Girone B, cade il Legnago Salus: la retrocessione brucia, ma si sapeva da Natale che aria tirava. Il Girone C, invece, è stato una tempesta perfetta. Taranto e Turris sono state escluse per inadempienze economiche: fine del sogno, e pure un po’ della dignità.
Playoff: la roulette con sei colpi in canna
Tre posti sono andati, ma l’ultimo biglietto per la Serie B verrà timbrato ai playoff. Una vera e propria giungla: 28 squadre, tra seconde e undicesime, più il Rimini vincitore della Coppa Italia Serie C, che entra da ospite d’onore. Ma solo una salirà. È la “lotteria”, sì, ma con la tensione di un thriller di Hitchcock: rigori al 120’, traverse, rimonte epiche e allenatori che diventano santi o esonerati in 48 ore. Favoriti? Tanti (tra cui l’LR Vicenza, che è arrivato secondo con ben 83 punti). Certezze? Nessuna. Ma ci sarà da divertirsi.
Playout: dove si piange sul serio
Poi ci sono i playout, che non hanno il glamour dei playoff ma portano più brividi. Qui non si sogna: si prega. Le squadre coinvolte si giocano tutto in 180 minuti, e a volte basta un rimpallo sbagliato per dire addio a stipendi, sponsor e professionalità. Nel Girone C, le cose sono strane: con due squadre già fuori (Taranto e Turris), si gioca un solo playout, e che playout: si sfideranno Messina e Foggia. Altrove, le sfide saranno tirate, sporche, spesso brutte. Ma terribilmente vere.
Serie C, dove il calcio è ancora calcio
La Serie C non è solo un campionato. È un sentimento. È un limbo tra l’inferno e il paradiso, tra chi spera di salire e chi prega di non cadere. Dove si gioca per passione e non per i diritti TV. Dove i bomber non fanno reel su Instagram, ma segnano in campi spelacchiati di provincia. Dove un gol al 91’ può cambiare una carriera. O distruggerla. E mentre in Serie A si litiga su plusvalenze e VAR, qui si lotta per una maglia. Per una piazza. Per non finire nell’oblio di un lunedì mattina qualunque.
Serie C, non cambiare mai. Anche se il sogno di tutti è di lasciarla, verso l’alto.
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di: Giulia GUIDI
foto: Avellino Calcio