Ha vissuto la prima parte del “secolo breve” da protagonista artistico assoluto. Una mostra al Museo Barberini, poco fuori Berlino, celebra Vasilij Vasil’evič Kandinskij
All’inizio del XX secolo, la pittura subì una profonda trasformazione. Gli artisti non volevano più rappresentare il visibile; aspiravano a un nuovo linguaggio visivo che riducesse l’espressione artistica a un gioco di colori, linee e forme. L’astrattismo geometrico considerava questi elementi come un linguaggio visivo che rifletteva il mondo moderno e trascendeva i confini nazionali. La mostra L’universo di Kandinsky: l’astrattismo geometrico nel XX secolo, in corso dal 15 febbraio al 18 maggio al Museo Barberini di Potsdam, poco fuori Berlino, abbraccia 6 decenni e mostra come l’astrattismo geometrico abbia trovato un’espressione radicale in tutte le sue varianti in Europa e negli Stati Uniti.
Ispirati dalle tecnologie avanzate e dalle teorie del loro tempo, tra cui i concetti della quarta dimensione e del continuum spazio-temporale, gli artisti ampliarono la loro comprensione dello spazio e del tempo. Con immagini di forme geometriche fluttuanti nello spazio indefinito, cercarono di rappresentare temi cosmici e livelli spirituali superiori. La figura centrale di questo movimento artistico fu Wassily Kandinsky (Vasilij Vasil’evič Kandinskij, il suo nome originale in russo), che gettò le basi con la sua opera teorica Punto e linea al piano, pubblicata per la prima volta nel 1926.
Come molti intellettuali vissuti a cavallo tra la fine dell’800, la rivoluzione russa e le due guerre mondiali (Kandinsky morì nel 1944), l’artista ebbe una vita nomade tra le capitali europee. Nato a Mosca nel 1866 in una ricca famiglia, passò la prima infanzia a Monaco, per poi trasferirsi da una zia ad Odessa, dopo il divorzio dei genitori. Dopo la laurea in Legge nella capitale russa, tornò a Monaco e lì iniziò la sua carriera artistica: il suo primo acquerello astratto è datato 1910. Al contrario di altri colleghi, il suo successo fu immediato, tanto da esporre a New York già tre anni dopo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si rifugiò a Mosca, dove rimase fino al 1921; dopo qualche mese di incarico all’Istituto per la Cultura artistica bolscevico, tornò in Germania, per insegnare alla Bauhaus. Con l’avvento del nazismo, che giudicava le opere astratte come “arte degenerata”, si trasferì in un sobborgo di Parigi, dove trascorse gli ultimi anni.

White Cross, 1922
Oil on canvas
100,5 × 110,6 cm
Peggy Guggenheim Collection, Venedig (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York)
Nel corso della sua esistenza, il pittore conobbe, influenzò e fu ispirato da decine di colleghi. La mostra, infatti, presenta 125 opere di oltre 70 artisti (più o meno noti), tra cui Josef Albers, Sonia Delaunay, Barbara Hepworth, El Lissitzky, Agnes Martin, Piet Mondrian, Bridget Riley, Frank Stella e Victor Vasarely. Gli oltre 30 prestatori internazionali includono la Courtauld Gallery di Londra, il Whitney Museum of American Art e il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la National Gallery of Art di Washington, la Fondation Beyeler vicino a Basilea, la Fondation Gandur pour l’Art di Ginevra e la Peggy Guggenheim Collection di Venezia.
La curatrice è la giovane Sterre Barentsen, dottoranda presso la Humboldt University di Berlino, dove sta lavorando a una Storia dell’arte ambientale della Repubblica Democratica Tedesca.
Quali sono i “pezzi forti” dell’esposizione?
«In mostra, ho inserito una selezione di opere di Kandinsky. Sono molto emozionata di includere capolavori provenienti da collezioni private che raramente vengono esposte al pubblico. Oltre a opere provenienti da collezioni stimate, ad esempio “Croce bianca” della Peggy Guggenheim Collection di Venezia e “Nel quadrato nero” del Guggenheim di New York, che sono tra i suoi dipinti più famosi. Entrambi esemplificano l’uso dinamico della geometria da parte di Kandinsky e mostrano una connessione visiva con i suoi contemporanei a Mosca».

Infatti sono presenti opere di molti altri artisti.
«Assolutamente. Accanto a Kandinsky, includiamo opere di pionieri dell’astrazione geometrica come Malevich e Mondrian. C’è anche una forte attenzione alle artiste donne che hanno avuto un ruolo cruciale nel plasmare questo stile, tra cui artisti noti come Barbara Hepworth, Agnes Martin, Lyubov Popova, Bridget Riley, Sonia Delaunay, Carmen Herrera e Sophie Taeuber-Arp. Inoltre, stiamo mettendo in luce artisti meno noti ma immensamente talentuosi come Marlow Moss, Mary Martin ed Edna Andrade, i cui contributi sono stati spesso trascurati».
Secondo alcuni docenti d’Arte, Kandinsky è popolare tra i più giovani e giovanissimi. È vero? E perchè, secondo lei?
«Sì, Kandinsky è molto popolare tra i bambini. Le sue opere irradiano un’energia giocosa, contrastando l’idea che l’astrazione geometrica sia “fredda” o puramente intellettuale. I suoi colori vivaci, le forme dinamiche e le composizioni stravaganti, soprattutto del suo tardo periodo parigino, sono amati dai bambini. Lo stesso Kandinsky fu ispirato dalla creatività disinibita dei bambini; nel suo libro Concerning the spiritual in art scrisse: “i bambini possiedono un potere enorme e inconscio che si esprime qui, ponendo le opere d’arte dei bambini alla pari (se non addirittura superiore!) a quelle degli adulti”».

Twelve Spaces with Planes, Angular Bands, and Laid with Circles, 1939
Oil and pencil on canvas
80.5 × 116 cm
Kunsthaus Zürich; Gift from Hans Arp, 1958
Infine, una nota sulla sede: situato nel centro storico di Potsdam, il Barberini è un museo d’arte nato per volontà di Hasso Plattner, fondatore della società di software tedesca SAP e mecenate delle arti. Dalla sua apertura, nel 2017, si è affermato come uno dei musei d’arte più popolari in Germania con mostre internazionali e una straordinaria collezione di dipinti impressionisti. Una sorta di implicito (e giusto) ringraziamento a coloro che, per primi, raccontarono l’avvento della società moderna.
In copertina – Wassily Kandinsky
Above and left, 1925
Oil on cardboard
70 × 50 cm
Private collection