TOM LAKE

La pandemia costringe tre sorelle a tornare nella casa della loro infanzia e nel frutteto di famiglia: è tempo di raccolto e, tra un albero di ciliegie e l’altro, la madre delle ragazze accompagna le sue figlie alla scoperta di se stesse 

C’è qualcosa di magico nel modo di scrivere di Ann Patchett: la sapienza con cui dipinge l’affresco di questo romanzo, Tom Lake, è tale da dare la sensazione di poter sentire l’odore pungente delle ciliegie mature sugli alberi, il loro sapore dolce sulla lingua, il caldo che imperla la pelle tra le dolci colline del Michigan nel cuore di un’estate americana, quella segnata dalla pandemia, quella che ci ha riportati tutti a casa, comprese le tre figlie di Lara Nelson. Leggere di ciò che è stato il 2020 in un romanzo è una sensazione curiosa, come consegnare alla storia mesi a cui, se guardiamo indietro, ci sorprendiamo di aver davvero assistito, di essere sopravvissuti; ma la pandemia in Tom Lake rimane ai margini: è un romanzo che esplora con la grazia e l’ironia tipici della sua autrice le sfumature dell’amore, delle scelte, dei segreti che plasmano le nostre vite.

Lara e le figlie passano l’estate a raccogliere ciliegie, correndo contro il tempo per evitare che il raccolto – principale fonte di reddito alla fattoria – vada a male. E con le dita arrossate dal succo dolce di questi piccoli frutti che ricordano la caducità della stagione estiva – ma anche della vita – Lara racconta alle ragazze un episodio del suo passato: un’estate degli anni ‘80 trascorsa a Tom Lake dove, giovane attrice in erba, intrecciò una relazione con un uomo di nome Peter Duke, destinato a diventare una stella di Hollywood.

Con la consueta maestria, Patchett alterna passato e presente, traccia un quadro ricco di dettagli in grado di catturare l’essenza di un’epoca e dà voce a emozioni che sono senza tempo; quello di Lara non è solo un racconto di famiglia: è uno specchio che riflette le insicurezze, i sogni infranti, le aspirazioni non dette non solo della madre ma soprattutto delle figlie. Ogni parola della mamma è un tassello che va a completare il puzzle della loro identità, spingendole a confrontarsi con le proprie scelte e con l’eredità di una donna, Lara appunto, che per loro è sempre stata volto dell’amore ma anche un enigma avvolto nel mistero. 

Tom Lake esplora temi universali e lo fa con una delicatezza e una poesia senza pari: mette in luce la tensione tra ciò che siamo e ciò che avremmo potuto essere, descrive il peso dei rimpianti che qualunque adulto ha imparato a riconoscere nel suo cuore, ma anche la bellezza di una vita vissuta con autenticità. Lara non ha risposte facili per le sue figlie e così Patchett non ne ha per i suoi lettori ma invita a riflettere sulla propria storia, sulle scelte che definiscono il nostro cammino e su come, nonostante tutto, sia possibile trovare la felicità nelle pieghe più inaspettate della vita quotidiana. 

Patchett è una delle penne più profonde e sofisticate della letteratura contemporanea, capace di intrecciare storie personali con riflessioni universali e Tom Lake è una lettura avvolgente che ha una profondità emotiva destinata a lasciare il segno.