I punti più controversi della riforma, sottolineati da giudici e pm, sono la valutazione e il metodo elettorale del Consiglio superiore della magistratura
I magistrati incrociano le braccia per lo sciopero indetto dall’Associazione nazionale magistrati contro la riforma dell’ordinamento giudiziario proposta dalla ministra Cartabia e la nuova legge elettorale del Csm (leggi qui).
«Questa legge sarà pure compatibile, ma è poco conforme allo spirito della Costituzione – afferma il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, al Palazzo di Giustizia di Milano. – Io ho parlato più che di incostituzionalità diretta, perché poi questo semmai lo diranno, se ci saranno questioni, gli organi deputati a farlo, di un abbassamento del tono costituzionale. Gli studiosi dicono che la legge sull’ordinamento giudiziario non solo deve essere compatibile con la Costituzione e quindi non violarla, ma deve essere conforme, deve recepirne ed attuarne fino in fondo il messaggio politico che l’architettura costituzionale detta. Questa legge sarà pure compatibile ma è poco conforme allo spirito della Costituzione».
Ha poi aggiunto: «gli obiettivi indicati dal Pnrr come l’abbattimento dell’arretrato civile e penale, non si possono raggiungere se non si coinvolge la magistratura come soggetto protagonista di questa grande rivoluzione, non come soggetti che devono essere sospettati di essere i primi responsabili di guasti e quindi controllati disciplinarmente. Continuiamo a sperare che ci possano essere miglioramenti anche se il realismo politico di molti ci dice che se apriranno a modifiche queste saranno peggiorative».
«L’Associazione nazionali magistrati deve coltivare la fiducia in un Parlamento che sappia vedere gli aspetti che non vanno e sappia consegnarci una legge sull’ordinamento giudiziario conforme alla Costituzione. Bisogna fare lo sforzo di accantonare sentimenti che ci sono e serpeggiano in alcuni settori della classe politica-parlamentare di rivalsa sulla magistratura. Non è questo il momento» – ha concluso.
D’altro avviso è invece David Ermini, vicepresidente del Csm: «lo sciopero io non l’avrei fatto: nel momento in cui è stato fatto speriamo porti dei frutti, però la riforma bisogna chiuderla in qualche modo. Ho sempre detto che preferisco il dialogo e quindi anche in questo caso: lo sciopero è stato indetto, è legittimo farlo, però io preferisco sempre il dialogo, e spero che quelle discussioni che ci sono state possano essere in qualche modo ricondotte a far sì che la riforma venga approvata».
Lo sciopero, il primo dopo 12 anni, era stato proclamato già lo scorso 30 aprile dopo che l’Anm aveva approvato una mozione collettiva e unitaria rifiutata da solo 60 votanti su 1.400.
In occasione della giornata l’associazione ha organizzato assemblee aperte per discutere dei punti controversi della riforma, in particolare delle valutazioni dei magistrati e del metodo elettorale del Consiglio.
Si temeva una scarsa adesione allo sciopero. Nel primo pomeriggio sono uscite le percentuali di adesione: al Tribunale di Milano hanno aderito allo sciopero di oggi contro la riforma dell’ordinamento giudiziario, indetto dall’Anm, meno della metà dei magistrati e in particolare circa il 39% di loro. Nel 2010 lo sciopero vide il coinvolgimento dell’80-85% dei magistrati.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI