Cosa sono e perché hanno cambiato il mondo valutario globale
Per spiegare che cosa sono le criptovalute si può partire dal nome: “valute”, cioè monete, “cripto” quindi criptate. Si tratta di valute digitali criptate dietro un codice che sono state progettate per archiviare, inviare e ricevere soldi senza dover usufruire dei servizi di intermediari come banche o società di carte di credito. Possono essere usate per la compravendita di beni e servizi e si generano sfruttando la potenza di calcolo dei computer. Il codice che le compone è noto solo al sistema all’interno del quale si realizzano, la Blockchain.
Funziona così: le persone che detengono criptovalute se le scambiano tramite una rete open source (cioè libera da vincoli di copyright e restrizioni) definita peer to peer, ovvero “tra pari”. In questo tipo di modello ciascun “nodo” della rete comunica direttamente con gli altri, senza la necessità che un server faccia da mediatore. I nodi sono segnati da un database che contiene tutte le transazioni avvenute su quella specifica rete e può essere consultato da chiunque.
La capostipite di tutte le criptovalute è Bitcoin, nata nel 2008 dal genio di un personaggio misterioso, la cui identità non è stata ancora rivelata e che si fa chiamare Satoshi Nakamoto. Il motivo del mistero dietro la sua persona potrebbe essere legato al fatto che i grandi personaggi hanno sempre un influsso notevole su un mercato volatile come quello delle cripto: per esempio un tweet di Elon Musk è in grado di sconvolgere completamente l’andamento delle valute digitali a livello globale.
Il dominio bitcoin.org è stato registrato nell’agosto 2008. Nel novembre dello stesso anno, Satoshi ha pubblicato il famoso Bitcoin Whitepaper, vale a dire un documento di 9 pagine che gettava le basi per la criptovaluta. Le prime monete virtuali vere e proprie sono state emesse nel gennaio 2009. Incorporato nel primo blocco di Bitcoin c’era il messaggio: “Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”, che significa “il cancelliere sull’orlo del secondo salvataggio delle banche”. Una citazione che deriva dal titolo di un articolo del New York Times datato 3 gennaio 2009 in cui si parlava del salvataggio delle banche voluto dal Governo britannico. Sono previsti un numero massimo di 21 milioni di Bitcoin e ogni quattro anni la quantità di monete generata viene dimezzata, sulla base di una regola deflazionistica.
Lo scambio di Bitcoin è del tutto legale: esiste un sistema di crittografia a chiave pubblica che impedisce agli utenti di spendere le stesse monete più volte. I conti sono resi pubblici e le transazioni vengono registrate sulla Blockchain. Questo strumento sostituisce attivamente i mediatori analogici come banche e carte di credito, che si occupano di verificare che la persona che spende soldi abbia effettivamente liquidità necessaria per poterselo permettere. Nel caso del Bitcoin, una volta che la criptomoneta viene inviata viene anche aggiunta pubblicamente all’account del destinatario ed è tutto registrato, compresi data e ora. Perciò se un truffatore cerca di spendere due volte la propria valuta digitale emerge immediatamente in modo automatico, grazie ad algoritmi che rendono la verifica anche superveloce.
La rivoluzione è tutta qui: le criptovalute possono passare comodamente da una persona all’altra senza bisogno di alcuna terza parte, il che rende le transazioni più veloci ed economiche. Non esiste altro che si possa fare senza intermediari. Un esempio che esula dalle banche è quello dello scambio di file: se si desidera inviare qualcosa bisogna sfruttare un intermediario come Gmail o Dropbox. Per ascoltare la musica bisogna scegliere un servizio come Spotify o Apple. E via discorrendo.
Oltre a Bitcoin esistono altre criptovalute: per esempio Ethereum, che si occupa della rimozione di intermediari dalle applicazioni digitali, e Binance Coin, valuta creata dalla piattaforma Binance come mezzo per pagare le commissioni sulle transazioni dell’exchange. Ha fatto molto chiacchierare anche Dogecoin, creata nel 2013 ad immagine e somiglianza di Doge, il cane di razza Shiba divenuto simbolo di internet per via dei meme, spinta in avanti dal re dei mercati valutari, Elon Musk, fondatore di Tesla e Space X.
Altri esempi sono: Ripple, che lavora per rimuovere gli intermediari dai trasferimenti di denaro da società a società e potrebbe essere definito il traduttore universale del mercato valutario; IOTA, nataper gestire la comunicazione tra macchina e macchina nell’ambito dell’Internet of Things; e Litecoin, un progetto Open Source con un contrappeso molto forte sulla crittografia di sicurezza, cosa che rende il processo di estrazione più complesso.
Per acquistare criptovalute bisogna registrarsi a un exchange, come Binance, che è il più rinomato: da solo genera un volume di scambi giornaliero superiore alla somma di quello dei suoi diretti concorrenti. La procedura richiede l’inserimento delle proprie generalità e di un documento d’identità, per esempio passaporto o patente e si può svolgere sia da pc sia da smartphone tramite l’apposita app. La registrazione comporta l’apertura di un portafoglio elettronico, un wallet, all’interno del quale si possono caricare soldi con cui poi acquistare criptovalute.
Alternativesono: Kucoin, exchange con sede a Hong Kong, che opera prevalentemente sul mercato asiatico e ha un’interfaccia molto simile a quella di Binance; Crypto.com e Coinbase, uno dei pochi con piena libertà d’azione negli Stati Uniti.
Qualche curiosità sulle criptovalute: nel 2009, quando ancora le valute digitali sembravano utopia e facevano storcere il naso ai meno illuminati, lo sviluppatore Laszlo Hanyecz decise di dimostrare al mondo che si poteva utilizzare Bitcoin nella vita reale ordinando da una pizzeria due pizze del valore di 15 dollari ciascuna, pagandole però in Bitcoin. Per quelle due pizze Laszlo spese la bellezza di 10.000 Bitcoin, una cifra che se rapportata al cambio attuale equivarrebbe a centinaia di milioni di Euro.
Il 24 novembre 2017 è uscito il primo disco acquistabile in Bitcoin, firmato da Bjork: un’operazione nata dalla collaborazione tra la startup londinese Blockpool e lo staff della cantautrice islandese.
Infine, nel 2016 Sony ha prodotto la serie tv Startup, che racconta proprio il fenomeno delle criptovalute e che è stata distribuita in Italia da Amazon Video. Con un cast stellare che conta nomi come Martin Freeman e Adam Brody, la serie racconta in maniera romanzata la nascita delle monete digitali, il loro sviluppo e ciò che ha contribuito a renderle una delle realtà trainanti del settore finanziario globale.