Non solo grattacieli e hotel extra lusso, un viaggio nel cuore piĆ¹ vero e selvaggio degli Emirati Arabi Uniti

Quando parliamo di Emirati Arabi Uniti pensiamo immediatamente a tre cose: i grattacieli di Dubai, il caldo del deserto e le Mille e una notte. PuĆ² sembrare una banalizzazione e probabilmente lo ĆØ: le mete turistiche diventano tali quando entrano nell’immaginario pubblico, fondendo insieme aspettativa e sogno, pubblicitĆ  e stereotipi, trasformando una cittĆ , una regione o uno Stato in qualcosa di idealmente perfetto che esiste nei fatti solo in una cartolina. Chi coltiva il sogno degli Emirati solo come rappresentazione di una nuova “El Dorado”, la terra delle infinite possibilitĆ , del caldo tropicale, di ricchissimi sceicchi e affascinanti beduini, ĆØ destinato a rimanere deluso; ma tutti coloro che sono disposti a guardare oltre i racconti patinati dei social media potranno rimanere piacevolmente colpiti dalla mescolanza di tradizioni, culture, storie, natura e paesaggi che questo Paese puĆ² offrire.

Gli Emirati Arabi Uniti sono una congregazione di 7 Stati che governa dal 1971 la zona costiera conosciuta come “Costa dei Pirati”, sul Golfo Persico. Erano acque pericolose, un tempo: questa zona era molto nota per lo scambio di spezie e schiavi, ma anche di perle e incenso. Rotta succulenta per i pirati, che arrivavano dall’interno e sfidavano i mari saccheggiando e derubando le navi straniere che si affacciavano sulla costa. Tra gli altri, caddero sotto la bandiera nera anche i vascelli inglesi: la Corona britannica fu la piĆ¹ severa nella lotta alla pirateria, perchĆ© Londra aveva bisogno di mantenere sicure le rotte marittime per l’India. Gli interventi militari inglesi si protrassero fino alla firma della tregua del 1835 con i capi tribali piĆ¹ influenti della Costa dei Pirati, vale a dire i leader di Dubai, Abu Dhabi, Ras al-Khaima, Sharja, Fujaiarah, Ajman e Umm al-Quwaim. Il patto funzionava, garantiva stabilitĆ  e sicurezza, cosƬ questi piccoli Stati, unitamente a Qatar, Bahrain e Kuwait, divennero protettorati della Corona, parte integrante de facto dell’Impero britannico fino al 1971, quando Bahrain e Qatar ottennero l’indipendenza e i cosiddetti ā€œStati della Treguaā€ andarono a formare la federazione degli Emirati Arabi Uniti.

Chi sceglie di visitare gli Emirati Arabi lo fa generalmente in pieno inverno, tra novembre e marzo, quando le temperature in loco si aggirano tra i 24 gradi diurni e i 13 gradi di notte. I motivi per visitare questi luoghi sono i piĆ¹ disparati e il tour piĆ¹ richiesto, che, Ƨa va sans dire, ĆØ anche il piĆ¹ banale, include la visita al grattacielo piĆ¹ alto del mondo, il Burj Khalifa, lunghe giornate passate all’interno del centro commerciale tra i piĆ¹ grandi esistenti, il Dubai Mall, serate dedicate a osservare giochi di fuochi d’artificio e di fontane con le luci e shopping nelle boutique piĆ¹ lussuose del pianeta. Ma una volta atterrati all’aeroporto di Dubai, si puĆ² anche fare un’altra scelta: quella di dismettere i panni di turista e diventare viaggiatore, perdendosi tra le testimonianze piĆ¹ remote di queste terre.

