Mattarella ha “preso atto” delle dimissioni del premier. Comincia l’esodo dai partiti: Brunetta segue Gelmini e lascia Forza Italia; deputata Alemanno dice addio a 5S
Oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni alla Camera dei deputati per poi salire al Colle e rimettere l’incarico nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Questa mattina il premier ha raggiunto Palazzo Chigi insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, e alle 9 ha si è recato a Montecitorio. Accolto da un lungo applauso dei deputati, Draghi ha ringraziato per “il lavoro svolto insieme” prima di annunciare che “alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato della Repubblica” avrebbe chiesto di sospendere la seduta per andare al Quirinale da Mattarella. «Anche i banchieri usano il loro cuore» – ha detto. Il presidente Fico ha accolto la richiesta, rinviando la seduta alle 12.
Da lì Draghi si è poi recato al Colle dove ha avuto un colloquio con Mattarella durato circa mezz’ora. Il capo di Stato ha preso atto della decisione del premier. Il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, ha dichiarato in un video: «il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei ministri professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto, il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti».
Tra i lavori che l’Esecutivo dovrà ancora attenzione c’è il dl Concorrenza che ha causato lo sciopero dei tassisti, si valuta l’ipotesi dello stralcio. Nel pomeriggio potrebbe tenersi un Cdm per delineare un perimetro degli “affari correnti”.
Poi Draghi si è spostato verso Palazzo Giustiniani per incontrare la presidente del Senato Casellati. Al termine, poi, ha raggiunto Fico a Montecitorio. Secondo fonti informate, alla ripresa dei lavori a Montecitorio il premier dimissionario non rientrerà.
Nel pomeriggio il presidente Mattarella riceverà, rispettivamente alle 16.30 e alle 17, i presidenti delle Camere Casellati e Fico come da prassi ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione sullo scioglimento. Lo rende noto una comunicazione diffusa dal Quirinale.
La notizia di un Cdm concernente le dimissioni diffusa in un primo momento è stata smentita. Come precisa il ministero dei Rapporti con il Parlamento, infatti, il premier ha già presentato le dimissioni in Consiglio dei ministri la scorsa settimana adempiendo a un passaggio formale che non ha bisogno di essere ripetuto.
I partiti
È arrivata notizia di una riunione dei gruppi parlamentari del Pd e della segreteria di Partito indetta da Enrico Letta. La riunione dei parlamentari è già iniziata nella Sala del Mappamondo di Montecitorio dopo le brevi dichiarazioni di Draghi, mentre la segreteria si riunirà nella Sala David Sassoli de Nazareno. Durante il meeting il segretario ha affermato: «le responsabilità dei partiti che non hanno votato la fiducia ieri sono di tutti, non mi si venga a fare classifiche di responsabilità, gli italiani non lo capirebbero. Dobbiamo concentrarci su noi stessi, senza perdere di vista lo scenario collettivo. Non dobbiamo fermarci a pensare a quello che faranno gli altri, perché quello che sanno fare gli altri, lo hanno fatto ieri. Aggiustare quello che hanno fatto ieri, per gli altri, sarà molto difficile. Quindi dobbiamo partire da noi, rovesciare il tavolo, dicendo agli italiani quello che vogliamo fare noi. La nostra capacità di sfondamento elettorale, da ieri, è completamente cambiata – ha aggiunto prima di conclude. – Noi dobbiamo sapere se vinceremo se faremo bene noi, non fermiamoci a pensare cosa faranno gli altri. Ieri c’è stato un cambio totale di paradigma, il quadro e lo scenario è totalmente modificato, aggiustare cosa è stato rotto ieri sarà difficile».
Riferendosi all’applauso riservato dai deputati a Draghi aggiunge: «alcuni tentano goffamente di togliere le impronte digitali alle armi che hanno posto. La cosa peggiore di oggi sono stati gli applausi da coccodrillo in aula da coloro che sono stati protagonisti di questa crisi di Governo».
La deputata dem Laura Boldrini ha dichiarato: «aver fatto saltare questo Governo è veramente da irresponsabili. Abbiamo visto un M5S che ha sbagliato completamente il metodo per sollevare questioni anche giuste, e poi la Lega che ci è saltata sopra subito portandosi dietro Forza Italia».
