Oltre cento persone scappate da Myanmar sono state trovate sulle coste dell’Indonesia, almeno 18 bambini
Non c’è pace per i Rohingya, la minoranza birmana di fede musulmana perseguitata tanto dal governo democratico di Aung San Su Kyi che dal regime militare dei colonnelli che, nel febbraio 2021, ha preso il controllo del paese nonostante imponenti manifestazioni di piazza (stroncate nel sangue). Oltre cento Rohingya che si trovavano a bordo di una barca da più di un mese sono stati trovati lungo la costa della provincia indonesiana di Aceh. Sono stati avvistati dai pescatori locali che hanno visto i 110 persone la mattina presto su una spiaggia davanti al villaggio di Meunasah Baro.
Il gruppo di rifugiati, secondo il capo della polizia, comprendeva 65 uomini, 27 donne e 18 bambini. Erano allo stremo, deboli e affamati, e sono stati trasferiti in un edificio comunitario del villaggio per controlli sanitari in attesa che le autorità decidano dove ospitarli. Il dramma di questa minoranza è iniziato nel 2017, quando la Premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai ha chiesto pubblicamente ad Aung San Su Kyi, insignita dello stesso premio, di fare qualcosa contro le violenze perpetrate dall’esercito contro i Rohingya. Non solo Aung San Su Kyi non è intervenuta, ma è stata anche accusata di connivenza per aver tentato di difendere l’esercito birmano, non riconoscendo nemmeno l’esistenza di un tentato genocidio. Dopo la sua destituzione sono stati i militari della nuova giunta la potere a perpetuare i progetti di annientamento nei confronti della minoranza musulmana. Molti Rohingya, così come molti birmani in fuga dalla dittatura militare, sono riparati in Indonesia (che però ha annunciato misure di contenimento del flusso migratorio) e in Bangladesh. La pressione migratoria sul secondo paese, già in crisi e flagellato da povertà e fame, sta mettendo ancora più a dura prova l’equilibrio dell’area.
di: Caterina MAGGI
FOTO: EPA/MONIRUL ALAM