Un itinerario alternativo puĆ² portare l’intrepido avventuriero tra i vicoli di Al Fahidi, il primo nucleo abitativo di Dubai. Questo quartiere ĆØ situato lungo il Dubai Creek ed ĆØ considerato un luogo cruciale per la conservazione del patrimonio culturale arabo, perchĆ© mostra il cuore piĆ¹ selvaggio e puro di Dubai, ĆØ una finestra su quello che era la cittĆ  prima dell’unione dei 7 Emirati. Qui ĆØ possibile visitare il SMCCU ā€“ Sheikh Mohammed Centre for Cultural Understanding, nato per superare le barriere culturali e linguistiche tra emiratini e stranieri, non tanto i turisti quanto coloro che risiedono a Dubai e che in percentuale superano notevolmente i locali. Tramite il SMCCU ĆØ possibile anche visitare la Jumeirah Mosque, unica moschea di Dubai a essere aperta ai turisti. Tra gli edifici che ĆØ possibile visitare ci sono il Coins Museum, dove sono esposte oltre 470 monete rare risalenti all’epoca dell’Impero britannico e mostrano il sistema utilizzato con l’India e i Paesi della regione prima dell’indipendenza; la Symposium House e la Events House, la Dar Al Khatt, casa della calligrafia, specializzata in grafia araba; ma anche il museo del CaffĆØ e il museo Filatelico, tutti ad ingresso gratuito. Passando per ciĆ² che resta delle antiche mura di Dubai ĆØ possibile spingersi fino al Forte di Al Fahidi, lā€™edificio piĆ¹ antico di Dubai che ancora resiste tra gli alti grattacieli contemporanei.

Spostandosi da Dubai all’emirato di Fujairah, nell’omonima capitale chi vuole evitare i percorsi tradizionali potrĆ  visitare la piĆ¹ antica fortezza degli Emirati, la Fujairah Forts, costruita nel 1670 e ristrutturata nell’ultima parte del ventesimo secolo. Si tratta di una costruzione storica formata da caratteristici mattoni di fango, con due torri rotonde e una quadrata, che sorge vicino alla costa Fujairah ed ĆØ circondata dalle rovine di antiche case, dove ĆØ possibile sentir soffiare il vento di storie di vita passata. A Fujairah ĆØ possibile visitare la moschea di Al Bidyah costruita quasi 600 anni fa, la piĆ¹ antica degli Emirati Arabi Uniti. Attraversando il confine per recarsi nell’emirato di Ajman, ĆØ interessante visitare la regione di Musfoot, una zona dove il clima appare molto piĆ¹ moderato rispetto al resto del Paese: si tratta di una zona piĆ¹ interna, caratterizzata da ampi spazi destinati all’agricoltura.

Per gli appassionati di natura, sport o solo paesaggi mozzafiato, ĆØ possibile raggiungere in un paio dā€™ore da Dubai il Musandam, una regione dalle coste irregolari, disseminata di fiordi, piccoli villaggi e stradine di montagna raggiungibile agevolmente via mare tramite piccole imbarcazioni, ma non ugualmente a terra, perchĆ© le strade asfaltate sono poche e per spostarsi ĆØ necessario usare mezzi fuoristrada. ƈ una zona interessante per il diving e le immersioni subacquee ma ĆØ consigliata solo agli esperti: in queste acque cristalline ci sono correnti molto forti e insidiose e sono popolate da squali martello, squali nutrice, squali balena e da barracuda. Il modo migliore per godersi questa zona impervia ĆØ tramite una crociera in Dhow, un battello in legno usato originariamente come nave da trasporto e pesca e negli ultimi anni anche a fini turistici.

Gli amanti del brivido saranno felici: negli Emirati ĆØ possibile visitare anche luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato proprio lƬ, sul velo, al confine tra vita e morte. Per esempio il palazzo Al Qasimi di Ras al-Khaimah, abbandonato dalla famiglia che lo aveva fatto costruire dopo una sola notte passata tra le sue mura; un luogo dove si dice sia possibile udire il lamento e le risate di bambini fantasma. O ancora l’hotel infestato a Sharjah, dove gli ospiti raccontano strane storie di luci che si accendono e spengono da sole, bambini piangenti in corridoio o urla, provenienti da stanze non occupate vicine alle loro. E per concludere il villaggio di pescatori abbandonato di Jazirat Al Hamra, dove si narra che risieda il Jinn, entitĆ  soprannaturale spesso tradotta come “genio”, che puĆ² essere maligno tanto quanto benigno, ma in cui nel dubbio sarebbe meglio non incappare affatto.

Terra di leggende, aspra come il deserto e intrigante come lā€™oceano, quella degli Emirati Arabi: per poterne cogliere la bellezza bisogna solo essere disposti a dimenticare ciĆ² che si pensa di conoscere e accettare le mille sfumature della veritĆ .