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Renzi: occasione sprecata da Calenda per un terzo polo a doppia cifra, Conte rivendica la caduta del governo

Oggi i partiti italiani del centrosinistra si giocano il tutto e per tutto nel faccia a faccia per le alleanze: alle 11 si è tenuto l’incontro decisivo tra Letta e Calenda, a cui ha partecipato anche Benedetto della Vedova per Più Europa, concluso con la sigla di un accordo.

Profetica Emma Bonino che stamattina aveva dichiarato che trovare una quadra era “ancora possibile”: «Letta per più di tre anni non ci ha filato, era preso da un’attrazione totalizzante per i Cinque Stelle – dice -. Non ha mai voluto avere rapporti con noi, ci ha dato per scontati. poi giovedì scorso Franceschini ha chiamato Benedetto Della Vedova. È inaccettabile dare un voto in più alla destra putiniana, meglio fare accordi. Bisogna capire l’importanza che queste elezioni hanno per il Paese e riflettere. Farsi una bella doccia fredda. Raffreddare il cervello. Compreso il mio. Dobbiamo pensare agli elettori».

L’ACCORDO PD-AZIONE-+EUROPA

L’accordo siglato questa mattina tra Partito Democratico, Azione e + Europa prevede un patto per una scelta di campo con un metodo che sarà lo stesso usato nel Governo Draghi.

La totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Le parti si impegnano a chiedere che il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sia ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi. 

«Crediamo che il passo fatto oggi sia importante, era nostro dovere superare gli ostacoli che c’erano tra di noi ed essere in grado di trovare un’intesa che ci consentisse di proporre agli italiani insieme ad altri partner con cui faremo accordi elettorali una proposta che sia vincente e in grado di essere competitiva e alternativa a queste destre. Credo che quello di oggi sia un passo che rende le prossime elezioni competitive. Vogliamo offrire una proposta convincente e vincente. Ovviamente ci saranno i ragionamenti che faremo con altri partner delle alleanze che abbiamo deciso di mettere in campo. Quello che mi preme sottolineare è che abbiamo dimostrato tutti grande senso di responsabilità: in un momento come questo l’Italia conta molto più dei destini dei nostri singoli partiti. Ci siamo assunti una responsabilità per gli italiani. Non è pensabile che il nostro Paese dopo Draghi passi alla destra di Giorgia Meloni. Abbiamo assunto la responsabilità di non dividerci e trovare le giuste intese. È evidente che è stato più difficile per noi arrivare a trovare un’intesa tra di noi piuttosto che nel centrodestra: lì è stato facile, due parti si sono arrese all’altra, cioè Salvini e Berlusconi si sono arresi a Meloni. Nel nostro caso è stato più complicato ma lo abbiamo fatto e lo porteremo avanti con alleanze larghe. Sarà una proposta vincente e rispettosa di tutti gli alleati e tutte le esperienze; è una proposta che cerca di trovare soluzioni a problemi. Ognuno di noi ha fatto la sua parte per evitare che un particolare facesse saltare tutto. Abbiamo guardato più all’interesse generale che al particolare», ha dichiarato Enrico Letta in conferenza stampa.

«Siamo pienamente soddisfatti del testo sottoscritto – ha ribadito Calenda – siamo d’accordo sui rigassificatori, sul salario minimo; noi siamo diversi, abbiamo posizioni diverse, ma abbiamo voluto fare uno sforzo per dettagliare le posizioni comuni. Ci siamo impegnati molto affinché questo non fosse due partiti che si mettono d’accordo per le elezioni ma una cosa in cui crediamo entrambi con una leadership che nel rispetto della dimensione dei rispettivi partiti vale per Enrico Letta per Pd e il sottoscritto per Azione. Non credo per un secondo che gli italiani siano disponibili a farsi sottomettere da una proposta che li porta ai margini del sistema europeo. Parlo di dignità: la scelta è tra l’Italia che sta tra i grandi Paesi europei e l’Italia che sta tra Orban e Putin. Abbiamo scritto i principi secondo i quali noi crediamo di dover operare».