A Montecitorio si riuniscono anche i contiani rimasti fedeli al presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. In sede di riunione l’ex premier ha dichiarato: «ci aspettavamo che in Consiglio dei ministri non arrivassero cose scritte altrove. Chiedevamo un confronto reale, vero, leale. Ieri eravamo orientati a dare almeno un appoggio esterno e ci aspettavamo di ricevere considerazione, dialettica politica e rispetto per il Parlamento. Come Movimento abbiamo condiviso una linea. Ci siamo affidati al nostro documento politico. Abbiamo sostenuto il governo con responsabilità nell’emergenza ma ci aspettavamo un’agenda di governo, almeno a grandi linee».
Inizia l’esodo dei pentastellati. La prima ad annunciare l’addio al Movimento è la deputata pugliese Soave Alemanno che scrive su Facebook definendo “amareggiata”: «quella scritta nell’ultimo periodo è una brutta pagina che non avrei voluto leggere».
Parla al Corriere della Sera la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini che ieri sera ha lasciato Forza Italia: «quello che è successo ieri è gravissimo. La crisi si era aperta a causa delle convulsioni del M5S: non era facile riuscire a prendersi la responsabilità di portare il Paese al voto in mezzo a una crisi senza precedenti, con l’inflazione ai massimi da 40 anni, e una guerra. La Fi che ho conosciuto in questi 25 anni di militanza e di impegno politico, sarebbe stata dalla parte di Mario Draghi, che ha fatto un ottimo lavoro, è un convinto europeista, e che certo non è di sinistra». Anche il ministro della PA, Renato Brunetta, lascia il Partito: in una nota scrive che “non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa“.
Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea dei parlamentari della Lega, avrebbe detto che da adesso “inizia la campagna elettorale”. «Draghi e l’Italia sono state vittime, da giorni, della follia dei 5 Stelle e dei giochini di potere del Pd. L’intero centrodestra era disponibile a proseguire senza i grillini, con Draghi a Palazzo Chigi e con un governo nuovo e più forte. Il Pd ha fatto saltare tutto» – ha aggiunto. Guarda alle elezioni anche il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani. «Non c’è nessun volto del centrodestra, si vedrà quando si andrà a votare – dice a Non stop news di RTL 102.5. – Il centrodestra avrà un programma politico ed economico, fondamentale la scelta Europeista e Atlantista, il nostro principale interlocutore sono gli Stati Uniti. Berlusconi è sempre stato sempre molto preciso su questo, FI è un partito liberale».
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, interviene a RTL 102.5: «io avrei preferito essere guidato da un presidente del Consiglio autorevole e credibile in Europa che invece è stato messo alla porta dai populisti. I populisti fanno la ola e l’Italia paga il conto. Una giornata surreale. Ieri a Mosca hanno fatto la ola. È evidente che la scelta del M5S, e il colpevole è Giuseppe Conte, di aprire questa crisi ha trovato ieri un insperato alleato in Matteo Salvini che ha colto la palla al balzo per portare il Paese a votare. Forza Italia ha scelto di stare con Salvini, si è in qualche modo consegnata a Salvini. La serietà che Mario Draghi rappresentava è stata messa in crisi dall’incompetenza e dal populismo del duo Conte-Salvini. Anche Berlusconi si è prestato. Dispiace, perché tanta gente che ha sempre votato Forza Italia oggi è sbigottita».
Le reazioni
Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, commenta la giornata di ieri ai microfoni di Radio Anch’io su RaiRadio1: «una crisi di governo poco comprensibile, assurda, destabilizzante nel pieno della tempesta sociale. La giornata di ieri è stata vissuta con un sentimento di preoccupazione, di allarme sociale per una fase tra le peggiori della storia della Repubblica. Un’emergenza con un’inflazione che schiaccia redditi e risparmi delle fasce deboli, bisogna rilanciare i salari e le pensioni e tagliare le tasse».
La giornata di ieri al Senato
Ieri la giornata a Palazzo Madama si è conclusa con una sconfitta per il premier che ha fatto un appello ai senatori, chiedendo un nuovo patto di maggioranza, ma, al momento del voto sulla fiducia, ha ottenuto “solo” 95 sì, perdendo numericamente la maggioranza.
Ora si guarda alle elezioni anticipate: la data prescelta potrebbe essere il 2 ottobre.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/FABIO FRUSTACI