Originalità dello stile e qualità delle materie prime: il Made in Italy che non scende a compromessi

Nessun dettaglio è “minimo” quando si parla di alta sartoria. Lo sa bene Centro Seta, produttore tessile che, coniugando rispetto per le idee e conoscenza approfondita delle materie prime, incarna appieno il valore del Made in Italy. Ce ne parlano Massimo e Roberto Bacci, rispettivamente Amministratore delegato e Presidente dell’azienda che, da impresa familiare, oggi esporta in tutto il mondo.

Dall’Italia al Mondo: qual è stata la parabola Centro Seta?

«Centro Seta– racconta Roberto Baccinasce nel 1981 quando i nostri genitori fiutano una domanda di mercato irrisolta: una figura che mettesse in relazione la produzione di sete e articoli leggeri  tipici della produzione Comasca con i commercianti di Toscana ed Emilia Romagna. Qui, il distretto di riferimento era ancora Prato, incentrato su articoli più pesanti. Iniziammo quindi con l’idea di rifornire grossisti e piccole aziende del territorio. Con la globalizzazione, purtroppo, sono spariti molti di questi interlocutori, ma parallelamente si sono aperti nuovi mercati. La distanza tra Firenze, Milano e Como si è annullata, per non parlare dei nuovi clienti internazionali. Oggi produciamo per conto terzi, nell’ottica di una verticalizzazione del prodotto ancora più specifica. A partire dalla qualità del filo, forti di una conoscenza della materia superiore a quella di un commerciante. Questo ci ha aperto nuove possibilità di collaborazione anche con brand rinomati, oltre che con l’estero, dove interveniamo direttamente grazie alla nostra rete di agenti: professionisti che conoscono il cliente, le esigenze e le peculiarità del suo mercato e presentano il nostro campionario in loco. Esportiamo con successo in Europa, in particolare Regno Unito, Germania e Francia, oltre che in Nord America, Russia, Corea, Taiwan e Cina».

Massimo Bacci, qual è la vostra filosofia del filato?

«Accompagniamo i clienti con la stessa cura sartoriale e metodica con cui selezioniamo e trattiamo i filati. Seguiamo le indicazioni e sviluppiamo gli articoli mantenendo un contatto immediato e senza filtri con gli uffici stilistici, al fine di restituire un prodotto fedele in tutto e per tutto all’idea iniziale. Per coerenza con questi principi, abbiamo scelto di non partecipare alle fiere di settore più rinomate che, oltre a esporre l’originalità delle proposte dei nostri clienti, rischiano di essere anche più dispersive. Una linea in parte penalizzante ma pienamente compensata dal passaparola che, da anni, premia l’attenzione che dedichiamo all’esclusività del prodotto. Così facendo, rendiamo un servizio difficilmente imitabile e permettiamo di sviluppare un progetto davvero originale». 
Quali sono le sfide green nel vostro settore?

«Tessuti belli, performanti e a impatto minimo: è questo il nostro futuro – riprende Roberto Bacci.  Consapevole degli standard ambientali sempre più esigenti, Centro Seta è già in possesso delle principali certificazioni ambientali: GOTSper le fibre naturali, GRSper il poliestere e FSCper le viscose. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere, entro il 2025, una produzione esclusivamente green. Questo, a dispetto delle resistenze che ancora oggi incontriamo nel mercato. Le certificazioni non sono “scatole vuote”: implicano necessariamente un aumento dei costi di produzione nel rispetto di precisi standard qualitativi e ambientali. Molti operatori, invece, oggi sono ancora molto legati al prezzo; il nostro scopo quindi è anche far comprendere al pubblico che investire nella qualità di una produzione green significa investire sul futuro».

È possibile crescere senza compromettere la propria storia di qualità? Centro Seta ha le idee chiare. Innanzitutto, l’apertura verso nuovi mercati, guardando all’Australia e rafforzando i legami con l’Asia e il Nord America. Al contempo, va mantenuta la centralizzazione dell’aspetto creativo e produttivo. Stile, idee, competenze, sensibilità: solo così il Made in Italy può ancora farcela.