Grazie a un ambizioso dossier, articolato in 44 progetti, Agrigento vive il 2025 da Capitale della Cultura Italiana. Il direttore generale Albergoni: “un punto di partenza”
Agrigento, Capitale Italiana della Cultura 2025, si prepara a vivere un anno straordinario, tra progetti artistici, valorizzazione del patrimonio storico e un forte coinvolgimento della comunità locale. Questo prestigioso titolo (da un milione di euro), ottenuto grazie a un dossier che ha messo in luce la ricchezza culturale e paesaggistica della città, è un’occasione unica per ridefinire l’immagine della fu Girgenti a livello nazionale e internazionale.
«Agrigento assume come centro del proprio dossier di candidatura la relazione fra l’individuo, il prossimo e la natura, coinvolgendo l’isola di Lampedusa e i Comuni della provincia e ponendo come fulcro il tema dell’accoglienza e della mobilità», recita la motivazione della scelta della giuria presieduta dall’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. «Il progetto risponde in modo organico all’obiettivo di presentare a un pubblico vasto un programma di grande interesse a livello territoriale, ma anche nazionale e internazionale. Il ricco patrimonio culturale del territorio è il volano con cui si valorizza la variegata offerta culturale proposta in un’ottica di innovazione, promozione e, di conseguenza, di un successivo sviluppo socio-economico, che trova ispirazione nei concept tecnologici più moderni. Il coinvolgimento attivo delle giovani generazioni potrà promuovere la cultura come caposaldo della crescita individuale e comunitaria» è la conclusione della commissione.
Roberto Albergoni è il direttore generale della Fondazione Agrigento Capitale Italiana Cultura 2025 e vanta una vasta esperienza nel settore culturale e gestionale.
Per chi non avesse mai visitato Agrigento, il concerto de Il Volo andato in onda su Rai 1 alla Vigilia di Natale ne ha mostrato la bellezza ipnotica: una promozione straordinaria per il calendario di eventi che verranno.
«La Valle dei Templi è un luogo straordinario, di una bellezza unica. La possibilità di diffondere l’immagine di questi luoghi sulle reti nazionali e internazionali non può che giovare alla promozione di Agrigento come Capitale della Cultura. Tuttavia, è fondamentale che queste bellezze siano un punto di partenza per riflettere su temi come la mobilità umana, l’ambiente e il digitale, coinvolgendo artisti e comunità».

Quali sono gli elementi chiave del progetto che ha portato Agrigento a ottenere questo titolo?
«Il progetto parte dalle bellezze della città, come la Valle dei Templi, ma si estende alla ricchezza culturale rappresentata da figure come Pirandello, Sciascia e Camilleri. L’obiettivo è creare percorsi culturali che coinvolgano le comunità e riflettano sulle trasformazioni in atto, offrendo visioni di futuro positive, in un contesto globale segnato da guerre e chiusure».
Cosa possiamo aspettarci da questo anno di cultura?
«I 44 progetti descritti nel dossier, declinati sui quattro elementi di Empedocle (acqua, aria, terra e fuoco), saranno realizzati. Dal mese di ottobre, abbiamo accolto artisti nazionali e internazionali in residenza per esplorare i luoghi e dialogare con la comunità. Tra i progetti più interessanti, segnalo il lavoro del Klangforum di Vienna, che presenterà 6 nuovi pezzi musicali ad aprile. Inoltre, stiamo lavorando per valorizzare il centro storico di Agrigento, spesso dimenticato, trasformandolo in un centro culturale vivo e dinamico».
Come si intende valorizzarlo?
«La sede della Fondazione Agrigento 2025 sarà ospitata in un palazzo storico già ristrutturato. Questo spazio accoglierà associazioni locali e sarà un punto di incontro per la comunità. Inoltre, promuoveremo attività diffuse nei comuni della provincia, da Sciacca a Lampedusa, per creare una connessione tra la dimensione locale e quella internazionale».
La Sicilia è terra anche di sapori e profumi. Che ruolo avranno il cibo e il vino in questa iniziativa?
«Il cibo e il vino sono parte integrante della ricchezza culturale del territorio. Attraverso il marchio Diodoros, che unisce prodotti come vino, olio e pistacchio, raccontiamo la storia di una sostenibilità radicata nel territorio. Percorsi enogastronomici si intrecceranno con l’archeologia e l’arte contemporanea, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva».

Agrigento può diventare una meta turistica internazionale senza perdere la sua identità?
«Non vogliamo costruire un progetto pensato solo per i turisti. La scommessa è rendere Agrigento interessante per un turismo consapevole, che possa lasciare un’eredità duratura. L’obiettivo è che la città continui a essere una destinazione attrattiva grazie alla sua vitalità culturale».
Con un calendario ricco di eventi in tutta la provincia, da Sciacca a Lampedusa, a partire dalla cerimonia di apertura dello scorso 18 gennaio, Agrigento si propone non solo come Capitale della Cultura, ma come simbolo di rinascita e innovazione: «Agrigento deve diventare una città dove accadono cose interessanti, una destinazione che continua ad attrarre per la sua vitalità culturale» conclude Albergoni.
Per l’antica Akragas, che Pindaro definì «la città più bella dei mortali», questo non sarà solo un anno di celebrazioni, ma l’inizio di una nuova fase, per guardare al futuro con orgoglio e progettualità.