piantagioni di caffè

Secondo le stime di Christian Aid in 70 anni il 54,4% delle coltivazioni di caffè nel mondo andranno perse a causa dei cambiamenti climatici

Ieri 22 maggio si è celebrata la Giornata mondiale della biodiversità. Un appuntamento che ci ricorda l’urgenza dell’azione umana a tutela del nostro pianete e della sua varietà animale e vegetale. Fra le centinaia di specie a rischio ce n’è anche una particolarmente cara alle nostre abitudini vegetali: si tratta delle piantagioni di caffè.

Secondo un rapporto dell’ente di beneficenza Christian Aid, entro il 2100 le coltivazioni di caffè in tutto il mondo saranno dimezzate. Causa di questa perdita è il cambiamento climatico, con le temperature sempre più alte e le condizioni meteo sempre più imprevedibili che metteranno seriamente a rischio queste coltivazioni.

La stima è che il 54,4% delle piantagioni di caffè verranno meno e si basa sullo scenario “più moderato” che prevede l’aumento di “solo” 1,5/2 gradi rispetto ai livelli preindustriali.

L’impatto di questo disastro ambientale avrebbe ripercussioni non secondarie anche da un punto di vista economico e sociale, specialmente in quei Paesi africani in cui l’export del caffè costituisce uno dei pilastri di sostentamento della popolazione. Lo denuncia anche Yitna Tekaligne, country manager di Christian Aid in Etiopia, secondo cui “la nostra industria del caffè è l’export più importante” del Paese e “genera un’occupazione significativa“.

La crisi climatica va così a colpire proprio le comunità agricole, le stesse che “hanno un ruolo fondamentale nell’affrontare la crisi climatica e hanno le competenze per affrontarla“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: PIXABAY