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L’ex leader pentastellato invoca uno “sforzo di democrazia interna”. Calenda: “non mi fido di lui”

Il Movimento 5 Stellenon è mai andato così male alle amministrative” come nelle ultime elezioni comunali: a dirlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ora “serve uno sforzo di democrazia interna” per promuovere “maggiore inclusività“, anche se “è normale che l’elettorato sia disorientato“.

Rispondendo ai cronisti, Di Maio precisa anche che “non si può risolvere l’analisi del voto facendo risalire i problemi all’elezione del presidente della Repubblica“. Ha poi aggiunto: «non credo che possiamo stare nel Governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, si va ad attaccare il Governo».

Sul ruolo svolto dal ministero, poi, specifica: «la diplomazia lavora 7 giorni su 7 dal primo giorno di questa guerra, anche da prima che scoppiasse, non lavora solo la domenica».

Intanto il leader di Azione, Carlo Calenda, riserva al titolare della Farnesina parole dure: «quello che conta è quello che fai, non quello che dici. Per me Di Maio non è un interlocutore, perché ha fatto disastri e ha preso in giro gli italiani – dice a L’Aria che tira su La 7. – Anche nella veste di ministro degli Esteri, l’unica volta che ha parlato senza fogli in mano gli è scappato: “Putin è peggio di un animale”. Parole che un ministro degli esteri non può dire».

«Sono degli opportunisti – continua, spietato, – che vogliono stare in quel posto e che oggi devono essere draghiani, ieri erano salviniani e domani potrebbero essere meloniani, tutto quello che serve per non andare a lavorare veramente. Di Maio può esser quello che gli pare, ma io di lui non mi fido, la gente si valuta da come fa le cose e da come mantiene la parola».

di: Marianna MANCINI

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