E relativamente a Renzi, Calenda ha aggiunto: «Le porte sono aperte a tutti e io ci ho pensato molto. È del tutto evidente che la rottura in questa fase paga quasi sempre dal punto di vista dei numeri, ma non si fa politica per i numeri. Non credo che nessuno abbia mai messo veti dal punto di vista coalizione». Ma Bonino rallenta: “con Italia Viva si vedrà”.

Ai microfoni del Tg3 il segretario del Partito Democratico ha spiegato che quello con Azione e Più Europa “è un patto elettorale molto importante”. Secondo Enrico Letta: «se oggi non avessimo fatto questo patto, tutti avrebbero detto ‘vabbè, è finita, la destra ha già vinto, non vogliono nemmeno essere competitivi’. E invece noi abbiamo deciso di esserci, di superare i limiti di ognuno di noi. Senso del dovere guardando all’interesse generale e non lasciare il Paese alla destra. Dobbiamo far sì che ci sia un accordo più largo possibile, perché la destra va battuta nei collegi uninominali. Con Si e Verdi sono sicuro che domani sui temi a noi più cari troveremo le intese. Sociale, ambiente, diritti. Sono i tre grandi temi sui quali dobbiamo parlare agli italiani per l’Italia di domani che deve essere molto più coesa, dove ci deve essere un’attenzione alla lotta alle disuguaglianze, alle difficoltà della parte più debole del nostro Paese».

Enrico Letta e Luigi Di Maio si dovrebbero incontrare domani, nel pomeriggio il segretario Dem sarà invece impegnato in un incontro con i leader di Verdi e Sinistra Italiana Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, “faremo altri passi in avanti” assicura Letta. La neounione rischia già di vacillare proprio a causa di Di Maio, Calenda infatti ha avvisato: «Di Maio è tutto quello che abbiamo combattuto in questa legislatura, che non è solo l’incompetenza. Se Letta ha una passione per Di Maio non ho problemi ma non mi può chiedere di usare i miei voti per eleggerlo».

REAZIONI POLITICHE

Relativamente alla nuova alleanza tra Pd, Azione e Europa+, Tajani commenta: «Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più».

E Meloni rimarca: «Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo. L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda».

A fare da contraltare alla leader di Fratelli d’Italia e il ministro della Cultura Franceschini, che dichiara: «Vedo che Giorgia Meloni si è molto innervosita per questo accordo e ha molte ragioni per innervosirsi perchè ora la partita è aperta e ce la giocheremo fino in fondo. Il lavoro che sta facendo Enrico Letta con grande pazienza e grande intelligenza è quello di allargare la coalizione intorno al Pd, abbiamo fatto passi avanti».

Critiche dal Movimento 5 Stelle, il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia scrive sui social: «tutti insieme, Gelmini-Calenda-Letta-Di Maio-Carfagna-Tabacci. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata basata sui seggi e non sui programmi, seguendo un’agenda Draghi senza Draghi. Salari? Reddito di cittadinanza? Nucleare? Rinnovabili? Cuneo fiscale? Non si sa. Il nulla ma con dentro tutti».

Matteo Renzi a Radio Leopolda parla di “un’occasione straordinaria per fare un terzo polo a doppia cifra che avrebbe penalizzato la destra ma gli amici di Azione hanno deciso altrimenti. Noi siamo signori, non facciamo polemica. Tuttavia non possiamo stare nella stessa coalizione con chi per 55 volte ha votato contro Draghi. Fratoianni è un signore che fa politica ed ha idee che non condivido. Oggi Pd e Azione lo imbarcano, noi non siamo così“. A proposito di una possibile alleanza anche con Di Maio il leader di Italia Viva spiega che se il ministro “che parlava del ‘partito di Bibbiano’, finisce col candidarsi sotto il simbolo del Pd è un problema del Pd, dei volontari delle feste dell’Unità. Se volevamo battere la Meloni avremmo dovuto fare cose diverse, dire noi che abbassiamo le tasse“.

