Il leader della CDU è stato eletto cancelliere tedesco al secondo scrutinio. Non era mai successo che il premier non passasse il primo voto al Bundestag
Buona la seconda per Friedrich Merz. Il leader della CDU è stato nominato nuovo cancelliere della Germania al secondo scrutinio, dopo una votazione tutt’altro che serena, specchio di uno stallo politico tutt’altro che conciliante per Merz. La nomina, per Merz, arriva insieme a due primati che il neo-eletto cancelliere ha già collezionato: oltre a essere, con i suoi 69 anni, il più anziano di sempre a ricoprire l’incarico di Governo, Merz è infatti anche il primo cancelliere della storia tedesca a non essere eletto al primo turno.

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Il primo scrutinio boccia Merz
Se non fosse passata questa votazione, al terzo tentativo si sarebbe abbassato il quorum a maggioranza semplice (50% + 1). Merz ha mancato il primo scrutinio per appena 6 voti, e il dato più scottante della sconfitta non è tanto quantitativo, ma qualitativo. A sostenere la candidatura di Merz è infatti la coalizione bicefala costituita dall’alleanza (già traballante) tra la CDU (e il corrispettivo bavarese CSU) e l’SPD dell’uscente cancelliere Olaf Scholz, con 328 deputati.

Se quindi è vero quanto assicurano i socialdemocratici, che garantiscono di aver votato in blocco per il cancelliere, la responsabilità della bocciatura starebbe a ben 18 franchi tiratori appartenenti allo stesso Partito di Merz. Il fallimento della prima votazione plenaria di fiducia post-elezioni è poco più di un pro-forma in Italia, ma nella storia della Repubblica Federale Tedesca è la prima volta che un candidato cancelliere fallisce la prima elezione. Un fortissimo messaggio di dissenso, come detto inedito per la politica tedesca, che testimonia malumori nei conservatori ma issa anche una bandiera bianca tra il leader cattolico e Scholz che, con una laconica stretta di mano dopo il fallimento della prima votazione, sembrano voler lanciare un messaggio di responsabilità al Paese.
L’ex avvocato è riuscito, al secondo scrutinio, a collezionare tutti e 325 i voti necessari per la maggioranza assoluta. In serata, dopo il giuramento al Bundestag, è stato ricevuto dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che lo ha nominato cancelliere presso il castello di Bellevue di Berlino.
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Germania al voto: i risultati elettorali
Alle elezioni del 23 febbraio la CDU si è confermata il primo Partito in Germania con il 28,6% dei consensi, seguita dal partito di estrema destra AFD che ha conquistato il 20,8%, superando i socialdemocratici ammaccati dalla coalizione guidata da Scholz (l’SPD arresta al 16,4%). Se in un primo momento Merz non aveva dissimulato ambiguità rispetto all’ipotesi di collaborare con i deputati di Alice Weidel, i malumori interni alla CDU hanno poi scongiurato l’accordo tra i due Partiti. L’approdo verso una coalizione “democratica”, ferma nell’arginare l’ascesa al Governo dell’AFD, ha comunque lasciato l’amaro in bocca ad alcuni membri del Partito di Merz, contrari anche all’accordo con gli storici rivali socialdemocratici.
Tra i malumori noti nel Partito di Merz c’è anche quello di Jens Spahn, che aveva aperto ad una collaborazione con l’AFD in barba ai servizi di intelligence interni al Paese che hanno classificato il Partito come potenzialmente pericoloso per l’ordine democratico (decisione contro cui Weidel ha annunciato il ricorso).
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La corsa a ostacoli del nuovo Governo tedesco
La strada della coalizione è tutta in salita. A saldare le due anime, fino ad oggi inconciliabili, è stato infatti soprattutto l’exploit di Alternative für Deutschland, al quale i Partiti hanno voluto rispondere ergendo un cordone sanitario. Al di là del muro, però, c’è poca sostanza condivisa.
Per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, Merz ha stilato una squadra di Governo capace di captare tutte le criticità emerse dalle elezioni, a partire dal tema dell’immigrazione, dominato dalla linea dura invocata dall’AFD. A tale scopo, Merz ha affidato il Ministero dell’Interno al bavarese Alexander Dobrindt, con un mandato per stringere le maglie agli ingressi e una nuova politica di respingimento alle frontiere. I conservatori si accaparrano anche il Ministero degli Esteri, che passa dalla leader dei Verdi Annalena Baerbock al più sobrio e meno noto CDU Johann Wadephul. Sull’Ucraina ci si aspetta una continuità, con il rafforzamento degli aiuti militari e il potenziamento delle forniture di missili, mentre si allontana l’ipotesi dell’invio di truppe.
È invece in ottica di continuità politica che Boris Pistorius è stato riconfermato alla Difesa, un settore per il quale è già pronto un massiccio piano di aumenti. Emblematico che il Ministero dell’Economia sia andato ad una ex manager del settore energetico come Katherina Reiche (CDU). Pare che la decisione di Merz di stilare in completa autonomia la lista del suo Governo sia stata tra i motivi di insofferenza dei 18 franchi tiratori.
La maggioranza è risicata, poggiando su appena 13 voti di scarto, e i continui compromessi cui è stato costretto Merz hanno già indebolito la sua posizione. Il gioco della politica va in scena ora. Per inaugurare il suo Cancellierato, Merz volerà a Parigi per incontrare Macron e ripartire dal consolidamento dell’asse franco-tedesco.
Negli episodi precedenti: Il semaforo di Scholz al capolinea
di: Marianna MANCINI
Crediti dell’immagine di copertina: ANSA/Kay Nietfeld/dpa