Secondo Warren Buffet, “l’oro non genera interessi, ma non ti può nemmeno mandare in bancarotta”. Ma come e quando investire nel prezioso metallo?

«Il mattino ha l’oro in bocca», quante volte è stato ripetuto, rovinando un tranquillo poltrire…  Però, è (anche) un saggio consiglio, perché questo metallo ha sempre rappresentato un bene rifugio, soprattutto in momenti di incertezza economica, come la recente pandemia. Ma, dalle armature in oro ai Rolex degli yuppies, oggi, chi desidera investire in oro ha diverse alternative, ciascuna con specifiche caratteristiche in termini di rendimento, rischio e liquidità.

Acquistare oro fisico, cioè lingotti e monete, è particolarmente apprezzato da chi vuole detenere l’oro nel lungo periodo, e garantisce una copertura contro l’inflazione e la svalutazione monetaria. Tuttavia, questo tipo di investimento presenta alcuni limiti, come la necessità di un deposito sicuro, per il rischio di furto. Quindi, conservare ed assicurare oro fisico, rendono questa soluzione adatta solo a chi ha un orizzonte a lungo termine e ampia disponibilità per il pagamento di assicurazioni e cassette di sicurezza.  

Anche l’investimento in gioielli necessita di alcune considerazioni: il loro valore non dipende solo dal metallo prezioso contenuto, ma anche dalla manifattura e dal marchio, che potrebbero anche aumentarne la valutazione. «Non c’è solo l’oro, ci sono anche i diamanti», dice Zio Paperone, ma si tratta comunque di un investimento per persone competenti e “attrezzate”: insomma, non tutti abbiamo il leggendario “deposito” a Paperopoli.

Ed ecco gli Exchange-Traded Funds (ETF), che replicano l’andamento dell’oro e sono negoziabili in borsa; garantiscono maggiore liquidità rispetto al metallo e non implicano costi di stoccaggio. Sono da tenere in considerazione anche i fondi comuni d’investimento specializzati in oro: possono essere gestiti attivamente e includere azioni di società minerarie e derivati finanziari. Possono generare rendimenti superiori, secondo gli esperti, ma hanno costi di gestione elevati e necessitano di alte competenze. 

Se, invece, c’è una vocazione in stile Klondike, perché non investire in aziende che operano nell’estrazione e nella lavorazione dell’oro? È un’opzione più dinamica, ma il valore delle azioni dipende anche dai costi di produzione, dalle riserve minerarie, dalla gestione operativa e dalle normative ambientali, oltre che dal prezzo della materia prima. D’altro canto, le società minerarie possono distribuire dividendi, offrendo un potenziale flusso di reddito che l’oro fisico non garantisce. Infine, c’è l’opportunità di strumenti derivati, come futures e opzioni sull’oro, che consentono di speculare sulle variazioni del prezzo del metallo senza doverlo acquistare direttamente, ma sono adatti solo a investitori con una solida conoscenza dei mercati. E, anche se «non è sempre oro quel che luccica», il metallo giallo continua a essere un elemento chiave nei portafogli di molti investitori, soprattutto nei momenti di maggiore instabilità geopolitica. Ma, come sempre, prima di investire, è opportuno affidarsi ad esperti del settore.