NODO ALLEANZE

Continuano gli scontri tra Di Maio e Conte: il primo accusa l’ex premier di aver “smantellato” il Movimento. Dal suo canto, Conte guarda con rammarico anche al Pd: «il campo largo è diventato un campo di battaglia, mi viene da dire che chi di arroganza ferisce, penso al Pd, di arroganza perisce, mi riferisco a Calenda».

Dall’altro lato della barricata, intanto, il centrodestra è al lavoro sul suo programma: Meloni sta dettando l’agenda delle riforme mentre le priorità di Salvini sono tasse e sicurezza. Dal suo canto Berlusconi dichiara di avere “una fondata speranza” che Forza Italia possa “superare il 20%”. «Non sono riuscito a venire perché ho registrato 20 messaggi televisivi da mandare in tutto il mese di agosto, i messaggi sono così: una pillola al giorno leva il medico di torno, una pillola al giorno del nostro programma dovrebbe levare di torno i signori della sinistra. I sondaggi ci danno 10 punti di vantaggio, ma, per quello che è accaduto tanti anni fa quando sono sceso in campo e Forza Italia era al 10 e abbiamo chiuso al 21, ho la fondata speranza di aumentare i voti di Fi magari vicino al 20 o anche oltre».

Salvini inoltre dichiara che è giusto dare i nomi dei ministeri più importanti: «È giusto presentarsi agli italiani con almeno una parte della squadra che governerà questo Paese se gli italiani sceglieranno la Lega e il centrodestra. Non do niente per vinto. Noi possiamo proporre idee, abbiamo tanti sindaci al lavoro e presidenti di Regioni più amati di Italia. Chiederò a Meloni e Berlusconi i nomi e i cognomi dei ministri più importanti, penso all’Economia o Esteri. Io faccio quello che gli italiani mi chiederanno di fare».

C’è anche il “terzo polo” di Renzi: «un’area di centro, un Terzo Polo forte, sarebbe decisivo per attutire l’impatto del Governo di Destra», ha sottolineato il leader di Italia Viva che esclude qualunque alleanza con chi votò contro Draghi.

CONTE: RIVENDICO CADUTA DEL GOVERNO

Giuseppe Conte, ai microfoni di La7, rivendicato “il fatto di aver presentato un documento politico serio al presidente Draghi e aver detto non possiamo andare al buio negli otto mesi che mancano. Avevamo bisogno di capire cosa voleva fare il premier, chiedevamo un confronto. Lui è venuto al Senato e platealmente ha detto di non volersi confrontare“. In merito alla possibilità di tornare al governo con la Lega Conte ha risposto di non vedere ” prospettive, abbiamo già dato”. Sulla possibilità di un governo con il Partito Democratico, invece il leader 5Stelle ha spiegato che “per quanto ci riguarda, la prospettiva concreta è cosa fare: se riusciamo a realizzare gli obiettivi politici. Ma mi sembra prematuro, non mi sembra ci siano le prospettive“.

A proposito di Luigi Di Maio e il suo avvicinamento al PD, Conte dichiara: «candidano Di Maio per restituire un favore? Se dopo la scissione di Renzi dal Pd noi avessimo offerto un seggio sicuro a Renzi, come ci sarebbero rimasti? Io sono sorpreso, facciano quello che vogliono, direi che lo spettacolo non è di quelli esaltanti».

L’AGENDA DELLA GIORNATA

Alle 15 partirà la prima riunione del tavolo sulle candidature del Centrodestra. Si dovrebbe cominciare con l’esame delle unitarie nelle circoscrizioni estere e dovrebbero essere presenti Antonio Tajani e il governatore della Calabria Roberto Occhiuto, per Fi, Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli per Fdi, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti per la Lega, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli per l’Udc. Atteso a Roma anche Saverio Romano per Noi con l’Italia.

di: Micaela FERRARO

aggiornamento: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: ANSA/CLAUDIO PERI