I giudici costituzionali danno tempo al Parlamento di intervenire sulla norma che vieta benefici ai detenuti a vita non collaboratori di giustizia
È rinviata al prossimo 8 novembre l’udienza della Corte Costituzionale chiamata a decidere sulla legittimità dell’ergastolo ostativo.
La commissione Giustizia del Senato e l’Avvocatura dello Stato, infatti, avevano chiesto ai giudici costituzionali di rinviare la pronuncia sulla norma, concedendo di fatto altro tempo al Parlamento. Una richiesta che la Consulta ha accolto considerando che la Camera ha approvato una proposta di legge ora all’esame del Senato. «Permangono inalterate le ragioni che hanno indotto questa Corte a sollecitare l’intervento del legislatore» – sottolinea tuttavia il presidente della Consulta, Giuliano Amato.
L’ergastolo ostativo, ricordiamo, così come ritenuto incostituzionale, non permette che il detenuto benefici di determinati permessi, come quelli premio o la semilibertà, a meno che non collabori con la giustizia. In particolare la norma si rivolge ai condannati con la massima pena per delitti di mafia e terrorismo, eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza, reati di pedopornografia, prostituzione minorile, tratta di persone, riduzione o mantenimento in schiavitù, violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona a scopo di estorsione
La norma, tuttavia, sarebbe secondo la Consulta “incompatibile” con i principi di uguaglianza e di funzione rieducativa della pena, dettati dagli articoli 3 e 27 della Costituzione, e con il divieto di pene degradanti sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani.
di: Alessia MALCAUS
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