Il leader del Carroccio vuole proporre gli eventuali ministri del centrodestra prima del voto
«Quest’estate vacanza poca, per gli italiani c’è la crisi, per noi c’è la campagna elettorale, si va l’anno prossimo in vacanza in mare o in montagna». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, liquida i giornalisti che gli chiedono come mai non sia al Papeete.
Durante un punto stampa a Milano prosegue: «sicuramente proporrò al centrodestra che prima del voto i nomi di alcuni ministri vengano messi sul tavolo. Per me gli italiani dovranno votare sapendo se vince la Lega con il centrodestra chi fa il ministro dell’Economia, chi fa il ministro degli Esteri, delle Infrastrutture, quindi alcuni ministeri importanti dovranno essere messi sul tavolo degli italiani prima del voto. Però non fatemi coinvolgere Letizia Moratti perché non vorrei che qualcuno dicesse che offro una roba in cambio dell’altra. Non lancio ministri a caso. Per quello che mi riguarda, ma anche stando alle dichiarazioni di Berlusconi e Meloni, Attilio Fontana ha lavorato bene e può continuare a lavorare bene». E ancora, ha dichiarato: io lavoro per unire, di là nel centrosinistra vedo che ci sono diverse frange divise. E se devo fare una scommessa, posso ipotizzare che dopo tutte le chiacchiere e gli insulti, Calenda si acquatterà con il Pd.
In merito ai presunti contatti tra un suo responsabile e un funzionario dell’ambasciata russa ha detto: «più che le smentite della massima autorità dei servizi segreti che deve dire che sono tutte balle, non ho altro da aggiungere. Dietro la caduta del governo c’è la manina di Conte. Non vado a Mosca da non so quanti anni e non so da quanti mesi non vado all’ambasciata. Continuo a lavorare con tutti, a partire dagli americani, per la pace. La guerra prima finisce meglio è».
In un’intervista a La Nazione, poi, ha affermato: «non ci sono più collegi inespugnabili e infatti il Pd sta cercando disperatamente alleati» – riferendosi ai collegi di Firenze e Prato.
L’addio dei pentastellati
Non solo Forza Italia ma anche i pentastellati cominciano a perdere pezzi. Lasciano l’ex capogruppo alla Camera, Davide Crippa, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico d’Incà.
«Dopo ormai 14 anni di attivismo politico mi vedo costretto a lasciare il Movimento 5 Stelle. Si tratta per me di un gesto molto sofferto e meditato a lungo. Non ho mai nascosto la mia divergenza di opinione con i vertici del movimento sulla gestione del mancato voto di fiducia al Governo, che di fatto ha aperto una crisi poi cavalcata dal centrodestra per scopi elettorali. Non comprendo più il progetto politico, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l’orizzonte comune che aveva unito il Movimento» – scrive su Facebook Crippa.
Gli fa eco D’Incà: «ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio. Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo».
Doppio mandato blindato
Dopo la chiusura del dibattito sulla regola del doppio mandato, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte chiarisce: «Beppe Grillo ha sempre espresso la sua opinione, consapevole che la decisione sulla votazione o meno degli iscritti spettava a me».
«Abbiamo sempre ragionato assieme anche su eventuali deroghe alla regola per salvaguardare l’esperienza di alcuni portavoce» – ha aggiunto, affermando che Grillo non si è imposto.
Grillo: “combattiamo contro zombie”
Il patron dei pentastellati pubblica sul suo blog un post dal titolo “L’Italia si desti” e scrive: «non esiste un vento favorevole per chi non sa dove andare, ma è certo che per chi va controcorrente il vento è sempre sfavorevole. Sapevamo fin dall’inizio di dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. E così è stato: alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati. Ma siamo ancora qui, e alla fine vinceremo, perché abbiamo la forza della nostra precarietà: siamo qui per combattere, non per restare, e questa nostra diversità è spiazzante per gli zombie».
E ancora: «compiangiamo chi di noi è caduto e non ha resistito al contagio. Ma soprattutto ringraziamo chi di noi ha combattuto e combatte ancora. Per alcuni è il tempo di farlo con la forza della precarietà, perché solo così potremo vincere contro gli zombie, di cui Roma è schiava. Onore a chi ha servito con coraggio e altruismo, auguri a chi prosegue il suo cammino! Stringiamoci a coorte! L’Italia ci sta chiamando».
Scacchiere delle alleanza
Proseguono le alleanze in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. Tra i più c’è sicuramente il partito di Carlo Calenda, Azione, che non ha ancora deciso con chi coalizzarsi. «Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il Pd. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molte e complesse – scrive il segretario su Twitter. – La cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perché la decisione del Pd di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla. Però la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo».
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA